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Storia di Treviso

Ultimo Aggiornamento: 22/03/2009 02:42
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17/03/2006 11:38
 
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Si suppone che la parola Treviso derivi da due ipotesi:

1. dal celtico Tarvos, che significa toro, più la desinenza latina "ISIUM";
2. dal nome della tribù di origine illirica.

Circa 35.000 anni fa, i ghiacciai si estendevano fino alla pianura e gli uomini sopravvivevano cacciando animali di grandi dimensioni. La comparsa più antica dell'uomo moderno trevigiano fu tra gli 8.000 e i 6.500 anni fa.
Il primo insediamento da cui ebbe origine Treviso, era situato in un'area sulla riva nord del Sile, elevata su tre alture e circondata da corsi d'acqua.

Dal X secolo a.C., l'età del Ferro, vi fu una sostituzione della popolazione locale con i Veneti da cui si sviluppò la civiltà Paleoveneta.

Dal II secolo a.C. comincia la costruzione delle vie di collegamento. Nel 49 a.C., ai Veneti viene data la cittadinanza romana.Nel trevigiano le documentazioni che riguardano il Neolitico, periodo che va dal 4500 al 3000 a.c., ed l'Eneolitico dal 3000 al 1800 a.C. sono molto limitate.

Nel terzo millennio, in Italia, si diffuse la lavorazione del rame e nel 2000 quella del bronzo, mentre a Treviso l'età del bronzo appare dal 1800 al 1000 a.C.
Con la caduta dell'impero romano d'occidente, Treviso si stabilisce nelle terre degli Ostrogoti guidati da Teodorico.
Nel 774 nasce una nuova struttura amministrativa: il Feudalesimo. Nasce perché il re dei franchi pone fine al dominio Longobardo.
Con la caduta dell'imperatore nasce il Comune e nel maggio del 1164 l'imperatore Federico Barbarossa riconosce l'autonomia della città di Treviso: nasce il Comune.

Nel 1237/1260 il potere è in mano a Ezzelino e Alberico da Romano a cui fanno seguito le lotte tra Guelfi e Ghibellini.
Nel 1283/1312 ci fu la vittoria dei Guelfi.
Nel 1329/1388 la Marca Trevigiana attraversa un periodo di crisi perché viene sottoposta a saccheggi e rapine.
Nel 1329/1339 gli Scaligeri hanno il controllo del territorio. Nel 1339/1381 ci fu il I dominio veneziano.
Nel 1381/1384 il Duca d'Austria detiene il potere. Nel 1384/1388 i Carraresi sono al comando della Provincia.

Nel 1453 cade l'impero Bizantino, lasciando ai veneziani il campo libero nel Mediterraneo Orientale: comincia un fiorente commercio.
La città venne ampliata e ristrutturata nei secoli XIII/XIV con la nascita di cantieri conventuali. Nel XV secolo Treviso, grazie all'attività edilizia, si arricchì di affreschi e di stile gotico fiorito e veneziano.

Nel 1509, Venezia volle fare di Treviso una roccaforte per difendere i propri territori chiamata "Lega di Cambrai". Nello stesso anno ci fu la guerra dei collegati di "Cambrai". Risalgono a questo periodo le mura che la racchiudono con un perimetro di circa 5 chilometri. Treviso si dichiarò da subito fedele a Venezia e si trasformò in una fortezza. Ricavarono dalle vecchie mura medievali e da parte della città (chiese e palazzi), materiale da costruzione necessario per far fronte alle nuove tecniche militari e all'artiglieria. Per realizzare un buon sistema difensivo contro i nemici, venne abbattuta ogni costruzione intorno alle mura per un raggio di circa 800 metri, questa operazione fu chiamata "spianata".
Inoltre si è provveduto a costruire un sistema che garantiva la regolazione dei livelli delle acque di fossati e canali per la difesa, la direzione dei lavori fu affidata a Giovanni di Verona.
Nel 1520 venne realizzata la Cappella Malchiostro. Nel 1630 arriva la peste a Treviso.

Nel 1692 viene costruito il teatro comunale.
Nel 1797 comincia l'occupazione francese.
Nel 1805 la città passa sotto il controllo dell'Austria e poi del Regno Italico. Nel 1813, invece, ritorna sotto l'Austria.

Nel 1851 vengono inaugurate le scuole, il Tribunale, le poste, la pescheria, ma soprattutto la ferrovia.
Nel 1866 ci furono molte opere di ristrutturazione urbana. Nella guerra del 1915/1918 la città di Treviso subì gravi danni. Il bombardamento del 7 Aprile 1944 provocò circa 2000 vittime tra la popolazione e circa l'80% del patrimonio edilizio.

