I PIPPONI DEL SECOLO!

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HaRdFr3qu3ncy
00mercoledì 6 ottobre 2004 00:13
128) LASSITER (ex Genoa):
Venne acquistato dal Genoa dopo alcuni soddisfacenti provini ma, al momento di prendere l’aereo per il capoluogo ligure, venne arrestato dall’antidroga americana per spaccio di stupefacenti !!! Credo che tuttora sia ancora in prigione, soprattutto per evitare l’ira dei dirigenti del Grifone.

127) LONSTRUP (ex Cagliari) :
La memoria di questo danese è andata irrimediabilmente perduta per noi gente del continente, ma ritengo che nell'isola circhino disperatamente di dimenticarlo Una ragione ci sarà.

126) FABIO JUNIOR (ex Roma):
Probabilmente uno dei più grandi bidoni della storia del calcio italiano, accolto a Roma come il salvatore della patria e in realtà di una pochezza sconcertante. Inquietante la sua somiglianza con Daniele Baldini: e se quest’ultimo avesse deciso di arrotondare il magro stipendio di Empoli spacciandosi per…oops!

125) SLISKOVIC (ex Pescara):
Classico esempio di pensionato venuto in Italia per curare la salute cagionevole. La cura effettuata nella stagione termale ’87-’88 diede i suoi frutti, tanto che il nostro si diede alla vita nomade nelle campagne della Francia. Ma, nel ’92-’93, fu costretto a tornare nel bel paese dal riacutizzarsi di dolori reumatici che non gli consentivano nemmeno di alzarsi dal letto.... figuriamoci di giocare al calcio.

124) HOLMQVIST (ex Cesena):
La caratteristica che di lui è rimasta negli annali era l'espressione che sfoggiava nella figurina Panini che lo ritraeva. Holmqvist, infatti, appariva nella figurina singola come un lottatore di wrestling mentre in quella della squadra per come era realmente, cioè un soldo di cacio alto 1.74 e con una testa spropositata.

123) DEMOL (ex Bologna):
Con chi, se non lui, il Bologna poteva completare il trio di stranieri stellari della stagione ’88-’89, che vantava già pezzi del calibro di Rubio (vedi) e Aaltonen (vedi)? Pare che ‘Demol’ fosse non il vero cognome, ma un soprannome affibbiatogli in Belgio, abbreviazione di ‘Demolitore’; cosa demolisse, nessuno lo sa con certezza, anche se qualche sospetto ce lo abbiamo…

122) DOBROVOLSKY (ex Genoa):
Capriccioso rampollo di un distinto e ricchissimo ‘uomo d’affari’ dell’ex-Unione Sovietica, il giovane Igor, mediocre centravanti a livello amatoriale nel suo paese, si impuntò che voleva giocare in Italia; il facoltoso genitore lo accontentò, convincendo i dirigenti del Grifone con validi argomenti (calibro 44) ad arruolarlo nelle loro file. L’unico che manifestò qualche dubbio lo stanno ancora cercando.

121) SARALEGUI (ex Torino):
La cosa migliore che fece a Torino fu risvegliare la vena poetica di molti: i tifosi cantavano ‘Saralegui, Saralegui, speriamo che si dilegui’; un dirigente innervosito (più che dagli sfottò, dalla mancanza di soldi…) rispose un giorno ‘Saralegui, Saralegui, se non ti piace tu ti adegui’…

120) TETRADZE (ex Roma):
Il nostro si presentò a Roma esibendo un passaporto georgiano, ma dopo un paio di mesi si cominciò a sospettare che fosse ceceno; infatti amava fare il tiro al bersaglio col suo kalashnikov, e aveva l’abitudine di portare legata sulla fronte una bandana con frasi del Corano. Nell’incertezza, fu rispedito al mittente.

119) PRUNIER (ex Napoli):
Alti, calvi, e con gli orecchi a sventola: molti difensori stranieri fisicamente sembrano fatti in serie da qualche azienda cibernetica. Prunier rispondeva a questi standard, ma era difettoso per altri requisiti…Riadattato come montacarichi.

118) ZEIGBO (ex Venezia):
Un dirigente veneto, tanto fanatico delle statistiche quanto burlone, si accorse che c’era penuria di pipponi col cognome iniziante per Z: provvide immediatamente. D’altronde, aveva alle spalle una carriera di prim’ordine: aveva militato nel Nepa (!), nell’Enugu Rangers (!!), per poi approdare nel centro del calcio europeo (il Legia Varsavia).

117) SANCHEZ (ex Bologna):
Abbiamo tutti fatto una gran fatica a ricordarci di questo letale attaccante francese in maglia rossoblu; probabilmente perché non ha reso proprio al massimo. I dirigenti lo avevano acquistato pensando di mettere presto le mani sul giocatore Hugo, in modo da costituire in attacco la coppia Hugo-Sanchez, una garanzia di successi; sfortunatamente l’altrettanto prezioso Hugo fu soffiato sul filo di lana dalla Sampdoria. Almeno questo se lo sono risparmiato…

116) KRISTIC (ex Salernitana):
Noto nell’ambiente calcistico come ‘Povero Kristic’, questo massiccio difensore fu ingaggiato dalla società campana con un intento ben preciso, per un rivoluzionario esperimento mai più tentato nell’ambito di una squadra: essere utilizzato come capro espiatorio, un giocatore su cui scaricare ogni responsabilità in caso di sconfitta; una sorta di Malaussène del calcio. Ovviamente questo apre tutta una serie di interrogativi di stampo etico su cui preferiamo non pronunciarci.

115) NYATHI (ex Cagliari):
Per risolvere i perenni problemi di rendimento della squadra, la dirigenza sarda pensò bene di assumere questo stregone zulu con lo scopo di utilizzare le sue arti magiche per potenziare i giocatori. Invano: il prodigioso stregone era evidentemente di seconda mano, dato che sbagliò incantesimo e il presidente si ritrovò una rosa di 23 nani da giardino.

114) SPEHAR (ex Verona):
Soprannominato affettuosamente dai compagni ‘Aspetta e Spehar…’ (di entrare in campo), dimostrò in effetti di essere un vero campione di pazienza. Durante un’amichevole estiva al 15’ del secondo tempo il mister gli disse: ‘Comincia a scaldarti, che tra poco entri…’; la mattina dopo era sempre lì. Vari testimoni sono concordi nell’affermare che tuttora bivacchi sotto la sede dell’Hellas Verona in attesa degli stipendi arretrati.

113) BLANCHARD (ex Juventus):
Ingaggiato dalla società come presentatore di un simpatico gioco a premi che si svolgeva ogni mercoledì sera nella sede della Juventus, a cui partecipavano sostenitori fanatici della Vecchia Signora; in cambio di una modica quota di iscrizione, i concorrenti si sfidavano per la conquista di cimeli quali magliette sudate di Davids, unghie appena tagliate di Zidane, spazzolini gettati da Del Piero e così via. Pare che con gli incassi ci abbiano comprato Nedved…

112) IVIC (ex Torino):
È curioso vedere come un banale scioglilingua in serbo-croato, basato sull’allitterazione della lettera ‘i’, sia stato preso dai giornalisti per il nome di un nuovo acquisto dei granata. Questo ammonisce tutti i dirigenti a badare a ciò che dicono in presenza della stampa…

111) CASANOVA (ex Lecce):
Un sudamericano dalla dubbia fama, con un passato da cantante con repertorio gitano in locali equivoci, piccolo spacciatore di droghe leggere, organizzatore di festini e soprattutto da tombeur de femmes. La società salentina lo ingaggiò come p.r. della squadrà, ma grazie a lui nel giro di un mese gli altri calciatori erano ridotti a dei relitti umani.

