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Come prendersi gioco di una città intera e non pagarne le conseguenze

Ultimo Aggiornamento: 16/03/2017 20:08
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04/02/2017 19:40
 
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Andate a cercare notizie sul Pisa degli ultimi mesi, magari...
Queste invece sono di qualche anno fa.

iltirreno.gelocal.it/pistoia/cronaca/2013/04/10/news/non-ci-fu-truffa-ne-estorsione-ma-sundas-verra-processato-1...

Non ci fu truffa né estorsione ma Sundas verrà processato

PISTOIA. Niente truffa né estorsione: davanti al tribunale monocratico di Pistoia l’agente di modelle Alessio Sundas dovrà rispondere soltanto di esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Il...

Non ci fu truffa né estorsione ma Sundas verrà processato

PISTOIA. Niente truffa né estorsione: davanti al tribunale monocratico di Pistoia l’agente di modelle Alessio Sundas dovrà rispondere soltanto di esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Il processo inizierà il 15 ottobre.

Si è risolta quindi con un parziale successo per la difesa di Sundas (sostenuta dall’avvocato Giorgio Ponti) l’udienza preliminare di ieri davanti al Gup Alessandro Buzzegoli , sulla vicenda innescata dal sito web “Umbrella’s Girls”, gestito dall’imprenditore pistoiese. Un sito (oggi disattivato) al quale si erano rivolte decine di aspiranti modelle, interessate ad essere scritturate come “ragazze immagine” ai gran premi del Motomondiale. Ma nell’iscriversi, le ragazze accettavano anche – con un semplice click, quindi spesso senza neanche esserne consapevoli – un contratto che le legava in esclusiva alla “Alessio Sundas Model Management”. Contratto costoso sia al momento della sottoscrizione (300 euro Iva inclusa) sia per le penali che dovevano pagare le modelle desiderose di “sganciarsi”. Nonostante gli aspetti molto discutibili delle clausole del contratto, molte aspiranti modelle pagavano (l’inchiesta della Guardia di finanza ha appurato incassi di circa 40.000 euro nel solo 2011).

A chi faceva orecchi da mercante, Sundas riservava messaggi minacciosi. Secondo la Procura il fine del sito web era proprio quello di spremere soldi alle aspiranti modelle, di qui l’accusa di estorsione oltre a quella di truffa. E la richiesta di rinviare a giudizio Alessio Sundas. La procura aveva identificato 16 ragazze come parti lese, tutte aspiranti modelle provenienti un po’ da tutta Italia.

Ma la ricostruzione dell’accusa, sostenuta ieri in aula dal pm Giuseppe Grieco, non è stata accolta dal giudice Buzzegoli, il quale ha sentenziato il non luogo a
procedere per le accuse di truffa ed estorsione. Il rinvio a giudizio, invece, è scattato per le presunte minacce rivolte da Sundas alle ragazze che non ne volevano sapere di pagare. L’articolo del codice penale è il 393, “esercizio arbitrario delle proprie ragioni”.

ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/11/30/perche-sundas-non-si-vergogna-del-...