La religione cristiana
La religione venne fatta conoscere nel Veneto verso la fine del primo secolo da qualche reduce dell'Asia e poi si affermò a Treviso verso il quarto secolo. I primi Santi onorati in questa città furono: San Liberale morto nel 435, e i Santi Teonosto, Tabra e Tabrato caduti martiri alla fine del quarto secolo. La fede cristiana entra a Treviso intorno all'anno 50 d.C. per opera del Vescovo di Padova. Esso ha fatto si che nascesse la prima chiesa cristiana, ovvero l'antichissima Basilica dedica a San Pietro.

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20/03/2006 12:15
 
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Non so se nessuno ci abbia mai fatto caso, ma davanti al comune si trova una delle statue simbolo di Treviso (un personaggio con tre visi).
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Re:

Scritto da: Ultras Italia 20/03/2006 12.15
Non so se nessuno ci abbia mai fatto caso, ma davanti al comune si trova una delle statue simbolo di Treviso (un personaggio con tre visi).



si uno felice,uno normale e uno triste

Gionata, resterai per sempre nei nostri cuori!!

Hostato su Megaportal.it






CURVA 12 DI MAIO
BIANCOBLU' E' IL COLORE CHE AMO


20/03/2006 15:52
 
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Re:

Scritto da: Ultras Italia 20/03/2006 12.15
Non so se nessuno ci abbia mai fatto caso, ma davanti al comune si trova una delle statue simbolo di Treviso (un personaggio con tre visi).

è una delle ipotesi per il nome della città...anche se sul sito del comune non c'è scritto

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22/03/2006 10:10
 
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Treviso e il significato del suo nome
Rovistando in cantina tra vecchi libri impolverati ho potuto scoprire che il nome di questa importante città ha più interpretazioni.
Una antica leggenda ci racconta che il fondatore di Treviso fu Osiride che fu anche re d’Italia per dieci anni. Dopo la sua morte, Osiride fu adorato sotto forma di toro; la città perciò ebbe il nome di Taurisium.
Secondo un’altra leggenda, Antenore, fondatore di Padova, per salvaguardarne il suo territorio, costruì alcune torri: una la eresse sul Sile con in cima una fanciulla con tre visi: di qui il nome della città che sorse intorno ad essa. Treviso fu quindi spesso raffigurata in un’erma trionfante.
Secondo moderni studi la parola Treviso andrebbe collegata alla radice italica “treue” (”trabs” in latino). In seguito per trasposizione di lettere divenne “tarv” che richiama il concetto di trave e di luogo di riunione o dimora.
Molti avranno sentito parlare poi di “marca gioiosa”. Treviso deve questo suo appellattivo al Castello d’Amore e alle numerose feste che vi si tenevano.
Nel 1214 venne indetta una festa a Treviso alla quale parteciparono veneziani e padovani. Questa festa si tenne nel luogo detto Selvana Bassa (chiamata allora Spineta) vicino all’odierno stadio di calcio.
In questo luogo fu eretto un Castello d’Amore, adornato da panni e stoffe preziose. Alcune ragazze e donne vennero condotte nel castello con il compito di proteggerlo e difenderlo. I trevisani, i padovani e i veneziani costituivano gli assedianti del castello. Ognuno usò tecniche diverse: i trevigiani persuadevano le dame a darsi loro con la frase: “Madama …. Ora pro nobis”. I padovani invece cercavano di persuaderle tirando nel castello polli, ravioli, torte e galline cotte. I veneziani buttavano noci, zenzeri, cannelle e altre spezie, oltre ai ducati e monete. Le donne diedero la vittoria ai veneziani e venne esposta la bandiera di San Marco. I padovani invidiosi e sprezzanti ruppero lo stendardo. La festa venne naturalmente sospesa e l’anno sucessivo scoppiò laa guerra tra veneziani da una parte, padovani e trevigiani dall’altra. Tale guerra venne detta della torre delle Beppe e solo papa Onorio III e Wolchero patriarca d’Aquileia riuscirono a porvi fine.

