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Brigate Gialloblù - Una storia recente e aggiornata...

Ultimo Aggiornamento: 05/07/2006 20:41
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26/01/2006 19:04
 
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LE VECCHIE BGB di VERONA
26/01/2006 - di fans ; Fonte: hellas
Il ritorno del Verona in serie A, nella stagione 1982-’83 (seconda solo a quella dello scudetto, in termini di risultati sul campo) sancisce anche il ritorno degli ultras gialloblu nel circolo delle tifoserie che contano, quelle con cui, negli anni ’70, si era inaugurata la stagione dei gemellaggi e degli scontri. Attorno ai veterani si raccolgono centinaia di nuovi giovani.
Una parte dei nuovi adepti, entra in curva con lo spirito con cui si entra nella legione straniera e la propensione allo scontro fisico con le tifoserie avversarie diventa per molti il motivo principale di adesione alle BG. Già nel campionato 1981-82, coronato con la promozione in serie A, la curva veronese aveva ricominciato a far parlare di se’ per le intemperanze degli ultras, ma è a partire dalla stagione 1982-83 che l’immagine di tifoseria violenta e razzista (peraltro ancora molto in voga) prende il sopravvento su tutto il resto. Gli scontri iniziano già alla prima di campionato contro l’Inter e proseguono fragorosamente per tutta la stagione.
Le Brigate Gialloblu quindi, sono ancora vive e vegete. Se ad uno qualunque delle migliaia di tifosi gialloblu che animano la curva nei primi anni ’80, viene chiesto di che gruppo fa parte, prima risponde “sono uno delle BG” e poi, forse, in seconda battuta specifica il gruppo con cui si ritrova all’interno della curva. Le BG continuano ad essere la grande chioccia sotto cui cova l’amore per l’Hellas.
Dal punto di vista coreografico la curva mantiene la sua vena colorata, anzi le bandiere si moltiplicano, in particolare quelle “scozzesi” a scacchi giallo-blu, spariscono invece i tamburi (proprio nel momento in cui altre curve li adottano imitando le BG degli anni ’70) mentre per qualche tempo prende piede la moda di presentarsi in curva con la maglia della squadra. La particolarità, dirompente, della curva sud, inizia ad essere l’approccio goliardico, a tratti demenziale, a tratti feroce, con cui le BG accolgono i tifosi e le squadre avversarie.
Aneddoti riguardanti la celeberrima goliardia delle BG ce ne sono a decine e sono tutti più o meno conosciuti. Le trasferte a Como con pinne, materassini e tutto l’occorrente per una vacanza balneare (“per quest’anno, non cambiare, tutti a Como come al mare”); i remi che spuntano dai finestrini di un pulmann delle BG diretto allo stadio di Firenze che sembra procedere in autostrada come una nave vichinga; le carote gettate ai tifosi udinesi al grido di “buon appetito conigli!” sono solo alcuni degli episodi ormai entrati nella storia ultrà del nostro paese.
Spesso il giovane brigatista, soprattutto se studente, ha una vera e propria doppia vita: persona posata e corretta durante la settimana, potenziale teppista la domenica infatti, i giovani che interpretano la fede gialloblu come una divisa da battaglia.
È un fenomeno condiviso praticamente da tutte le curve italiane, ma a Verona assume i contorni di un vero e proprio caso nazionale, solo in parte nascosto dietro i riflettori dei successi sul campo. Striscioni espliciti come “noi odiamo tutti”, “soli contro tutti” o i vari “benvenuti in Italia”, “forza vesuvio” etc. riservati agli ospiti napoletani, trovano largo spazio sulla stampa nazionale.