110) GILBERTO (ex Inter):
Il nipote tuttologo di Pippo, portato a Milano da Eurodisney esclusivamente come mascotte dello stadio. Detto tutto.

109) DE GREGORIO (ex Bari):
Raffinato cantautore delle pampas, notissimo in patria per canzoni come El bandido y el campeon, Buenas noche florito, Nada da entiender e molte altre. Cosa lo abbia spinto ad abbandonare il successo per avventurarsi nel calcio professionistico resterà per sempre un mistero.

108) LANTZ (ex Torino):
La capacità del Torino AC di pescare nel torbido è veramente senza uguali: eravamo indecisi se classificarlo come pippone o no, tanto poco ne sapevamo sul suo conto. Poi, sulla sfiducia, abbiamo optato per il sì.

107) CAMPI (ex Bari):
Il primo e finora unico calciatore monegasco visto in Italia (chissà perché…). Si dice che il presidente Matarrese si sia recato a Montecarlo per un week-end di gioco al casino, e sia tornato con questo talentuoso fantasista al seguito; i bene informati sostengono che questo ‘acquisto’ fosse mirato esclusivamente a saldare i debiti di gioco, liberando Monaco dalla presenza di quel mangiapane a ufo. In compenso, dimostrò di essere un croupier formidabile: in pochi mesi ripulì le tasche di mezza squadra col gioco delle tre carte.

106) Pablo GARCIA (ex Milan e Venezia):
Un giorno il beneamato Cavalier Berlusconi, essendo particolarmente nervoso, ordinò con arroganza al ds del Milan di andare in Uruguay e comprare ‘un giocatore qualsiasi’; il ds, stizzitosi per il trattamento ricevuto dal presidente, decise di applicare alla lettera l’ordine è tornò con questo oggetto misterioso. Un po’ come se fosse tornato dall’Inghilterra con un John Smith, o dalla Germania con un Franz Schultz. Il nostro si applicò in maniera volenterosa per ripagare la fiducia, ma purtroppo…

105) GRESKO (ex Inter e Parma):
Siamo certi che i puristi storceranno il naso davanti alla classificazione di questo difensore di fascia slovacco come pippone; in effetti, forse non lo era, ma entra di diritto in classifica per avere sulla coscienza uno scudetto perso, essendo uno dei maggiori artefici della disfatta dell’Inter nella ormai famigerata partita contro la Lazio del 2002 (Poborsky–e non Figo!–lo fece a polpette). Sicuro è che nel giro di pochi mesi è sparito sia da Milano che, poi, da Parma.

104) BRNCIC (ex Cremonese, Monza, Milan, Vicenza, Inter, Ancona, Venezia):
L’unico giocatore in Italia noto solo col codice fiscale, da anni fa il turista nelle città del Nord spacciandosi per calciatore e facendosi ingaggiare da qualche dirigente sprovveduto; tutto questo organizzato da un’agenzia turistica croata che ha elaborato questa alternativa strategia per soggiorni all’estero tutti spesati.

103) JULIO CÉSAR (ex Milan):
Ci pare necessario dare una salutare tirata d’orecchie al Milan AC: possibile che la storia non abbia insegnato niente? Era già passato dall’Italia un giocatore con questo nome, e ci era bastato; perché comprarne un altro, con risultati, se possibile, peggiori?

102) QUIROGA (ex Napoli):
Con un nome così, deve per forza trattarsi di un personaggio secondario (o terziario, anzi quaternario) di Cent’anni di solitudine, o comunque uscire dalla mente di Garcia Marquez. Come sia stato scambiato per un essere in carne ed ossa, rimane un mistero.

101) Ming Yu MA (ex Perugia):
Uno dei tanti esperimenti di Gaucci; fu cacciato da Perugia quando un giardiniere si accorse che si era portato dietro dalla Cina 47 persone tra familiari e amici, che aveva accasato di nascosto in vari locali dello stadio (magazzini, spogliatoi, palestre, toilettes e perfino sotto il prato). Il presidente si dichiarò all’oscuro di tutto; è però provato che in quel periodo la produzione di magliette della Galex crebbe a dismisura…

100) DIÈ (ex Reggina):
Misterioso personaggio, mai immortalato; si sussurra che solo a pensarlo porti sfiga. Il vero cognome è ovviamente tabù: i tifosi reggini lo hanno ribattezzato così perché pensando a lui si abbandonano a gesti scaramantici di ogni tipo, e urlano ‘Dié!’…

HaRdFr3qu3ncy
00mercoledì 6 ottobre 2004 00:14
99) TACIO (ex Venezia):
Questo almeno il soprannome col quale venne presentato in Italia; in realtà era un refuso. Il vero soprannome era infatti ‘Nacho’, guadagnatosi durante una trasferta in Messico, quando aveva stabilito il record di divoramento di nachos tipicos (248 in 2 h 36’ 15’’). Durante il suo (breve) soggiorno in terra veneta il suo maggior cruccio fu il non essere riuscito a battere l’analogo record riguardante il fegato alla veneziana.

98) MILTON (ex Como):
Scrittore del famoso libro "The Paradise Lost", che narra in maniera quasi suadente la storia di Lucifero, cacciato dal Paradiso, e lo trasforma in eroe. Il libro fece scandalo, a suo tempo ! Se è per questo ha fatto scandalo pure Milton (o una sua reincarnazione brasiliana) quando ha provato a giocare a pallone!

97) REINALDO (ex Verona):
Del tutto superfluo dire che il suo acquisto fu frutto di un banale equivoco: gli scaligeri erano infatti convinti di aver acquistato un altro giocatore brasiliano dal nome simile. Appurato l’errore, la dirigenza tentò di rimediare sottoponendolo ad una plastica facciale e facendogli trapiantare due enormi incisivi superiori; ottennero però un perfetto sosia di Bugs Bunny. Lavoro che Reinaldo tuttora svolge con successo presso un McDonald’s della periferia veronese.

96) AHINFUL (ex Venezia):
Alcune settimane fa una pattuglia di polizia di Marghera ha fermato un cittadino nigeriano rispondente a tale nome e col permesso di soggiorno scaduto; tradotto in questura, questi ha dichiarato di essere ancora legato da contratto al Venezia AC. La società ha prontamente smentito di avere mai avuto alle sue dipendenze un calciatore con questo nome; poiché il signor Ahinful è tuttora in guardina in attesa di chiarire la propria posizione, chiunque lo ricordi in qualche modo relazionato alla maglia nero-verde è vivamente pregato di farsi avanti.

95) BIANCHEZI (ex Atalanta):
In realtà uno stunt-man brasiliano, impiegato come controfigura di Zorro (vedi foto); gli osservatori atalantini rimasero impressionati nel vedere la sua agilità nello schivare le stoccate del sergente Garcia e nel cavalcare ronzini a pelo. Dote che peraltro gli permise di sottrarsi alla tifoseria inferocita, e di fuggire da Bergamo (quasi) indenne.

94) GUTIERREZ (ex Lazio e Verona):
A guardare la figurina Panini che lo ritrae viene da chiedersi per quale oscura ragione l’Uruguay sia una così inesauribile fucina di facce da delinquente: nel caso in esame i riccioli, il naso pronunciato e l’accenno di lentiggini lo fanno sembrare un monello da strada pronto ad estrarre la sua fionda per fracassare qualche lampione. Memorabile la sua collezione di lucertole scuoiate.