dal sito www.3viso.com

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22/03/2006 10:22
 
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Da alcuni documenti storici, è stato evidenziato che nei primi anni del XIV secolo a Treviso era presente un carnefice di nome ZANINO.
Costui lavorava molto: ai falsi testimoni tagliava il naso e il labbro superiore, a coloro che avevo fatto del male a una ragazza tagliava il piede destro. Si occupava anche dello strappo degli occhi e dell’impiccagione. Veniva veramente ben pagato per il suo lavoro.
Altre tipica punizione che si attuava verso i bestemmiatori e i colpevoli di altri reati non gravissimi, era la corbellatura: i colpevoli, posti in una cesta fissata all’estremità di una grossa stanga, venivano tuffati più volte nell’acqua del fiume Sile.
in questo periodo anche essere una meretrice era una professione: Treviso ospitava le meretrici solo il giovedì e il sabato. Questi erano i giorni in cui si teneva il mercato e queste donne potevano cosi procurarsi tutto ciò che serviva loro. Dovevano però indossare un cappuccio rosso con un sonaglio in modo che potessero essere distinte dalle donne per bene. Le meretrici che commettevano infrazioni venivano frustate pubblicamente in Piazza dei Signori oppure dalla Porta dei Santi Quaranta a Santa Maria Maggiore.
Anche i mugnai che mescolavano la farina alla calce o cenere venivano condotti a son di frustate lungo questo percorso.
In piazza dei Signori erano condotti anche i sodomiti (omosessuali): venivano completamente denudati e la parte del corpo con la quale era stato commesso reato veniva inchiodata su un palo. La tortura durava un giorno e una notte. Il giorno sucessivo il reo veniva portato fuori città e bruciato vivo.

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03/10/2006 18:49
 
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Dall'età del bronzo a libero comune
Sorta in epoca pre-romana (resti dell'età del bronzo) come villaggio di Paleoveneti su tre alture poste nei pressi di un ansa del fiume Sile, vicino alla confluenza con altri corsi d'acqua provenienti da nord, l'antica Tarvisium divenne municipio romano all'indomani della sottomissione della Gallia Cisalpina da parte dei Romani medesimi. La posizione geografica la collocava nei pressi della strada Postumia che, attraverso l'antica Opitergium, giungeva sino ad Aquileia, e ne fece sin dagli esordi un vivace centro commerciale della decima provicia augustea, la Venetia et Histria. La decadenza del tardo impero si fece sentire anche a Treviso benché, all'indomani della caduta dell'Impero Romano d'Occidente e durante il regno di Teodarico, Treviso fosse ancora un centro annonario di prim'ordine punto d'attrazione della terraferma veneta (Cassiodoro). Nel corso del VI secolo, la città era contesa tra i Goti ed i Bizantini , nondimeno, secondo la tradizione, la città dava i natali proprio a Totila glorioso capo militare dei Goti vincitore sui Bizantini proprio alle parte di Treviso. Conquistata dai Longobardi, fu eretta a sede di uno dei 36 Ducati del Regno e dotata di un'importantissima zecca per il conio della moneta. L'accrescimento della sua importanza e la sua strategica posizione geografica le valsero, sotto il regno di Desiderio, il privilegio di essere sede dell'unica zecca della Regione dove venivano emessi i Teremissi aurei. La zecca continuò ad operare anche sotto i Carolingi, e dopo una interruzione, fino alla dedizione a Venezia con il più modesto bagatino. Superato il periodo della riconquista giustinianea e dei primi regni barbarici, rimasta indenne da un tentativo di sacco da parte degli Unni di Attila, la città scontava meno di altre le difficili condizioni economico e sociali che avvolgevano l'Italia degli ultimi secoli del primo millennio. Ciò non toglie che, per ragioni geografiche e per le razzie che ad onde si abbattevano sui centri del Nord Italia, notevole fu il contributo dato dai Trevigiani alla fondazione della città che, in seguito, più d'ogni altra ne avrebbe condizionato il futuro, Venezia. Fu tuttavia con la rinascita dell'Anno Mille che Treviso, datasi statuti comunali e combattuto l'imperatore Federico Il Barbarossa accanto ai comuni della Lega Veronese e di quella Lombarda,, conobbe un incredibile sviluppo, ampliandosi nelle dimensioni ed arricchendosi di magnifiche case affrescate, che le valsero il soprannome di urbs picta ovvero città dipinta. Il vivere trevigiano divenne sinonimo di vita gaudente e la città si animava di feste e celebrazioni, quali quella del Castello d'Amore che, se, da un lato, richiamavano dentro le sue mura genti da tutta Italia, da un diverso punto di vista la rendevano invisa agli animi più puritani. Citata da Dante Alighieri che vi trascorse parte del suo esilio (dove Sile e Cagnan s'accompagna) nella sua Comedìa e da Fazio degli Uberti nel suo Dittamondo, ove ne decantava "le chiare fontane" ed il "piacer d'amor che quivi è fino", la città crebbe ulteriormente in ricchezza e fasto per tutto il XII e XIII secolo dotandosi di una delle prime Università (1321) d'Europa e contendendo alle limitrofe Padova e Verona il ruolo di città principe di quella che, al tempo, veniva chiamata Marca Trivigiana intendendo con l'espressione buona parte dell'attuale Veneto.

senza di noi venezia non esisterebbe neppure... [SM=x397155]

AVANTI BLU!


