da www.oggitreviso.it
L'UNIVERSITA' CONTRO DE POLI
Secondo il rettore di Venezia Ghetti se Fondazione Cassamarca non onorerà gli impegni presi è la fine dei corsi universitari a Treviso
Treviso - Continua la querelle fra i rettori delle Università di Padova e Venezia e il magnate De Poli in relazione al pagamento degli stipendi dei docenti che insegnano nei corsi di laurea ospitati a Treviso.
Secondo Pier Francesco Ghetti, rettore di Ca’ Foscari, non sarebbe ammissibile la giustificazione della crisi economica (crollo delle quotazioni di Unicredit e lo stop al dividendo) che sta attraversano Fondazione Cassamarca per giustificare il mancato rispetto dei patti, messi, peraltro, nero su bianco.
I tagli decisi dal Cda di Fondazione Cassamarca hanno colto si sorpresa i rettori di Padova e Venezia che della decisione sono stati informati con due righe scritte dallo stesso De Poli che giustificava la decisione a causa di impreviste difficoltà finanziarie.
Il rettore Ghetti, in un’intervista rilasciata a Tribuna così commenta la decisione: “L’ho trovato un modo allucinante di comportarsi, non può pensare che le fondazioni agiscano come le banche: quando tutto va bene prestano soldi e nei momenti di difficoltà spariscono.
Prima di tagliare le risorse a noi taglino i contratti di durata più breve e facciano fronte con quello che hanno a disposizione». Il prof. Ghetti pensa invece che: «I patti vanno rispettati. I costi di competenza di Fondazione devono essere onorati, non ci sono scorciatoie.
Conosciamo le difficoltà in cui versa l’ente ma è la convenzione sottoscritta l’unica a fare testo. Se De Poli non paga sarebbe la fine dell’università a Treviso e non credo sia concepibile - continua Ghetti -. anche se le condizioni economiche sono cambiate rispetto alla stipula della convenzione, non esistono cavilli che possano liberarli dagli impegni, oltretutto in via unilaterale. Si sono comportati come se avessero dimenticato tutto gli accordi abbiamo sottoscritto.
Probabilmente pensano che se non paga Cassamarca sarà lo Stato a pensarci ma si sbagliano di grosso. Adesso bisogna che Fondazione metta in fila i suoi impegni di spesa e faccia una cernita, sacrificando attività minori, non certo l’università a Treviso. Sarebbe una perdita incalcolabile dopo sette anni di impegno e progetti».