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Come prendersi gioco di una città intera e non pagarne le conseguenze

Ultimo Aggiornamento: 16/03/2017 20:08
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22/02/2017 13:10
 
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Non paga i leasing, nei guai un'impresa

/I/BBIAMARO. /I/BTutto era iniziato in novembre con un controllo di routine a un'auto. Ora da quella verifica della Polstrada di Amaro ha preso il via un'indagine che rischia di mettere all'angolo una delle imprese di costruzioni più importanti dell'isontino, la Eurocos srl con sede in via Chico Mendes a Monfalcone, una ditta che dà lavoro a un centinaio di dipendenti. Intanto a carico dei titolari, Luca e Simone Visentin, rispettivamente di 41 e 38 anni c'è un'accusa di appropriazione indebita. A coordinare l'inchiesta è il pubblico ministero Giuseppe Salvo della Procura della Repubblica di Gorizia che si è avvalso in questi mesi dell'appoggio della Polstrada di Amaro. Tutto era partito con un controllo a un'automobile intestata all'impresa edile, ora sotto sequestro sono finiti una dozzina di mezzi dell'impresa, tutti acquistati in leasing. Due mezzi sono già stati restituiti al proprietario, per gli altri la restituzione è questione di giorni.BRL'accusa nei confronti dei titolari dell'impresa è semplice: le rate del leasing non venivano pagate da più di un anno. Tutto molto semplice. Le imprese, che avevano concesso il leasing alla ditta da mesi stavano con il fiato sul collo all'Eurocos srl, che ha una sessantina di cantieri aperti tra Friuli e Veneto, ma anche nel nord d'Italia. In molti casi si tratta di contratti per la pubblica amministrazione. Poi è arrivato quel controllo casuale a novembre della Polstrada. Gli agenti sulla A23 hanno fermato una Bmw X6 intestata all'azienda. Dalle verifiche di rito subito avviate dai poliziotti attraverso il terminale è emerso come a carico degli intestatari il mezzo vi fosse una denuncia per appropriazione indebita da parte dell'impresa di leasing. L'Eurocos, che è anche socio di minoranza della Triestina calcio, secondo la società di leasing non pagava le rate del leasing da mesi. Per questo la potente auto è stata subito posta sotto sequestro. BRE da lì verso l'azienda di costruzioni è partita una vera e propria valanga. In seguito a una serie di accertamenti complessi disposti dalla Procura, gli uomini della Polstrada di Amaro hanno eseguito l'ordinanza di sequestro di altri undici veicoli, tutti in leasing e tutti con le rate scoperte da tempo. Ecco allora che due Fiat Punto sono state sequestrate dal cantiere del Tribunale di Tolmezzo, una in un cantiere di Monfalcone; e ancora una Bmw X6 a Gorizia. Nella rete degli inquirenti sono poi finite pure tre Porsche Cayenne date dai titolari in uso ai responsabili di cantieri a Udine, Jesolo e Padova e tutte poste sotto sequestro, come una gru, sempre acquistata in leasing dall'Eurocos srl, a cui gli agenti hanno posto i sigilli in un cantiere di Jesolo. Alla Fingestim Leasing di Udine, poi il Tribunale di Gorizia ha già restituito due Mercedes classe R utilizzate dall'impresa. E così per l'Eurocos potrebbe solo essere l'inizio della bufera.


ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2011/10/15/news/travolta-dal-fallimento-scompare-l-eurocos-1...

Travolta dal fallimento scompare l’Eurocos

Solo per gli operai l’esposizione finanziaria della Srl supera i 100mila euro cui si aggiungono i crediti vantati dai fornitori. Molti i cantieri bloccati

Travolta dal fallimento scompare l’Eurocos

di Laura Borsani

Una delle più importanti imprese edili di Monfalcone sparisce dal mercato, inghiottita dalla procedura fallimentare. Si tratta della Eurocos Srl, dei fratelli Simone e Luca Visentin, per la quale è già stato avviato il procedimento, affidato ai commissari liquidatori. Si parla di una ventina di dipendenti e di un’esposizione finanziaria stimata, solo per i lavoratori, almeno attorno ai 100mila euro.

La sentenza di fallimento risale al 29 luglio scorso, contro la quale peraltro i due imprenditori monfalconesi hanno opposto ricorso. L’impresa di costruzioni, con sede in via Chico Mendes 2, in zona industriale Schiavetti, è nata nel 1996, dopo che il padre degli attuali titolari, agli inizi degli anni Novanta, era incorso in un’altro fallimento.

Sono una ventina, dunque, i dipendenti in città, tra impiegati e operai. Ai tempi di maggiore espansione, l’azienda aveva raggiunto anche una cinquantina di occupati.