03/10/2006 19:06
 
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non avevano altro da fare quei trevigiani?? [SM=x397156]
23/11/2006 21:24
 
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Tutti avranno sentito parlare del Montello in quanto esso ?tato teatro di numerose battaglie durante la prima guerra mondiale. Molto tempo fa esso era costituito da un bosco fittissimo. Si racconta che in questo bosco vi fosse un nano burlone il ?massari??il quale faceva smarrire le ragazze. Vi erano per??che delle fate buone che indossavano vesti bianche che aiutavano le ragazze e davano loro da mangiare del miele ricavato dalle foglie degli alberi. Naturalmente nel bosco c?era anche il diavolo che indossava un mantello rosso e che veniva trovato sempre vicino a un fuocherello.
Sembra inoltre che fosse stato costruito un santuario di San Mamante: se si raccoglieva un pugnetto di terra nel recinto, questo poteva dare guarigione da ogni male.
Nei tempi pi?enti si narra anche che un suonatore girovago mor?i freddo sul Montello e che durante l?inverno di notte costui faccia ancora sentire le note del suo violino.
Non poteva comunque mancare a Treviso un cimitero stregato di epoca napoleaonica. Alcune personaggi dell?aristocrazia locale appassionati dell ?ignoto andavano a visitarlo di notte. Sembra che una volta una lapide si sia alzata da terra e posata vicino a questi uomini. Una volta poi uno di questi aveva trovato dei documenti importanti, che lui stesso aveva chiuso in cassaforte, posati su una lapide. Addirittura si parla di una pila elettrica che volava nell?aria sempre appartenente a uno di loro e lasciata da costui a casa.


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26/11/2006 20:23
 
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Re:

Scritto da: Ultras Italia 20/03/2006 12.15
Non so se nessuno ci abbia mai fatto caso, ma davanti al comune si trova una delle statue simbolo di Treviso (un personaggio con tre visi).



no, ma dai, sul serio? [SM=x397155] [SM=x397155]

11 luglio 2009: la Treviso sportiva non dimentica lo scempio che hai fatto, Setten.

Tonella, Maino, Bernardi; De Poli, Lombardi, Margiotta; Fiorio, Bonavina, Pradella, Bressan, Boscolo.

Grazie Zanin, grazie Ferretti,grazie Perna,grazie Ferronato!
27/11/2006 19:02
 
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Re: Re:

Scritto da: MoniGo 26/11/2006 20.23


no, ma dai, sul serio? [SM=x397155] [SM=x397155]



cazzo monigo c'hai messo solo otto mesi per tirare fuori la tua massima, complimenti
27/11/2006 22:42
 
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mi duole riconoscerlo ma ultras italia stavolta ha ragione [SM=x397155]
no, cmq monigo l'avrà letta solo ora dato che ho riportato in alto il post

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20/03/2009 13:57
 
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Si può far risalire a una data certa (o quasi) la nascita della città di Treviso, ovvero i primi insediamenti nel periodo pre-romano?
Chiedo soprattutto agli studiosi di storia come centrostorico e Zakk.


21/03/2009 12:37
 
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enricoutv83, 20/03/2009 13.57:

Si può far risalire a una data certa (o quasi) la nascita della città di Treviso, ovvero i primi insediamenti nel periodo pre-romano?
Chiedo soprattutto agli studiosi di storia come centrostorico e Zakk.




Come per ogni città con origini molto antiche, penso sia impossibile risalire a una data sufficientemente corretta. Si può risalire al periodo storico (età del bronzo, età del ferro) da cui provengono i primi insediamenti, al massimo il secolo o i secoli(XII-XI sec. a.c.). Le città venete più antiche come Padova, o anche Treviso, Oderzo [SM=x397155] non hanno una fondazione, sono centri che si sviluppano da insediamenti preesistenti in età preromana. Per questo tipo di città è impossibile secondo me arrivare a una datazione, e se esiste una data è solo convenzionale, magari basandosi su un mito. In Italia per esempio si possono avere date più meno precise per la nascita di città fondate dai greci, e dopo con i romani nella loro progressiva fase di espansione, quindi in un'età più recente e di cui ci sono arrivate testimonianze piò o meno dirette. Io la vedo così, centroSTORICO ne saprà sicuramente di più. [SM=x397154]
21/03/2009 18:25
 
