14/04/2012 13:17 |
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«Sambo, che errore l'esonero di Carnovelli...»
BILANCI E PROSPETTIVE. Dai disagi tecnici alle fragilità caratteriali, sentenza severa per il gruppo: «Ma finché la matematica non ci condannerà noi ci proveremo»
Il mea culpa di Maurizio Mazzon con i rossoblù a un passo dal baratro: «A posteriori non l'avrei cacciato. Manfredini? In campo non rendeva»
12/04/2012 E-MAILPRINT
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Carnovelli con Mazzon in una foto dell'estate scorsa FOTOEXPRESS
Non si sottrae alle domande più urticanti e insidiose. D'altronde non fa parte del suo Dna nascondersi dietro le parole o sfuggire alle interviste. Maurizio Mazzon, presidente della Sambo, parla del presente e futuro della Sambo. Degli errori commessi, dei rimpianti ma anche delle difficoltà avute e di quelle che potrebbero arrivare alla luce dell'ultimo fax giunto in sede dalla Lega Pro. «In pratica per giocare nei professionisti dobbiamo adeguare l'impianto sportivo e portare la capienza dagli attuali 1.200 a 2.500 posti oltre ad aumentare la potenza dell'illuminazione da 120 a 300 lux. Fino ad oggi abbiamo usufruito di una deroga che non è più rinnovabile. È evidente l'intento della Federazione: tagliare più società possibili per arrivare prima possibile alla riforma dei campionati con una serie C a tre gironi anziché i cinque attuali», spiega Mazzon. Una decisione che pare escludere sul nascere una eventuale vostra richiesta di ripescaggio in caso di retrocessione. «Oddio, ci sono delle valutazioni importanti da fare. Premesso che non siamo ancora fuori dai giochi e che ci giocheremo le residue speranze di arrivare ai play out, è evidente che si prospettano scenari diversi. Uno potrebbe essere quello di chiedere la possibilità di andare giocare al Bentegodi o al Menti di Vicenza, la seconda di mettere mano ai lavori di adeguamento del Tizian. Costi che si avvicinano, a spanne, a 500 mila euro. C'è da capire cosa vuol fare il Comune proprietario dell'impianto. Come non è da scartare l'ipotesi di aiuti da privati». Sembra di capire che siete pronti a fare domanda di ripescaggio. «Nulla è deciso. Al momento le possibilità non sono più del cinquanta per cento. La prossima settimana con i soci cominceremo a tratteggiare gli scenari possibili: dalla scelta del direttore sportivo a quella dell'allenatore per poi passare a valutare i giocatori. Ma ripeto: la matematica ancora non ci condanna. È vero, serve un miracolo ma noi ci proviamo». Dove avete sbagliato? «Facile parlare oggi. Di sicuro tutti abbiamo delle colpe, a partire dal sottoscritto e giù fino all'ultimo dei giocatori». Per esempio? «Avrei dovuto essere più presente e duro in certi momenti nei confronti della squadra ma è inutile nascondere che fino al 14 febbraio non sapevo dove sbattere la testa per ottemperare a tutti gli obblighi contrattuali. Con l'aiuto dei soci e degli sponsor con grande caparbietà abbiamo evaso tutte le pratiche e pagato le spettanze. In tal senso siamo una delle poche società a non aver subito delle penalizzazioni. Una volta sistemati i conti, grazie anche ai contributi per i diritti tv, e una volta raggiunta la solidità economica siamo precipitati in una crisi di risultati senza ritorno». Alla luce dei fatti cosa non rifarebbe? «Non avrei mandato via Carnovelli. È stata una decisione sofferta, difficile. Abbiamo sconfessato il progetto sposato in estate di valorizzare le risorse interne. In quel momento c'era bisogno di una scossa e non potendo mandare via quindici giocatori si è scelto di cambiare allenatore. Ma da quel giorno abbiamo raccolto un punto in sette partite...». Cosa è mancato? «Abbiamo scoperto di avere una squadra senza carattere, un gruppo senza spina dorsale. Nell'andata in qualche modo siamo stati a galla. Poi, nelle prime difficoltà, quando serviva determinazione e nerbo ci siamo persi per strada». Frettoloso anche il «taglio» di Manfredini? «No. Manfredini è una persona d'oro, squisita che ha legato molto con i ragazzi. Ma se poi in campo non rendi, non fai sentire tuo peso specifico tutto diventa inutile». L'errore più grande? «Troppi giocatori con contratti pluriennali. È uno sbaglio. Molti si sono seduti. La strada giusta è quella delle valorizzazioni come da sempre fa il Bellaria, succursale del Cesena, o come fa il Fondi con il Parma. A fine stagione si devono sempre cambiare i giocatori, anche per ripartire con stimoli nuovi e importanti». Lei da chi vorrebbe ripartire? «Uno su tutti: Creati. Ma anche Brighenti. Un bravo ragazzo con numeri da serie C». E Mazzon? «Sono a disposizione. Nella prossima assemblea dei soci sono pronto se c'è bisogno a farmi da parte. Da sempre sono per il rinnovamento».
Stefano Joppi
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