Intervista a Crotti, azionista del Trevisofbc
Da settant'anni segue il Treviso e i suoi occhi hanno visto di tutto: dalla B con Nereo Rocco, alla storica promozione in A, ma passando anche attraverso mortificanti campionati di serie D e l'umiliazione di un fallimento che lui ha evitato garantendo una fideiussione di 800 milioni di lire (circa 15 anni fa) all'allora curatore fallimentare La Manna di Genova. Questo è Eugenio Crotti, 86 anni, che tra le altre cose è anche azionista della società di via Foscolo avendo una piccolissima quota talmente piccola da non far neppure parte del consiglio di amministrazione, ma lui di quel mignon ne va fiero.
«Questo brutto avvio dice Crotti - non mi sorprende. Chi è arrivato ha grandi qualità, ma rispetto allo scorso campionato sono stati cambiati troppi giocatori, mentre credo che sarebbe stato meglio confermare il blocco dell'ultimo campionato e prendere cinque giocatori di qualità e non diciotto come invece è successo. Non basta prendere giocatori bravi per fare una squadra vincente. Devi capire se tra loro vanno d'accordo e devi soprattutto pensare che lasciano città e squadre importanti per venire a Treviso, città atipica per una serie B».
Chi l'ha maggiormente delusa?
«Sicuramente tutti, ma se devo fare un nome allora dico Barreto».
A questa squadra cosa avrebbe aggiunto in estate?
«Più che aggiunto avrei tolto molti giocatori che non servivano. Un esempio: cosa servono Trotta e Scaglia quando abbiamo Quadrini, Russotto e Sestu? Perché far arrivare Scurto quando avevamo Mezzano e Valdez? Perché non far giocare titolare Russotto che tra le altre cose è un patrimonio della società e anche titolare dell'Under 21 azzurra?»
Può bastare?
«No. Sommando i gol segnati l'anno scorso da Pià, Barreto e Piovaccari si arriva a quanti ne ha segnati Fava da solo; e uno con le sue caratteristiche manca al Treviso».
Ci sembra arrabbiato
«Deluso è la parola giusta. Bastava trattenere Fava, trovare un portiere perché Avramov rientrava alla Fiorentina, due difensori esterni e un centrocampista alla Gallo e la squadra era a posto. Invece a Treviso sono arrivate due squadre di giocatori che finora non hanno fatto vedere nulla di importante».
Almeno è contento del ritorno di Pillon?
«Credo che anche lui in certi frangenti non abbia saputo gestire al meglio certe situazioni e il primo segnale lo si è avuto in casa con l'Avellino quando c'è stata quella discussione tra Barreto e Pià per calciare il rigore. In questi casi l'allenatore deve prendere in mano la situazione e decidere a chi affidare il tiro dagli undici metri senza dimenticare poi quando ha fatto giocare Scurto, reduce da un lungo infortunio, contro i due veloci attaccanti del Pisa e quando non ha saputo gestire lo sfogo di Russotto entrato a pochi minuti alla conclusione di una partita».
..e domani al Tenni arriva il Vicenza. Derby da 1 fisso.
www.ilgazzettino.it