Buffon:"Olimpico non ci ha aiutato"
E' stato uno dei protagonisti del rilancio dell'Italia dopo la vittoria con l'Ucraina, ma Gianluigi Buffon non ha peli sulla lingua quando critica il pubblico romano per non aver incitato a dovere gli azzurri: "Non ho parlato di fischi - ha dichiarato - Ma di atteggiamento teatrale, l'Olimpico se vuole sa darti una mano". Ed ancora: "Il primo coro si è sentito alla mezz'ora. C'è sempre un motivo per non tifare Italia".
Diretto, senza fronzoli, efficace come quando è sul terreno di gioco. Gianluigi Buffon parla con la sincerità di chi ha ormai raggiunto una certa maturità passando attraverso critiche e scandali che non lo hanno scalfito nemmeno di un millimetro, anzi piuttosto rafforzato. E non ha problemi ad esporre i propri pensieri con il rischio di sembrare antipatico a chi si sente chiamato in causa dalle sue affermazioni, ma con il pregio di dire sempre e comunque una verità che quando chiama in causa l'Italia, la nazionale che in tempi grigi del calcio nostrano, ha fatto gioire tutta la penisola, tiene a ribadire. Non si parla di tattica, di gioco o di schemi, il problema unico per il portierone azzurro è quello del tifo, e anche quello romano ha deluso il numero uno della Juve: "Io l'Olimpico lo conosco, sa davvero essere l'uomo in più se vuole - ha detto - A queste cose io sto attento. Su Roma, alla vigilia ne avevo sentite tante, ma il mio di scorso va oltre la partita ha radici più lunghe".
Ed allora spiega: "Vai in Puglia e magari ce l'hanno con la Federazione, vai in Toscana e c'è un problema di destra o di sinistra, vai in Friuli e magari sono incavolati perché pretendevano sei giocatori dell'Udinese in azzurro...". Poi la ferma convinzione: "C'è sempre un motivo per non tifare Italia - ha proseguito - Ed invece il tricolore deve essere un vanto dappertutto. Quando mancavano i risultati ero il primo a comprendere i tifosi, ma ora i risultati ci sono". Uno sfogo amaro che trova le sue radici nella convinzione di un disamore verso la nazionale determinato da un "provincialismo" che molto spesso porta a rivolgere le frustrazioni di particolari città o zone della penisola contro quei giocatori che ventiquattro anni dopo l'ultimo successo iridato sono diventati campioni del mondo.
fonte:tgcom