«Carissimo Presidente,
non appena ho avuto notizia, attraverso i mass media, che intendevi "mollare" il Treviso e il mondo del calcio, Ti ho subito lanciato, attraverso i giornali, un forte appello a non arrenderTi, a continuare a lottare per un patrimonio, sia pure sportivo, che appartiene alla città e la onora.
Quante battaglie abbiamo sostenuto insieme per lo "storico" ingresso del Calcio Treviso in serie A? Quante difficoltà si sono frapposte per consentire alla squadra di giocare davanti al suo pubblico? Quante ingiustizie hanno costellato le prove dei nostri ragazzi, spesso penalizzandone l'impegno e l'ardore agonistico?
Adesso ci è piombato addosso un verdetto, che è madre e sommatoria di tutte le ingiustizie patite e che costringerà la società ad una seconda, più dolorosa, riorganizzazione dopo quella legata alla costruizione di una squadra per la serie A.
Sempre iugulati nei tempi, sempre costretti ad operare in regime di somma incertezza.
Ma in ogni circostanza avversa non ci siamo mai arresi, forti di quello straordinario D.N.A. che contraddistingue la nostra gente e e che le ha consentito, con il lavoro, la tenacia, l'impegno, di creare dal baratro di una guerra devastante il modello del Nord Est, che tutti ci invidiano.
Dunque non puoi mollare proprio ora, perché dopo la caduta c'è sempre una rinascita, di cui Tu devi essere l'artefice principale!
Io Ti sarò sempre al fianco.
Treviso non merita che alcuno dei suoi valori, con tanta fatica conquistati, venga svenduto e abbandonato a se stesso.
Ed il Calcio Treviso è uno di questi!
Davanti all'ennesimo scandalo, "tirem innanz" con dignità e orgoglio, come abbiamo fatto in tanti altri difficili momenti.
Ho voluto scriverTi queste mie riflessioni e questo mio accorato invito, perché la nostra amicizia merita più di un articolo sul giornale!
Attendo un Tuo riscontro da "condottiero" vincente.
Con immutata stima e tutta la mia comprensione per l'amarezza che ha pervaso il Tuo animo, Ti saluto con affetto.»
Giancarlo Gentilini