Le prime avvisaglie risalgono all’agosto dello scorso anno, quando si sono registrati ritardi nei pagamenti degli stipendi, ritardi che avevano interessato anche i fornitori. I lavoratori si sono pertanto rivolti ai sindacati, denunciando il reiterato mancato pagamento delle mensilità spettanti. «I dipendenti - ha spiegato Livio Menon, della Fillea–Cgil - si sono rivolti a noi nel novembre scorso. Abbiamo quindi proceduto alla ingiunzione di pagamento nei confronti dell’impresa per poi approdare al licenziamento per giusta causa al fine di poter percepire l’assegno di disoccupazione».

E a fine luglio è scaturita la sentenza del Tribunale di Gorizia di dichiarato fallimento, in virtù non solo delle mancate corresponsioni nei confronti dei lavoratori, ma anche dell’esposizione in ordine alle imprese dell’appalto.

Si ipotizza che, solo per quanto riguarda i dipendenti, tra mensilità e straordinari non percepiti e il Trattamento di fine rapporto, l’ammontare si aggiri attorno alle centinaia di migliaia di euro. Ciò, peraltro, senza contare la parte contributiva e quella spettante dalla Cassa edile.

Attualmente, spiega ancora Livio Menon, il sindacato ha avviato le procedure ai fini del recupero del credito vantato dai lavoratori, attraverso il commissario liquidatore, ma anche avvalendosi del Fondo di garanzia dell’Inps. «Confidiamo di poter chiudere questa vertenza - ha aggiunto il sindacalista - per la prossima primavera».

L’impresa rappresenta una delle realtà edili più significative del Monfalconese, che in passato ha ottenuto numerosi appalti, anche pubblici, come per il Tribunale di Tolmezzo e per l’Ater dell’Alto Friuli. In città l’impresa aveva assunto un appalto sempre per conto dell’Ater. A Staranzano sempre la Eurocos ha aperto un’altro cantiere, ora in stato avanzato di realizzazione, un condominio situato nell’area del polo scolastico. L’edificio in costruzione è tuttora imbragato nelle impalcature. tutto fermo.

Una situazione critica, dunque, alla luce della procedura fallimentare, per la quale i fratelli Visentin hanno opposto ricorso. Prima del procedimento deciso dal giudice, nel maggio scorso, è stata costituita un’altra società, la Villas Costruzioni. È stato tentato il concordato per Eurocos, al fine di recuperare attraverso la neocostituita impresa, gli appalti in corso.

Ma a luglio il giudice ha dichiarato
il fallimento. L’impresa vanta una lunga tradizione di famiglia, già portata avanti dal padre dei fratelli Visentin, assime agli zii, ma anche allora, agli inizi degli anni Novanta, a seguito di una condotta poco oculata, venne decretato il fallimento.



ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2012/01/20/news/l-eurocos-ammessa-al-concordato-preventivo-1...

L’Eurocos ammessa al concordato preventivo

Revocata la procedura fallimentare per l’impresa edile Eurocos Srl, storica azienda del Monfalconese, gestita dall’amministratore Luca Visintin.

L’impresa è stata infatti ammessa al concordato preventivo, già presentato e depositato il 20 luglio 2011 e che allora il Tribunale di Gorizia ritenne di non accogliere. A disporre il nuovo provvedimento, depositato lunedì, è stata la Corte d’Appello di Trieste, a fronte del ricorso opposto da Visintin alla procedura fallimentare decretata dal Tribunale di Gorizia. La procedura fallimentare, pertanto, è stata revocata disponendo contestualmente l’ammissione del concordato preventivo. Si tratta del primo caso in Italia di ammissione da parte della Corte d’Appello, non risultando altre procedure simili nel territorio nazionale.

Con il concordato preventivo la società gestita da Luca Visintin procederà al pagamento differenziato dei creditori, suddivisi in sei classi, in primis i quindici lavoratori dipendenti che verranno integralmente rimborsati di quanto spettante. Il procedimento prevede altresì il subentro di un’altra società, la già costituita Villas Costruzioni, sempre riconducibile alla famiglia Visintin, che, quale impresa “assuntrice”, rileverà la Eurocos che cesserà l’attività.

In questo modo verranno così garantiti i pagamenti e la famiglia Visintin, nel contribuire fattivamente all’operazione di salvataggio aziendale, rimarrà radicata nel territorio monfalconese.

Soddisfazione è stata espressa dal legale difensore, l’avvocato Stefano Petronio, che si è avvalso della valida collaborazione dei commercialisti Roberto De Luca, di Gorizia, che ha attestato il piano di Eurocos sostenendone la fattibilità, e Giuseppe Alessio Vernì di Trieste, che ha curato il piano concordatario.

Il legale ha riconosciuto anche l’ottima collaborazione intercorsa con il curatore fallimentare, Giovanni Caccamo, «che ha gestito la vicenda con grande equilibrio».

L’azienda edile vanta una
grande tradizione nel territorio monfalconese, avendo rappresentato una delle più importanti realtà produttive cittadine.

Negli anni Novanta, il padre e i suoi fratelli incorsero in un’altra procedura a rischio, conclusasi con un concordato fallimentare.(la.bo.)



messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2016/01/29/news/giustizia-federale-1....