93) NANAMI (ex Venezia):
Sull’onda del successo di Nakata a Perugia, i lagunari tentarono di ripetere l’esperimento col Beccalossi del Sol Levante. Purtroppo questi aveva lo spirito del kamikaze: dopo le prime deludenti prestazioni, durante un allenamento estrasse un’enorme katana, fece harakiri e contemporaneamente si fece saltare in aria. Ancora oggi sul campo di allenamento è ben visibile il cratere, lasciato come monito per le generazioni future.

92) ESNAIDER (ex Juventus):
Vi riveleremo ora il più nascosto segreto di questo pseudo giocatore: in realtà Es.Na.Id.E.R. non è un cognome bensì un acronimo!!!!!!! Vuol dire letteralmente "Es Nado Idiota El Rincoglionidon" che tradotto dal dialetto di El Toboso nella Mancha vuol dire : è nato con un lieve ritardo mentale il grande sempliciotto.Ora finalmente capite!!! Ma i cuori di pietra della Juve invece di affidarlo agli assistenti sociali lo cacciarono malamente via, i senza cuore!

91) CATÉ (ex Sampdoria):
Pittoresco calcatore dei campi di gioco nostrani, Catè (abbreviativo del vero nome Catetere) è passato alla storia per A) la totale insipienza col pallone tra i piedi B) le storiche bevute con gli amici carioca C) le risse provocate nei vicoli genovesi. Complimenti vivissimi !!!

90) SAUZEÉ (ex Atalanta):
Roccioso incontrista francese dall’aspetto molto snob: talmente snob da snobbare il pallone. Raffinatissima l’unghia ricurva di 5 cm che sfoggiava al mignolo destro, da lui utilizzata per estrarre le chiocciole dal guscio; non era infatti infrequente vederlo strisciare sul campo di gioco dopo le giornate di pioggia in cerca dei gasteropodi di cui andava ghiotto.

89) TRIFUNOVIC (ex Ascoli):
Noto modo di preparare i funghi in cucina, secondo le celebri ricette dello slavo Rutto Artrosic (da non confonderso col nostrano Artusi). I famosi "funghi trifunovic" sono un ottimo contorno a carni rosse e selvaggina e ben si accompagnano con vino di ottima qualità quali il "Tavernello fatto col bastone", lo "Sciacquaquaraquaqua" e il "Budello di Montalcione". Si và bè ma anche il nome di un pessimo calciatore.

88) CHUKWU (ex Bari):
Tipico casio di calciatore fantasma. Nessuno l'ha mai visto calcare il suolo calcistico italico. Si mormorava che fosse un qualche spirito guido africano invocato dal presidente del Bari Matarrese nel vano tentativo di evitare un'infausta retrocessione.

87) MIRNEGG (ex Como) :
Soldato dell'impero austro-ungarico durante il primo conflitto mondiale, venne trovato ibernato lungo il confine dolomitico. Una volta sgelato fu utilizzato come carne da cannone dal Como: ossia fu utilizzato come capro espiatorio per le infauste prestazioni dei lariani. Poveraccio!!!!

86) VICTORINO (ex Cagliari):
Il terribile nome Waldemar tradisce l’origine teutonica del personaggio; trattasi infatti di un maldestro tentativo di cambio di identità per un ex-criminale nazista rifugiatosi in Uruguay, e desideroso di tornare in Italia, a cui tanti bei ricordi lo legavano (le sue prime stragi di civili…sigh! Sob! Quanto tempo…).

85) COP (pronuncia: ciòp) (ex Empoli):
I tifosi empolesi non potranno trattenere le lacrime davanti al nome della punta di Mostar, acquistata dalla dirigenza toscana quando non avere due stranieri era considerato veramente out, per fare coppia con l’altro fenomeno Johnny Ekstroem. In realtà non fu schierato praticamente mai; egli però si scusò dicendo che per rendere in maniera soddisfacente aveva bisogno di giocare accanto al suo gemello del gol Predrag Cip.

84) ILIEV (ex Bologna):
Per farsi perdonare gli acquisti non del tutto azzeccati delle stagioni precedenti, la dirigenza felsinea pensò bene di regalarsi il primo bulgaro del calcio italiano. Sembra però che fosse in realtà una spia dei Servizi Segreti del suo paese, incaricato di organizzare un nuovo attentato al Papa; teoria che peraltro riabiliterebbe la memoria di questo agghiacciante pippone dell’Est.

83) BAN (ex Juventus):
Questo attaccante croato, con un nome da scienziato pazzo e/o nemico dei Fantastici Quattro, fu acquistato dalla Juventus come una giovane promessa; dopo le prime esibizioni la società, con l’eleganza che da sempre la contraddistingue, si affrettò con discrezione a farlo sparire, presumibilmente nella serie C albanese.

82) NEFFA (ex Cremonese):
Il giovane paraguaiano, una volta appurato che nel calcio non aveva futuro, decise di dedicarsi alla musica leggera: oggi infatti canta con successo ‘Io e la mia signorina stiamo bene insieme…’. Col pallone stava un po’ meno bene…

81) EDMAR & TITA (ex Pescara):
Straordinario duo di brasiliani, con due meravigliose facce da cabarettisti: al loro confronto i Fichi d’India sono due adoni. La cosa più sconvolgente di loro è che vantavano diverse presenze in Nazionale brasiliana: aahh, il Brasile fine anni ’80…

80) N’GOTTY (ex Milan e Venezia):
Ruvido centrale difensivo, protagonista di un fulgido esempio di carriera al contrario: Paris Saint Germani, poi Milan, quindi Venezia a calci, poi cacciato anche da lì. Ora è alle dipendenze di qualche squadra di dilettanti della Bassa Padana (come magazziniere).

79) ELLIOTT (ex Pisa):
Temibile stopper inglese, rimasto a Pisa per ben due anni (sic!). Veramente di gusto il suo look che lo faceva sembrare un piccolo spacciatore di Soho; e probabilmente lo era.

78) DJUKIC (ex Cesena):
I tanti jugoslavi improponibili giunti in Italia dalla riapertura delle frontiere avevano due caratteristiche fondamentali. Innanzitutto avevano dei nomi impronunciabili e dei cognomi che ogni radio-telecronista leggeva a modo suo. Djukic era uno di loro. Oltre tutto nelle foto di squadra sfoggiava un enigmatico sorriso alla Monna Lisa: cosa avesse da sorridere, poi, coi piedi che si ritrovava, lo sa soltanto lui…

77) TROGLIO e BATISTA (ex Lazio):
Per la serie "Anche le Grandi sono state Piccole (tutti abbiamo un’infanzia)", anche la Lazio miliardaria si è barcamenata tra Serie A e B e ha preso scampoli di straniero, acquistati sul "Catalogo Vestro". Troglio è uno... e Batista è il secondo !!! Due argentini così scarsi che non li volevano neanche nelle Pampas a castrare caproni ! Falliti come gauchos, i due bellimbusti si trasferirono in Italia a fare la "Dolce vita" a Roma. Ma, scoperta la truffa, i due furono mandati a fare ciò che più competeva loro: i montoni da riproduzione nel nuorese.