Perché Sundas 'non si vergogna' del suo lavoro

E adesso non diciamo che non ci eravamo accorti di lui. In questi anni è stato dappertutto, in tv, sui cartelloni pubblicitari, sotto i gazebo, in Internet, sui circuiti di Formula 1, in Palazzo Vecchio, fra i potenziali acquirenti della Fiorentina, alle sfilate di moda, nei tribunali. Sundas, Alessio Sundas: lui. L' ex ragazzotto di Marliana (Pistoia), classe 1971, che con un metodo molto apprezzato in Italia si è inventato dal nulla, si è accampato sulla soglia del sistema mediatico e ha sistematicamente taglieggiato i molti bisognosi delle sue prestazioni a bassissimo valore aggiunto: da quella di «baciatore» che lo lanciò al Maurizio Costanzo Show, a quelle di talent scout di modelle, creatore di marchi, inventore di mestieri (la modella con l' ombrello, detta 'ombrellina' , per riparare i piloti del moto GP), sponsorizzatore di eventi, titillatore dei narcisismi di ogni età, di bambini e ragazze, senza escludere i genitori, e infine - ca va sans dire - di politico, a coté di Forza Italia, stranamente senza successo. Lui, Alessio Sundas, che in questi giorni scopriamo come autore di una folle idea di marchio - Linearom - testimonial Marco Ahmetovic, il rom che, ubriaco, ha investito e ucciso quattro ragazzini ad Appignano, ora agli arresti domiciliari - nonché di un libro con la di lui storia di reietto vista da lui medesimo (titolo: Anch' io sono un essere umano, in attesa di editore) - , è da anni uno di noi. E non solo come sponsor di una rossa al Ferrari Challange in Mugello, candidato a sindaco nel 2004 (ma senza abbastanza firme per presentarsi), o imbucato alle feste modaiole, mentre a gennaio si parlerà di lui in Tribunale, rinviato a giudizio per truffa aggravata ai danni di giovanissimi aspiranti modelli a cui, in cambio di soldi, non ha mai offerto «l' occasione della vita», come promesso nel sito della sua Alessio Sundas Company & Communication model agency. Peggio: Sundas è un autentico nostro contemporaneo, immerso nel brodo di coltura che è quello di tutti noi. Non a caso la sua prima difesa è stata una chiamata di correo: «Io non c' entro niente» ha detto dopo l' indagine disposta dal ministro Mastella, e il ritiro da E-bay dell' orologio Linearom a 159 euro - «è il sistema che funziona così, io sono solo riuscito a dimostrarlo». E ancora, con la jattanza tipica di chi si sente protetto, appunto, dal sistema: «Non mi vergogno, è solo il mio lavoro. La mia è stata una scommessa: fare di un assassino una star, creare dal niente una persona di cui si parlava solo per i fatti di Appignano». Parole di per sé culturalmente criminose più ancora dei deliranti jeans Linearom con manette ricamate sul sedere, e, d' altra parte, così vere da aver suscitato l' inconsapevole conferma di uno dei genitori dei ragazzi uccisi: «Se non fosse intervenuto lui, e il rom fosse stato in carcere, nessuno si sarebbe più occupato della vicenda». Quel «sistema», insomma, in cui il giovane Sundas intinge da anni il suo pane, è l' indistinto brodo del consumo, che, per definizione, tutto propone e tutto brucia nel giro di uno spot. Cose, e ovviamente anche persone - vedi la Franzoni di casa a Porta a Porta, i provini delle gemelle Cappa, i fan club di Amanda Knox. Sundas ne fa parte, ma come le tv e i giornali, insieme ai loro stessi consumatori, secondo una correità, appunto, che fa la imbattibile forza del tutto e strame di ogni capacità di pensare, valutare e discernere. Si spiega così, forse, l' indolore e repentino passaggio dal modello «rom-criminale tout court» del dopo-delitti, al modello «rom-testimonial di moda»? Dove la fatica di valutare una grande, dura questione sociale, è semplicemente by-passata da una ipotesi (va' a sapere) di nuova icona dirty. Mentre un dato (teoricamente) indiscutibile (come quello che 'anche un assassino è un essere umano' ), perso ogni riferimento etico, eccolo usato in nome della «rendita di posizione mediatica» dell' assassino in quanto tale, ottenuta grazie a telecamere e interviste. Ma la regola del consumo è che tutto passi, e in fretta, e magari, se è il caso (per esempio, per rimestare, con un occhio a un engagement politico, nell' insicurezza della gente), sostituito dal suo opposto. Così ecco che nella Lista Alessio Sundas, nuovamente scesa in campo il luglio scorso e ispirata, ecumenicamente, a «ideali cattolici liberali e socialisti», si dice «sì alla pena di morte», ovvero al «diritto dei cittadini onesti che pagano le tasse di farsi giustizia da soli», nonché di «decidere la condanna a morte di un congiunto» reo di gravi delitti. E siccome tutto fa brodo, purché il risultato sia consumabile, ecco la «Proposta di legge Sundas», con cui Sundas, vivente smentita di se stesso, vorrebbe vietare «a chiunque si sia macchiato di un delitto di trarne un utile economico dal mondo dei media», e dunque «niente foto, né interviste, né apparizioni tv remunerate».
MARIA CRISTINA CARRATU'

30 novembre 2007





[Modificato da ZakkTV 04/02/2017 19:41]
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