Il sogno di Denis: «Chiudere con la Reyer
Marconato con il Barcellona: «Della Benetton ho nostalgia dei dopo-partita trascorsi uniti, qui ognuno va per conto suo»
di Halloween a Paseog de la Bonanova, sull'attico scelto da Ilaria Marconato nella zona ideale per Giulia che in 5' di autobus arriva all'asilo internazionale, per Denis in 10' all'allenamento col Barça e per lei in un minuto di passeggio a far spesa quotidiana con la signora Basile o in 15 di metro per una "vasca" sulle sulle Ramblas. Il tutto in una delle zone più "in" della capitale catalana, Sarria.
Un calice di vino tinto dell'Estremadura sfiorando il torcicollo nel volgere lo sguardo dal Porto al Tibidabo, un giro a 180 gradi come quello proposto al centro trevigiano di Quinto sul panorama cestistico alla vigilia del match odierno con la sua Benetton, la prima sfida in un match ufficiale con la squadra che l'ha cresciuto ed il cui ambiente ancora rimpiange un po'. «Il Barça è club ottimo, ben organizzato: la cosa che manca davvero è il dopopartita assieme, il momento in cui festeggi tutti assieme e soprattutto medichi le sconfitte. Alla Ghirada il gruppo si costruisce anche così, con la pizza e la pasta di Franco: qui invece a fine gara tutti per conto proprio, come professionisti che staccano subito del tutto.»
- Per ambizioni ed organico non c'è paragone fra voi e la Benetton.
«Meno di quanto si creda. Vero, noi siamo obbligati a far strada, vincere. In Spagna come in Europa. Ma ogni anno è più difficile. Ad inizio stagione poi dappertutto si fatica, squadroni o no. Per l'usura del Mondiale o per i problemi da rinnovamento.»
- Al Barça in particolare sono arrivati il centro croato Kasun ed il play sloveno Lakovic.
«Due ottimi elementi. Mario è un pivot forte, massiccio: con lui posso giocare meno ma cercando più qualità. Lakovic poi è bravissimo sia nell'uno contro uno che nell'orchestrare il gioco. Un Bulleri più regista, ecco.»
- Treviso?
«Tutta da scoprire. Le certezze sono i veterani: dallo splendido Goree a Soragna, ora appannato forse più per stress da fiocco rosa che da maglia azzurra, e Mordente. Credo dipenda molto da quanto crescerà Gigli.»
- Che ha giocato bene contro Montegranaro.
«Uno in più da temere. Ma noi ora più che mai rispettiamo tutti. La Benetton poi esibisce difese strane che infastidiscono soprattutto chi è ancora alla ricerca di un'identità, come quasi tutti ad inizio stagione. Ma Ivkovic in quanto a tattica non è secondo a nessuno. Sullo stesso piano di Messina e Obradovic. L'anno scorso a settembre prendemmo 30 punti a Spilimbergo, al Memorial Snaidero: conta nulla, naturalmente. Mi basta vincere di uno stasera, magari soffrendo come sette giorni fa in Francia col Pau Orthez, squadra sicuramente più debole dei miei ex compagni.»
- Presto per arrischiare la favorita per lo scudetto?
«Seguo il campionato su Sky ma qualcosa mi sono perso, come il derby di Bologna ad esempio: su Climamio e VidiVici non mi esprimo, idem su Siena. Mi sbilancio invece sull'Armani: l'ho vista perdere a Udine ma con un roster impressionante. Una coppia come Blair e Watson l'hanno in pochi anche in Eurolega. Appena funzioneranno Bulleri e Calabria saranno dolori per tutti.»
- Bargnani nella Nba. Tu ti sei fermato alla Summer League: rimpianti per aver lasciato passare il treno giusto?
«No. Erano altri tempi, gli europei non erano giustamente considerati come adesso. E poi serve anche fortuna. A me è arrivata tardi, ricevendo la chiamata di Barcellona. E va bene così.»
- Ancora Bargnani: basterà all'Italia per superare la delusione dei mondiali e qualificarsi per Pechino ai prossimi Europei qui in Spagna?
«Ad Andrea aggiungerei anche Bulleri: sì, ce la giocheremo con tutti, anche se ci sono una decina di squadre allo stesso livello. E poi perchè non mettere nel gruppo anche Gallinari? A 18 anni fa già cose egregie: gioca perchè se lo merita, non per meriti anagrafici.»
- Spagna come esempio di crescita di giovani: hai scoperto il segreto?
«Francamente no. Forse la creazione di società satelliti dove svezzare i migliori del vivaio nei campionati minori. Credo comunque che conti soprattutto il lavoro in palestra. Come quello individuale a cui mi sottoponeva Renato Pasquali. Chissà se a Cuccarolo (19nne pivot asolano di 2.15; ndr) riservano lo stesso trattamento: è inutile mandarti in campo anche in B1 se poi non sai cosa fare. Prima impari, poi esegui: quel poco o tanto che ho fatto, lo devo solo alle ore di palestra. Che senso ha gettarti nella mischia se non conosci i fondamentali?»
- A 31 anni progetti già il fine carriera?
«Non ci penso ancora ma rispondo ugualmente, d'istinto. Mi piacerebbe chiudere con un'impresa, magari portare in A una squadra nostra, veneta. Come la Reyer, ad esempio. Ma fra quattro anni forse ci sarà già riuscita anche con l'aiuto del mio amico Sottana. Anzi glielo auguro.»
Luigi Maffei
OVVIAMENTE VERRA' A ODERZO.. FILIPOZZI HA GIA' IN MANO IL SUO CARTELLINO