76) VINK (ex Genoa):
Un caso umano: il nostro aveva deciso di dedicarsi al calcio per sottrarsi al destino di pugile che il padre gli aveva imposto (anche mediante il nome di battesimo). Peccato, perché era un medio-massimo naturale, come dimostrò in una serie di risse con camionisti e camalli del porto: molti portano ancora i segni del suo gancio destro

75) EDU (ex Torino):
Un attore di telenovelas brasiliane, che faceva coppia col connazionale Muller; indimenticabili i suoi raffinatissimi riccioloni. Protagonista di ripetuti tormentoni musicali su parodie di Baglioni (‘Edu come staaai…’).

74) LUCIC (ex Bologna):
Nome da hooligan di Liverpool, cognome da criminale di guerra croato, era in realtà svedese. Un trucco molto usato, quello di farsi un patchwork di nomi di origine diversa, per aumentare le probabilità di essere convocati in una qualche Nazionale. Nel caso di Lucic il metodo ha funzionato: già da diversi anni il nostro veste infatti con notevole soddisfazione la maglia di Tonga.

73) SOTOMAYOR (ex Verona):
Centrale difensivo argentino, o forse saltatore in alto cubano? L’incertezza purtroppo resta. Tuttavia alcune fonti abbastanza attendibili propendono per la prima ipotesi, asserendo che il cognome derivasse dai suoi peculiari comportamenti nelle docce del Bentegodi (‘Ssssotomayorrrr!’). Gli ex-compagni, comunque, tacciono (e zoppicano).

72) ALLBÄCK (ex Bari):
Più che gli appassionati di calcio, questo centravanti svedese interessò molto i linguisti che dibatterono a lungo su quale fosse la corretta pronuncia del suo cognome. Furono a suo tempo organizzati numerosi convegni sull’argomento, per i quali il simpatico Marcus fu regolarmente affittato dall’Accademia della Crusca, facendo rientrare alla società pugliese almeno qualche soldarello.

71) VERVOORT (ex Ascoli):
Tignoso mediano, con questa sinistra caratteristica: i suoi capelli, biondissimi, venivano pettinati a spazzola con l’ausilio di tonnellate di gel, in modo che non cambiassero mai la loro ridicola forma. Una specie di Andrea Lucchetta del calcio. E, in effetti giocava a calcio come un pallavolista…

70) WALKER (ex Sampdoria):
Riteniamo che il calciatore giunto a Genova con questo nome non fosse quello ammirato ad Italia ’90, ma un qualche parente omonimo, proveniente dai campionati amatoriali inglesi. Molto ammirato dai cinefili per il suo paio di baffetti alla Charlie Chaplin: in effetti, lo ricordava molto anche come stile di gioco…

69) AYEW (pronuncia: aiù) (ex Lecce):
In realtà si chiamava Caputo di cognome. Il soprannome, abbreviazione di ‘aiutooo…’, aveva una doppia valenza: si trattava infatti sia della esclamazione suscitata nei tifosi che lo vedevano entrare in campo, sia di quella pronunciata da lui stesso quando capiva che doveva entrare.
HaRdFr3qu3ncy
00mercoledì 6 ottobre 2004 00:15
68) ADAMCZUK (ex Udinese):
Cugino di Marek Kozminski, lavavetri di professione, e rientrato nell’affare intavolato per portare a Udine il ben più valido parente. Dopo 2 mesi a pulire finestre in Friuli, il nostro Dariusz si impuntò che voleva giocare anche lui; gli fu data fiducia, e dopo due settimane le vetrate lo accolsero di nuovo.

67) RUI AGUAS (ex Reggiana):
35enne portoghese che la dirigenza emiliana, colta da un improvviso attacco di necrofilia, portò in maglia granata a metà campionato ’94-’95. Pare che comunque si trattasse di una seconda scelta: prima di lui avevano pensato ad Angelo Schiavio, ma poi si accorsero che era –ahimé!- morto (non che Aguas fosse più vivo…). Memorabili le sue foltissime sopracciglia, che utilizzava per le sue formidabili finte con cui ubriacava gli avversari (i birilli in allenamento).

66) RAMBERT (ex Inter):
Nelle amichevoli estive sembrava un fenomeno, poi l’Inter lo dette in prestito e non se ne seppe più nulla. E pensare che qualcuno se lo comprò pure per il Fantacalcio…(niente battute, grazie!).

65) VAN UTRECHT (ex Padova):
Mai arrivato in Italia uno straniero con un nome così altisonante. Si racconta infatti che fosse un nobile, appartenente ad una antichissima schiatta di cavalieri olandesi; e i tifosi padovani si chiedono ancora perché non ci sia rimasto, a fare il cavaliere!

64) ROMERO (ex Cagliari):
Talentuoso uruguaiano arrivato in Sardegna per un patetico disguido; si voleva infatti invitare nell’isola, per un festival cinematografico, il noto regista horror statunitense Gorge Romero. Visto che il danno era fatto, il fantasista rimase al Cagliari: e i tifosi si accorsero ben presto che, in quanto ad orrori, egli non era secondo a nessuno.

63) BETO (ex Napoli):
L’abitudine brasiliana di dare soprannomi ai calciatori raggiunge con questo fantasista l’apice della perfezione: sembra infatti che ‘Beto’ stia per ‘Betoniera’, chiaro omaggio all’enorme dinamismo ed alla sopraffina tecnica individuale del nostro.

62) BRAVO (ex Parma):
Ebbene sì, anche il Parma qualche volta ha sbagliato l’acquisto. La dirigenza è comunque perdonata per essersi fatta ingannare dal cognome (‘nomina sunt consequentia rerum’, disse il ds durante la presentazione); ed anche perché, appena si accorsero dell’errore, lo fornirono di due scarpe di cemento e lo gettarono nel Taro.

61) CARR (ex Reggiana):
La cosa più difficile è risalire alla nazionalità di questo oscuro personaggio: con un nome così avrebbe potuto benissimo essere tedesco, slovacco, ungherese, croato…Del resto, considerando il suo rendimento in campo, avrebbe potuto benissimo essere un calciatore, un macellaio, un docente di meccanica razionale, un poliziotto…

60) GEOVANI (ex Bologna):
Con quella faccia da tenero peluche, la società se lo acquistò come un giovane talento sul punto di esplodere; probabilmente, qualcuno lo aveva disinnescato prima che arrivasse…

59) MARCIO SANTOS (ex Fiorentina):
E a proposito di acquisti dei viola, come non ricordare questo ringhioso centrale col vizietto del goal (ah, sì?)? E’ passato alla storia per aver dichiarato, appena arrivato a Firenze, di desiderare di incontrare Sharon Stone: chissà se lei era d’accordo…In compenso, dopo il suo campionato, molti tifosi avevano una gran voglia di incontrare lui, magari in un posto poco frequentato.

58) RINCON (ex Napoli):
Da notare, a proposito di questa implacabile punta colombiana, l’orribile abbinamento tra nomi e cognome. Nonostante infatti il beffardo destino lo avesse condannato a portarsi sulle spalle il cognome Rincon, i crudeli genitori avevano aggravato la sua situazione affibbiandogli il ridicolo nome Freddy Eusebio. Ovviamente il suo gioco risentì molto di questa sua depressione di fondo.

57) DAHLIN (ex Roma):
Curioso esperimento di ingegnerìa genetica ante-littram; ci riferiamo non tanto al fatto che fosse uno svedese di colore quanto al calciatore come tale: fu ottenuto incrociando un birillo dell'autostrada con un prosciutto Gran Biscotto Rovagnati ed il tutto successivamente innestato nel DNA umano: venne fuori così Dahlin! E poi ci si chiede come mai non centrasse la porta nemmeno a calciobalilla...