Le BG acquisiscono un ruolo di primo piano nel mondo parallelo degli ultrà. La coesione e il seguito della frangia più oltranzista della curva pongono le BG al vertice dei gruppi più temuti dell’intero panorama italiano. Sono decine gli striscioni sottratti ai tifosi avversari e poi esposti in curva sud in segno di scherno. Accanto alle risse però, il tifo veronese inizia a distinguersi per raid teppistici veri e propri. Frange di tifosi gialloblu lasciano il segno del loro passaggio a Como, nel gennaio 1986 e, nell’agosto dello stesso anno, devastano la piccola Cavalese, località trentina scelta dal Verona per il ritiro pre-campionato ,nel dicembre 1986 gli ultrà veronesi hanno messo “a ferro e fuoco” la città di Brescia in occasione della trasferta contro le rondinelle. Più di mille veronesi arrivano a Brescia nella mattinata, convinti di trovarsi di fronte gli ultrà bresciani. La mancata presenza dei rivali innesca la furia degli ultrà scaligeri. La zona della stazione bresciana e il viale che porta allo stadio sono teatro di una vera e propria devastazione: oltre 500 auto danneggiate (tra cui quella del sindaco di Verona, Gabriele Sboarina), cassonetti dati alle fiamme, vetrine infrante, bar devastati, passanti aggrediti e scontri furibondi con le forze dell’ordine. I fatti di Brescia finiscono sul tavolo della Procura della Repubblica di Verona che inizia ad indagare su eventuali connessioni tra la curva veronese e gruppi locali di estrema destra.
La polizia effettua centinaia di perquisizioni e il 1° febbraio 1987 vengono arrestati 12 ultrà veronesi con l’accusa di “associazione a delinquere”. Si tratta di un’accusa gravissima: per la prima volta, in Italia, un tifoso di calcio viene trattato alla stregua di un criminale vero e proprio.
Sul fronte dei rapporti con le tifoserie avversarie, si registrano alcuni cambiamenti. Nell’85 infatti, viene stretto un patto di non belligeranza con gli interisti (inversione di tendenza rispetto alla regola che non prevedeva amicizie con le squadre considerate “grandi”) mentre, nell’88, i tifosi del Torino rompono il gemellaggio più che decennale.
Nella stagione 1987-’88, il Verona arriva ai quarti di finale di Coppa Uefa e la tifoseria gialloblu si fa conoscere anche in Europa. Pogon Stettino (Polonia), Utrecht (Olanda), Sportul Bucarest (Romania) e Werder Brema (Germania ovest), sono gli avversari dell’Hellas. I veronesi che seguono la squadra si contano a migliaia e si registrano scontri ad Utrecht (contro i tifosi locali) e a Brema (contro le forze dell’ordine).
La curva sud a Brema
“Siamo i tifosi delle BG” dicono in coro gli ultrà veronesi. In questa frase c’è tutto lo spirito che contraddistingue la curva veronese: a sostenere la fede di migliaia di supporter gialloblu non sono la squadra e la dirigenza, che cambiano continuamente, ma i colori della città e, soprattutto, lo spirito di coesione di quanti trovano in curva una ragione di vita. Andare in curva a tifare Hellas, per molti giovani e meno giovani è quasi un dovere morale dettato dall’essere veronesi. Per questo, alcune imprese dei tifosi del Verona non si svolgono in concomitanza con le partite dell’Hellas. Campionato di C2 1986-’87, al Bottagisio di Chievo la squadra di casa affronta il Mantova, sarebbe un incontro tranquillo se decine di tifosi delle curva sud, assolutamente indifferenti agli esiti della partita, non cogliessero l’occasione per affrontare i mantovani, rivali storici.
L’impiego sempre più massiccio delle forze dell’ordine non frena gli ultrà gialloblu che imperversano negli stadi della cadetteria nel vittorioso campionato 1990-’91. Il ritorno in serie A coincide con nuovi disordini e nuove diffide. La curva veronese è costantemente al centro dell’attenzione dei mass-media.
Il 14 novembre 1991, pochi giorni prima di compiere 20 anni, le BG annunciano il loro autoscioglimento in accordo con tutti i gruppi presenti nella sud. I vertici dello storico gruppo veronese si dicono stanchi di tanto accanimento nei loro confronti: non possono essere il capro espiatorio per problemi di ordine pubblico che travalicano il tifo sportivo e, in particolare, non possono rendersi responsabili di ogni individuo che porti una sciarpa gialloblu al collo. In occasione della partita Verona-Genoa, le ringhiere della curva sud, dopo 20 anni, restano desolatamente vuote.
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