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bravo zakk ti do completamente ragione [SM=x397155]
scordarsi date precise

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22/03/2009 02:42
 
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Re: Treviso e il significato del suo nome
centro storico, 22/03/2006 10.10:

Rovistando in cantina tra vecchi libri impolverati ho potuto scoprire che il nome di questa importante città ha più interpretazioni.
Una antica leggenda ci racconta che il fondatore di Treviso fu Osiride che fu anche re d’Italia per dieci anni. Dopo la sua morte, Osiride fu adorato sotto forma di toro; la città perciò ebbe il nome di Taurisium.
Secondo un’altra leggenda, Antenore, fondatore di Padova, per salvaguardarne il suo territorio, costruì alcune torri: una la eresse sul Sile con in cima una fanciulla con tre visi: di qui il nome della città che sorse intorno ad essa. Treviso fu quindi spesso raffigurata in un’erma trionfante.
Secondo moderni studi la parola Treviso andrebbe collegata alla radice italica “treue” (”trabs” in latino). In seguito per trasposizione di lettere divenne “tarv” che richiama il concetto di trave e di luogo di riunione o dimora.
dal sito www.3viso.com


Io mi permetto sommessamente di aggiungerne un'altra tratta dall'Hypnerotomachia Poliphili (Battaglia d'amore in sogno di Polifilo), ovvero da uno dei più famosi (per la bellezza dei caratteri tipografici e per lo splendore delle xilografie) romanzi allegorici pubblicato dal famosissimo tipografo veneziano Aldo Manunzio nel 1499 e scritto (pare) da Francesco Colonna, frate domenicano di Treviso morto a Venezia nel 1517. La seconda parte del libro inizia con il racconto di Polia, che dichiara d’essere nata a Treviso, discendente da un nobile romano chiamato Lelio Syliro. Segue una bizzarra favola che associa la prole di Lelio e della sua sposa Trivisia Calardia Pia ai luoghi della campagna trevigiana, e nel contempo ricorda l’ira di Venere, che distrusse la casata per punire il sacrilegio della primogenita di Lelio, Morgania, tanto presuntuosa da paragonare se stessa alla dea dell’amore.

NARRA QUIVI LA DIVA POLIA LA NOBILE ET ANTIQUA ORIGINE SUA. ET COMO
PER LI PREDECESSORI SUI TRIVISIO FUE EDIFICATO. ET DI QUELLA GENTE LELIA ORIUNDA. ET PER QUALE MODO DISAVEDUTA ET INSCIA DISCONCIAMENTE SE INAMOROE DI LEI IL SUO DILECTO POLIPHILO.

...

Uno dunque di questa prisca et honorificata Prosapia oriundo, nominato Lelio Syliro dal sancto Senato, longa è la potissima ragione, mandato fue Consule et designato, nella regione et Marchia Taurisana, dal alto monte nuncupata. Quivi ancora populabundo venendo. Ove presideva uno Magnifico et opulente et lautissimo signore et Regulo alticolo, di unica filia parente, nominato Tito Butanechio. Il quale dette la sua prestante filia in solemne et iusto et intemerato connubio. Confarrantise dunche alacremente cum questa di prudentia predita, et insigne iuvencula di egregia Indole et Matronale gravitate oltra le conspicue bellece, et la copia affluente degli fortunali beni. Essa ingenua et generosa di multiplice virtute et litteratura preclara et decorissima. Nutrita dapaticamente in regie delitie et patrii morigeramini. Appellata Trivisia, Calardia, Pia. La matre et della quale dicta Rhoa Pia. Ella di patrimonio amplamente dal patre dotata, detegli una grande parte della decima regione Venetia, patria piana septa di celsi et conspicui vertici di monti iminenti, insigni, notabili, de fonti, rivi, et prolapsi di fiumi. Nemorosi et di animali innoxii abundevoli

...

Quivi poscia che affermato Poliucho fue. Dintorno in memoria servabile et della charissima matre in eterno monumento. Una nobile et magna citade di gente municipa, dal collo Taurisana nuncupata, et di studio litterale, et militiario, et di sito uberrima, et amena. Et di culto veterrimo, et di sanctitate et religione verissima hospite. Sopra il properante et pernice Patre Sili. Et datogli il nome della Pia Matre Trivisia. Diqué fina hogi dì il materno nome ritene.
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