56) CALDERON (ex Napoli):
Se non vi ricordate che questo campioncino abbia giocato nel Napoli, non preoccupatevi, non è l’arteriosclerosi che avanza; è infatti molto probabile che neanche lui si ricordi di avervi giocato. Ammesso che esista ancora.

55) SIVEBAEK (ex Pescara):
L’ennesima concessione della società adriatica alla propria inspiegabile consuetudine di ingaggiare calciatori definiti in gergo ‘bolliti’. Sivebaek si ricordava ancora di quando la madrepatria Danimarca assunse l’odierna bandiera (la più antica del mondo)…

54) HUGO, DICHIO, MORALES, DORIVA, SHARPE (ex Sampdoria):
Non abbiamo parole per ringraziare la società U.C. Sampdoria che, nel giro di alcuni campionati ci ha regalato questa indimenticabile sfilza di scandali del calcio. Il povero Paolo Mantovani si sta ancora rivoltando nella tomba.

53) ALOISI (ex Cremonese):
Nel caso qualcuno si domandasse perché dall’Australia arrivano solo giocatori di chiara origine italiana, sappia che ciò è conforme ad una legge fortemente voluta dal (poco) onorevole Tremaglia, attuale ministro degli Italiani all’Estero. Ci è familiare l’immagine del politico in lacrime ogni volta che si parla dei suoi protetti: così come piangono i tifosi cremonesi ogni volta che si ricordano di Aloisi…

52) NASTASE (ex Catanzaro):
Figlio di un omonimo tennista rumeno, per non imitare il padre, provò a cambiare sport. Dopo una fugace apparizione nell’unmiverso pallonaro capì qual’era lo sport adatto a lui: il Badmington e le freccette !!!

51) SEVEREYNS (ex Pisa):
Inventore dei ridicoli "Baffetti da sparviero", si fermò in gita turistica sotto la Torre Pendente. Rispedito al mittente, in Belgio, dopo aver segnato persino un gol in una finale di Coppa Coppe con l’Anversa, ha appeso le scarpe al chiodo e vende baffi finti sotto l"Atomium" di Bruxelles.

50) PERSSON (ex Atalanta):
"Joakim si è Persson, si è Persson, e non sa tornare…" cantavano i tifosi atalantini parafrasando De André; in ricordo del fatto che, appena giunto a Bergamo, il nostro si era subito smarrito per le strade della città. La cosa grave è che non è ancora stato ritrovato.

49) PEDRINHO (ex Catania):
Il primo di due fuoriclasse, l'altro è Luvanor (vedi), che contribuirono alla toccata e fuga del Catania in serie A. Oggi fa il procuratore di calcio, ma ci ha messo un pò a scoprire la sua strada: prima aveva provato a fare il commesso, scrittore di gialli, ristoratore e, pensate un pò, persino calciatore !!!

48) ZAHOUI (ex Ascoli):
Onesto venditore di perline del Corno d’Africa. Per ottenere il permesso di soggiorno sul suolo italico, si spacciò per calciatore. Vende tuttora tappeti a Cesenatico.

47) ZARATE (ex Ancona):
C’è stato un periodo in cui sembrava obbligatorio, per stare in Serie A, avere uno straniero. E anche l’Ancona non sfuggì alla regola: poiché il budget era di £. 12.000 (dodicimila) l’unica cosa che riuscirono ad avere fu questo "ricercato per stupro" che pur di sfuggire alla giustizia venne in Italia. Fece pena ma.....vuoi mettere ? Anche l’Ancona poté esibire il suo extracomunitario.

46) ELOI (ex Genoa):
Patetico esempio di uomo fallito, dopo aver fallito come portiere d’albergo, parafulmine umano, zerbino vivente, tentò la via del calcio...e fallì ! Ora fa il direttore fallimentare, lavoro per cui è perfettamente tagliato.

45) LUVANOR (ex Catania):
Il secondo fenomeno catanese è invece diventato famoso per il suo "tocco" (dei sederi delle fanciulle altrui), ma si è talmente vergognato della sua esperienza italiana che fa credere ai suoi connazionali di aver giocato nell’Inter (Ve lo giuro ! Questo è vero !! Sentito direttamente da un brasiliano, amico di mie amiche, che conosce a sua volta di persona Luvanor).

44) CARABALLO (ex Pisa):
Noto ballerino di tango, per un disguido burocratico fu scambiato per un giocatore di calcio e costretto a giocare per un anno nel campionato di Serie A. Lo stanno ancora aspettando alla "Casa della Salsa" a L’Havana, dove doveva recarsi in quell’infausta stagione.

43) ANASTOPOULOS (ex Avellino):
Detto anhe "Anestetico" fu anch’esso vittima di un disguido burocratico. Solo che faceva schifo anche come ballerino di sirtaki e nessuno lo aspettava alla "Reggia del Sirtaki".

42) SKOV (ex Avellino):
Detersivo ammorbidente, ideale sui capi colorati e alle basse temperature, lascia il bucato morbido morbido. Come? Che dite?... Scusate, mi è stato riferito che in realtà trattasi si un giocatore e non di un detersivo. Sarà...

41) KUBIK (ex Fiorentina):
Complicatissimo rompicapo ideato in Cecoslovacchia, il cui scopo finale è riuscire a rimettere in ordine le facce colorate di un solido geometrico. Noto come il "Kubo di kubik" (eppure no...non torna...Mah ?).

40) FARINA (ex Bari):
Non contenti delle numerose pippe europee, sudamericane e africani, i dirigenti del Bari pensarono bene di pescare un "pippone" in Australia. Di Farina, ormai, si sono perse le tracce. Alcuni dicono che faccia il corriere della droga tra Colombia e Italia, ma non ne siamo sicuri...

39) VINCZE (ex Lecce):
In realtà si chiama Vincenzo, detto "Vincenz", e giocava nella Squinzanese (3ªcat.pugliese). In pieno periodo di "febbre da straniero", questo truffatore cambiò il proprio passaporto, si finse ungherese (faceva l’accento di Budapest) e venne ingaggiato dal Lecce ! Il crime paga ! Questa è la dimostrazione !

38) CAIO (ex Napoli):
Con Sempronio e Tizio formava il trio d’attacco dell’ F.C. UOMO QUALUNQUE. Separato dai suoi amici, illanguidì in Italia finchè il WWF non lo liberò, riportandolo nel suo habitat naturale. Vive tuttoggi con i suoi compagni allo stato brado, nella foresta amazzonica.

37) EVAIR (ex Atalanta):
Oggetto volante non identificato, avvistato per un anno intero sui campi della Serie A. Benchè totalmente innocuo per le squadre avversarie, era pericolosissimo per le coronarie dei supporters bergamaschi. Fu perciò abbattuto dagli intercettori della SHADO e la sua carcassa nascosta nella segretissima Area 51.

36) ENEAS (ex Bologna):
Personaggio di un noto poema latino, che narrava di uno straniero venuto in Italia con grosse ambizioni. Fu in realtà pateticamente rivenduto dopo un anno di scarsissime prestazioni e dopo che aveva persino tentato di far ingaggiare il padre Anchises (come portiere) e il figlio Ascanios (come terzino). Non credete a Virgilio, questa è la verità (più o meno) !!!