Crac Triestina e false fatture, Fantinel dal giudice sportivo

Chiuso il procedimento penale, l’ex presidente e il Cda a processo in febbraio. Nei guai anche lo storico dirigente dell’Udinese, Franco Dal Cin, e un giocatore. La Procura romana contesta a tutti di avere contribuito alla cattiva gestione e al dissesto economico-patrimoniale della società di calcio poi dichiarata fallita di Luana de Francisco

UDINE. Compensi “fuori sacco” ai giocatori, fatture per operazioni inesistenti, bilanci fuori controllo. Sono soltanto alcuni dei comportamenti che la Procura della Federazione italiana giuoco calcio (Figc) ha contestato, a vario titolo, a Stefano Fantinel, a sua sorella Maria Elena e ai consiglieri di amministrazione in carica dal 2009 al 2011, nell’ambito dell’inchiesta avviata anche a Roma sulla scorta del processo per bancarotta seguito al fallimento della “Triestina calcio spa”.

Una trasposizione delle contestazioni già rilevate in sede penale, insomma, di cui gli allora vertici della società alabardata dovranno ora rispondere anche davanti al tribunale sportivo.

La data dell’udienza in cui il procedimento sarà discusso è stata fissata per il prossimo 22 febbraio. Ossia, a quattro anni esatti dall’apertura del procedimento disciplinare, che la procura federale aveva messo in moto e, poi, in qualche modo “congelato”, in attesa di conoscere le decisioni del giudice per l’udienza preliminare di Trieste.

Un crac milionario, quello contestato all’allora presidente Stefano Fantinel, e concluso nel maggio 2014 con la pena patteggiata dal suo difensore, avvocato Luca Ponti, in 1 anno 4 mesi e 20 giorni (sospesa con la condizionale), nonostante il lungo elenco di bancarotte e reati fiscali, per una distrazione complessiva di quasi 8 milioni di euro, di cui era stato inizialmente accusato.

Per sua sorella Maria Elena, coinvolta in qualità di legale rappresentante della “Punto logistica & distribuzione” srl di San Daniele del Friuli, e chiamata a rispondere dell’emissione di due fatture asseritamente false alla Triestina per complessivi 540 mila euro, l’avvocato Roberto Mete aveva sollevato l’eccezione di incompetenza territoriale, ottenendo la trasmissione degli atti a Udine.

Dove, lo scorso ottobre, si è difesa ribadendo sia la propria totale estraneità dai fatti di bancarotta, sia che l’attività era gestita «da altri». Tesi che saranno ripetute davanti al giudice monocratico nel processo al via dal 22 luglio. Giorgio De Giorgis, ex giocatore e procuratore sportivo della Triestina, era stato assolto dalle bancarotte e il suo avvocato Giovanni Borgna aveva patteggiato con una multa di 45 mila euro l’ipotesi derubricata della truffa. Per lui, già nel 2013, la Procura federale aveva disposto lo stralcio della posizione.

Ora, completati gli ulteriori accertamenti condotti sull’enorme mole di documenti a sua volta acquisiti dalla magistratura sportiva, a comparire davanti alla sezione disciplinare del tribunale federale nazionale saranno, oltre a Stefano e Maria Elena Fantinel, anche gli allora consiglieri d’amministrazione Luca Visentin, Antonio Manzato, Marco Fantinel, Federico Santi (anche in qualità di ex vice presidente), Furio Avanzini e Franco Dal Cin, storico dirigente dell’Udinese, nonchè Gianfranco Fantinel, in qualità di presidente del Cda e legale rappresentante della Mfi, socio di maggioranza della Triestina (di cui Maria Elena era consigliere d’amministrazione), Elisa Aletti, amministratore unico della “Aletti spa”, socio unico della Ravenna calcio, e presidente della stessa società, ed Emanuele Pesaresi, all’epoca calciatore tesserato con la Triestina.

A tutti si imputa di «avere contribuito, ciascuno in relazione al ruolo ricoperto, alla cattiva gestione e al dissesto economico-patrimoniale della società, già in stato di grave crisi al momento della loro cessazione dalla carica». L’ex presidente, in particolare, avrebbe pattuito e poi corrisposto con assegni e bonifici, nel giugno 2008, ai calciatori della rosa “speciali gratificazioni” in aggiunta al contratto economico depositato in Lega.

Il fascicolo penale aveva contestato una distrazione di 90 mila euro, quali pagamenti in “nero” distribuiti tra Allegretti, Granoche e Petras.

Nel “calderone”, anche le fatture emesse a favore della srl presieduta dalla sorella e le «non meglio definite “prestazioni pubblicitarie” per complessivi 600 mila euro a favore dell’Asd “Triestina
Camp”, inattiva dal 2006, cui si contesta di avere «simulato pagamenti a soggetti terzi che in realtà non avevano percepito nulla».

Il denaro sarebbe stato prelevato dai conti dell’Asd e consegnato in contanti a Fantinel per quasi 500 mila euro.

©RIPRODUZIONE RISERVATA
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