35) ALEYNIKOV (ex Juventus e Lecce):
In realtà si trattava di un alieno (nome in codice Aljenikov) tenuto prigioniero nell'equivalente sovietico dell'area 51 (il nome della zona non ci è stato fornito dall'ex KGB Fuggito dagli esperimenti sovietici il povero ET si rifugiò in Italia dove fece compassione ai giocatori juventini che lo adottarono e lo tennero nascosto per circa un anno (anche in campo infatti non si notava). Braccato a questo punto dagli agenti Mulder e Scully dell' FBI dovette nuovamente emigrare nelle Puglie da cui poi fece perdere le proprie tracce. Forse è tornato al proprio pianeta o, secondo alcuni, funge da attrazione nel locale Luna Park.

34) GALLEGO (ex Udinese):
Giunto ad Udine già 32enne e vistosamente stempiato, in realtà la sua apparizione fu frutto di un penoso equivoco: infatti la società lo aveva ingaggiato come allenatore per sostituire il catastrofico Bruno Mazzia. Ma i dirigenti si dimostrarono troppo timidi per comunicare la decisione ad entrambi, ed il nostro fu riciclato come giocatore. Col risultato che quell’anno l’Udinese sprofondò allegramente in serie B.

33) ANDRADE (ex Roma):
Giunto a Roma insieme a Renato (vedi), di cui avrebbe tanto desiderato essere compagno di bagordi, è stato indubbiamente il giocatore più lento che abbia mai calcato un campo italiano. Lo sguardo spaurito che lo contraddistingue nella figurina Panini induce alla tenerezza, e contemporaneamente ne mette in luce gli evidenti limiti psicologici e la lentezza di ragionamento. Probabilmente solo da poco si è reso conto di essere stato cacciato dalla Roma.

32) DJENG (ex Sampdoria):
Rumore onomatopeico che fa un corpo metallico che sbatte su un altro corpo, parimenti metallico. Il calciatore che porta un simile nome non può che essere una "testa dura" e così è stato: Djeng ha ancora da capire se qui in Italia ci è venuto a prendere il sole o a giocare a calcio (propendo per la 1ª ipotesi).

31) RUBIO (ex Bologna):
Prototipo della "pippa" per eccellenza. Comprato come uno sfracello delle difese altrui, tenuto in campo prima per convinzione e poi per compassione, rivenduto al Mercatino delle pulci a Porta Portese! Che altro c’è da aggiungere?
HaRdFr3qu3ncy
00mercoledì 6 ottobre 2004 00:16
30) LACATUS (ex Fiorentina):
Noto come "l’ultimo dei Ramones", per il celebre caschetto (fuori moda di almeno 30 anni), Mariusz Lacatus passerà alla storia per essere stato uno degli uomini più lenti dell’universo (100 m. in 10 minuti netti) e per aver impunemente dichiarato "con me la Fiorentina vincerà tutto" il giorno della sua presentazione. Un uomo senza vergogna, come si vede !

29) ZAVAROV (ex Juventus):
Noto produttore vinicolo dell'ex Unione Sovietica, venne in italia per studiare il metodo champenuase dai viticoltori piemontesi, ma per sviare i sospetti della concorrenza (nell'ex Urss pare fossero vietati i viaggi di studio) si spacciò per un noto calciatore suo omonimo. I dirigenti della Juve cadderono nell'equivoco e lui, per non essere mandato in un gulag, stette al gioco e fornì per due anni prestazioni degne di un vero enologo, vale a dire da ubriaco!

28) AGUIRRE (ex...molto ex Fiorentina):
Questo qui invece è roba da intenditori: acquistato a luglio, osannato come un grande centroavanti, già ad agosto si era capito che bufala era e dopo uno storico gol alla Virescit Boccaleone, in Coppa Italia, fu rispedito al mittente a settembre, prima dell’inizio del campionato ! Semplicemente immaginifico !!!

27) SOCRATES (ex Fiorentina):
Disonesto venditore di fumo (sia figurato che in "tòcchi"). Essendo un mediocrissimo calciatore (un altro esempio di uomo moviola di cui questa classifica è piena), si finse un medico sopraffino.Il suo risultato migliore fu fare la controfigura nel telefilm "E.R.: medici in prima linea"da cui fu ben presto rimosso, sostituito da un altrettanto espressivo sfondo in cartongesso. Tornato in Brasile, fa tuttora il guaritore in patria in piena concorrenza col ricercatissimo (in senso legale) Mago Do Nascimiento.

26) REIZIGER (ex Milan):
Giocatore di scarso rendimento ma dal doppio uso: a causa delle labbra gigantesche, funziona perfettamente come aspirapolvere nelle faccende domestiche di tutti i giorni.

25) VAMPETA (ex Inter):
Si tratta veramente di una chicca per pochi intenditori; un giocatore uscito dagli anni ‘10 del secolo scorso attraverso un varco temporale, come testimoniava il suo look mostruosamente demodé (capelli lisciatissimi con la divisa nel mezzo e baffetti da sparviero). Il suo stile di gioco era invece più da uomo di Neanderthal.

24) LATORRE (ex Fiorentina):
E per non fare torto a nessuno ecco un altro viola meraviglia. Preso solo perchè, grazie ad un contratto capestro, il Boca Jrs non avrebbe ceduto altrimenti Batistuta, costui (in realtà postino di Reconquista) languì nella squadra Primavera (facendo schifo peraltro anche lì) prima di essere rimandato alle Poste Comunali Argentine dove lavora tuttoggi con indefessa abnegazione.

23) DE LA PEÑA (ex Lazio):
Giunto a Roma con un’eccellente carriera alle spalle, in Italia non ha lasciato segno di sé, almeno sul campo. Protagonista di infinite querelle legali, ogni estate ritornava a Formello dal paesino dove lo avevano spedito in prestito; ma forse Cragnotti lo usava come cameriere (o. più verosimilmente, come gorilla)…

22) SFORZA (ex Inter e Torino):
Fin da piccolo si sforzò di essere un buon calciatore, a forza di tentativi trovò di forza un ingaggio in Svizzera. Naturalmente l'Inter, notorìo ente assistenziale di calciatori stranieri fallimentari (vedi altre voci), pensò bene di prenderlo. Sentendo la forte responsabilità di giocare per una grossa squadra, Ciriaco fece uno sforzo immenso per dimostrare di valere qualcosa, e sforzati oggi, sforzati domani ottenne come risultato lo zero assoluto in campo, ma anche delle emorroidi grosse come rificolone, in compagnìa delle quali se ne tornò mestamente al suo paese..

21) TROTTA (ex Roma):
Tale individuo fa parte della specie delle Trotte da campo, pesce già lesso noto in tutta l'Argentina per la sua incapacità di scorrazzare per i campi da pallone. Dato che questo particolare era sconosciuto ai dirigenti della Roma venne ingaggiato come calciatore invece che come attrazione da circo.

20) BARTELT (ex Roma):
Quest’uomo va proprio raccontato, perchè ha una storia: giunto da noi come campione, rivelatosi in breve pippa (e se no non era in classifica, eh!), ha giocato 5 minuti (300 secondi 300) da fuoriclasse scartando 4 giocatori segnando un gol al 90°e facendo un assist al 94° della stessa partita! E con chi ha fatto faville stò fenomeno ? Ma con la Fiorentina, ovvio !!!.

19) KLUIVERT (ex Milan):
Ecco un giocatore che apprtiene ad una categoria particolare, ossia quella dei calciatori che seppure tuttora in Europa stanno andando benissimo, in Italia hanno fallito pietosamente. Indubbiamente Kluivert appartiene a questa categoria (altri seguiranno).

18) JONK (ex Inter):
Finora i milanesi non sono praticamente apparsi in classifica...e questo perchè le pippe migliori (insieme a quelle della Fiorentina) sono le loro !!! Questo è uno dei tanti olandesi arrivati in massa in Italia a fare muffa sui campi di calcio (che altro dire di un tale elemento ?).

17) BOGARDE (ex Milan):
Convinto che l’Olanda producesse solo campioni "alla Gullit e Van Basten", Galliani prese uno stock intero di "tulipani", ch eovviamente occupano altre e più alte posizioni nella nostra classifica. Bogarde ha lasciato il segno solo per il bellissimo retropassaggio di Udine, a quanto ricordi io...

16) BORGHI (ex Como)
Un uomo, perchè calciatore sarebbe una parola grossa, riassunto in poche parole. Preso dal Milan come fenomeno, girato al Como, finito in Svizzera, terminato a fare il procuratore anzitempo. Cosa volete di più dalla vita....un lucano?

15) STOICHKOV (ex Parma):
Vale il discorso fatto per altri: un campione all’estero, una risata qui. Un uomo moviola per eccellenza insieme a Kubik, Latorre e altri (basta vedere le posizioni precedenti).

14) RUSH (ex Juventus):
Vero asso nel Liverpool, si tramutò in un vero fesso con la casacca bianconera. Delizia degli avversari, è rimasto celebre per il nasone stile "Cyrano di Bergerac" e per i baffi (erano finti e glieli aveva venduti Severeyns). Fu rispedito in breve al mittente dove, va detto, tornò a fare gol a grappoli. Sarà mica che il campionato inglese è un po' inferiore a quello italiano.

13) PERDOMO (ex Genoa):
Avrebbe dovuto farsi chiamare Perdono e sarebbe stato questo che doveva chiedere ai tifosi del Grifone ! Perdono per lo schifo che questo qui faceva ! Ma nessuno ha avuto più pietà per lui e ora pulisce latrine a Montevideo.

12) BERGKAMP (ex Inter):
Altro tulipano scandalo per cui vale il discorso fatto per altri: fuoriclasse in patria, pippa micidiale in Italia (non segnava neppure su rigore con un portiere cieco e zoppo e una porta di metri 22x15). Mandato in Inghilterra è tornato a segnare molto di frequente (il dubbio di prima si fa certezza: il campionato inglese è nettamente inferiore a quello italiano !).

11) SUKUR (ex Torino e Inter):
Ed eccone un altro! Nostalgico del proprio paese, Hakan trasformò la "saudade" in vero e proprio magone quando gli dissero che quello che usava come "cesso alla turca" era in realtà un bidet e che l’uso fatto era quantomeno improprio. Tornato in patria, alle vecchie e care abitudini indigene (bestiemmare, fuamare e bere alla turca), è tornato a fare sfracelli ! E ora di nuovo in Italia a cominciato a ripipponare.....
HaRdFr3qu3ncy
00mercoledì 6 ottobre 2004 00:17
10) Jens LEHMANN (ex Milan):
Giunto in Italia come l’ennesimo portiere che avrebbe dovuto sostituire l’immortale Rossi (già killer di concorrenti quali Antonioli e Taibi), questo frescone dimostrò non solo di non parare affatto ma anche di non conoscere i fondamentali del calcio! Lo dimostrò in Milan-Fiorentina con le seguenti perle: piazzamento sciagurato della barriera con pietrificazione al momento del tiro, tuffo plastico a bloccare un retropassaggio con ovvia punizione a 2 nell’area piccola e gol susseguente, ed infine terza rete presa facendosi uccellare come un principiante. E, a fine partita, valigie già pronte per Dortmund. Ove ha continuato a fare faville andando, per esempio, a farfalle su un innocuo tiro-cross favorendo il colpo di testa a porta vuota dell’incredulo attaccante avversario. Il lupo perde il pelo...

9) Oscar DERTICYA (ex Fiorentina):
Non ancora sazi dei vari fenomeni presi nelle annate precedenti, i geniali dirigenti gigliati della gestione Pontello scovarono nelle pampas argentine questo autentico muflone. Presentatosi come grande attaccante col fiuto del gol, in realtà di grande aveva solo il suo capoccione, ornato di un improbabile cespuglio di capelli stile anni’70. Nel giro di un anno divenne pelato, riuscendo così a mantenere il giuramento fatto di segnare più gol di quanti capelli avesse in testa. Memorabili le sue punizioni chilometricamente precise (sì avete letto bene: Km più, Km meno la porta la inquadrava sempre). Di lui resterà la riconoscenza dei tifosi (così almeno racconta lui) che affissero il suo volto su ogni muro (stranamente sulle foto c’era scritto "Wanted"). Derticya grazie di esistere ! Gli uomini come te sono rari (per fortuna).

8) Kazu MIURA (ex Genoa):
Autentica bufala presa dal Genoa per biechi motivi di sponsorizzazione, e per incrementare il turismo giapponese in Italia, non ne azzeccava una manco a morire. O meglio, una la inzeccò: riuscì a segnare un gol in un derby, ma ovviamente il suo gol non servì a un bel niente ed il Genoa non riuscì a vincere. Comunque pensateci bene, pensate se invece di un fesso qualunque fosse stato un campione ! I titoli dei giornali lo avrebbero ugualmente coperto di ridicolo ! Volete un esempio ? Ecco qui: "Testa di Kazu ed il Genoa vince", o ancora "Tre colpi di Kazu e Genova gode", o anche "E’ sicuro ! Il Genoa si merita un Kazu", o infine "Una vittoria del Kazu". Come vedete è meglio che abbia fatto schifo ! Almeno non se lo è filato nessuno e dopo un anno è tornato a fare Ikebana a Osaka.

7) Mika AALTONEN (ex Bologna):
Quando si dice che i presidenti di calcio sono dei "ricchi scemi", non tutte le volte è un luogo comune! Questo allevatore di renne ebbe l’unico merito di segnare il gol dell’incredibile Inter-TPS Turku 0-1 (16’ di finale Coppa Uefa 87/88) per assurgere agli occhi degli italiani come "la nuova promessa nordica del gol". Girato dall’Inter al Bologna l’anno successivo, dimostrò tutta la sua insipienza: bastava che ci fossero 2°c perché lui si fondesse dal caldo. La tragedia avvenne a fine campionato: in un maggio, quello dell’89, eccezionalmente caldo per la stagione (30°c di media), Aaltonen si sciolse in una pozza di sudore! Fu imbottigliato e tenuto come "riserva oro" dalla Oropilla, con piccole aggiunte di alcool per dargli più sapore.

6) Hugo MARADONA (ex Ascoli):
Hugo Maradona ovvero: dove può arrivare il nepotismo e la raccomandazione! Per il solo fatto di essere il fratello del grandissimo Diego, questo imbelle si sentì autorizzato a fare a sua volta il calciatore e, spinto dalle raccomandazioni del Pibe de Oro, riuscì a giocare nella serie A argentina. Ma la perla di questa saga del nepotismo fu quando Hughito si convinse di essere pronto per il grande palcoscenico europeo e ruppe tanto le scatole al fratello maggiore finché questo riuscì a convincere il Napoli, minacciando di non giocare più, a prestare i soldi all’Ascoli per l’acquisto del fratellino. Così il piccolo Maradonino ebbe modo di dimostrare quanto valeva (ossia un cacchio) agli italiani e, ad Ascoli, ancora ora lo ricordano con lo stesso affetto che si può avere per un pidocchio in testa !

5) Luther BLISSETT (ex Milan):
Un membro della misteriosa associazione telematica "Luther Blissett" (autrice di numerose trovate e scherzi compiuti ai danni di banche, giornali, tv, ecc..) si introdusse anni fa nella società calcistica del Milan. Si trattava di una burla fatta al presidente "Giussy" Farina e ai tifosi tutti: far credere che avessero ingaggiato un campione e poi, a fine stagione e dopo un anno di pippate colossali, svelare il giochino. Ma non appena l’individuo rivelò il trucco, col Milan sull’orlo della B, non è che i tifosi la presero proprio sul ridere, anzi tutt'altro. Il poveretto dovette fuggire in fretta e furia per l’Inghilterra, nascosto in un cargo bestiame, per sfuggire al linciaggio. Vive tuttora in Inghilterra sotto falso nome lavorando per una ditta che produce scherzi di carnevale.

4) Florin RADUCIOIU (ex Bari, Brescia, Verona, Milan e chi più ne ha...):
Celeberrimo per aver vinto per più anni di seguito la prestigiosa classifica dei "Non marcatori" di Gialappiana memoria (ovvero il più alto numero di gol mancati in situazioni favorevolissime) con un media di non meno di 20 reti mangiate a stagione, questo non attaccante ha trascorso parecchi anni nel circo della Serie A e, da buon fenomeno da baraccone, si è esibito in spettacoli di arte varia sui campi di calcio. Quando la gente si è stufata di lui, ha cercato lavoro al Circo Medrano., al Circo Togni e al Circo N’dario (di proprietà di un camerunese di Youndè). Non volendolo nessuno ha appeso le scarpe al chiodo e ora fa lo strappabiglietti nel Circo N’ferenza (di un altro camerunese col pallino della geometria).

3) RENATO Portaluppi (ex Roma):
Medaglia di bronzo (come la sua faccia) a questo brasiliano scarso in campo ma fenomenale nei letti altrui. Poiché le notti le passava in altre faccende affaccendato, quando giocava era cotto come una pera e non rendeva affatto, esagerando peraltro in tutte le varianti possibili del fallo (suo chiodo fisso). Amato dalle tifose giallorosse (e non solo) e odiato dai tifosi (spesso mariti e fidanzati delle prime) è stato soprannominato in più modi: Pube de oro, Die Hard duro da morire, Inseminator, Francis Ford Copula dalle ammiratrici; e Bastardo, Str..., F.. di P.. ed altri gentili epiteti dai detrattori. Fuggito dopo una solo stagione ha lasciato come ricordo 2 gol in Coppa Uefa, 75 figli non riconosciuti sparsi in tutta Italia, una bozza di contratto per una serie di film a luci rosse a sfondo sportivo. Se questo è un uomo...

2) Darko PANCEV (ex Inter):
E’ la medaglia d’argento della nostra classifica ma in realtà è il più grosso bidone mai tirato ad una grande del nostro calcio. In patria era soprannominato Il Cobra, in Italia la Gialappas ci mise poco a definirlo Il Ramarro. Pochi uomini avrebbero potuto essere così decisivi per la propria squadra come lui, naturalmente nel senso negativo del termine. Appena lo speaker dello stadio leggeva il suo nome nella formazione dell’Inter, gli avversari si fregavano le mani. Inimitato modello di lentezza, il balcanico rendeva al meglio sotto rete, con una percentuale gol/tiri dello 0,2 %. Dopo un campionato di alti e bassi (oddio...direi tutti bassi e nessun alto), con una media voto leggendaria (praticamente non prese mai più di 5 in pagella), si capì che il calcio non faceva per lui e, messo biecamente all’ingresso, fu spennato e cotto, ripieno di castagne, per la festa del Ringraziamento, festività peraltro non osservata in Italia, ma colta altresì come pretesto per eliminare tale soggetto dalla faccia del creato.

1) LUIS SILVIO Danuello (ex Pistoiese):
Eccolo signore e signori...la pippa cosmica...la negazione totale...il peggior investimento dai tempi delle azioni Enel: Luis Silvio (il cognome all’epoca non venne fornito perché faceva tanto l’effetto del talento chiamare un brasiliano solo per nome). La derelitta Pistoiese, chiaramente vittima predestinata alla retrocessione, alla vigilia del campionato 80/81, pensò bene di completare il suicidio prendendo il peggior straniero mai capitato sul suolo .... (bello il sinonimo, eh ?). Non so cosa spinse i dirigenti degli arancioni a comprare questo tapiro (per quel che valeva poteva giocare qualunque magazziniere della squadra al suo posto), fatto sta che si fece un campionato intero a capire che ci faceva tra altri 21 uomini in un prato verde, avulso totalmente da ogni più elementare fase di gioco. A fine stagione, ovviamente tagliato dalla retrocessa (ma che sorpresa !) Pistoiese, capendo che neanche la squadra dell’oratorio se lo sarebbe preso, smise di giocare (?) a calcio e, non sto scherzando, stavolta è tutto vero, si mise a fare il pizzaiolo !!! A vent'anni di distanza gestisce ancora una pizzeria in quel di Pistoia e le pizze le fa tuttora lui !!! É o non è la pippa del secolo ?
P.S. Ve lo svelo io perché i dirigenti della Pistoiese acquistarono tale fenomeno ! Dovete sapere che gli osservatori della squadra toscana si recarono in Brasile nella torrida estate del 1980, e viderono all’opera in un’amichevole un giovane fenomeno che faceva impazzire tutti gli avversari. Tale giocatore era Luis Silvio. Solo che, lo si sarebbe scoperto solo un anno e mezzo dopo, la partita in questione era truccata: i dirigenti del Ponte Preta (la squadra del presunto nuovo O’Rey) si erano accordati con gli avversari per far fare a Luis Silvio la figura del fenomeno e poi spartirsi la torta.

[Modificato da HaRdFr3qu3ncy 06/10/2004 0.34]

HaRdFr3qu3ncy
00mercoledì 6 ottobre 2004 00:18
acci [SM=x397152] mi sono dimenticato di zomer :Sm4: [SM=x397144]

[Modificato da HaRdFr3qu3ncy 06/10/2004 0.36]

HaRdFr3qu3ncy
00mercoledì 6 ottobre 2004 00:39
Approfondimento sui pipponi [SM=x397155]

IAN RUSH



Gallese come John Charles, capocannoniere in prima divisone inglese nel campionato 83/84 (32 reti in 41 partite), confermatosi realizzatore implacabile con medie gol paurose negli anni successivi (22 gol in 40 partite nel 1985/86, 30 gol in 42 partite nel 1986/87), più volte vincitore del titolo di campione d'Inghilterra con il Liverpool, Ian Rush si trasferì alla Juventus nell'estate 1987 per comporre con Michael Laudrup una coppia d'attacco, sulla carta, micidiale. Ma il tentativo di rinverdire i fasti del duo Sivori-Charles fallì miseramente. Per Rush le presenze in campionato furono 29 e i gol 8. Laudrup fece anche peggio: 27 preseze, 0 gol.
L'unica squadra che ebbe la sfortuna di conoscere le terribili doti di realizzatore di Rush fu il Pescara contro il quale, tra campionato e coppa Italia, il centravanti gallese si accanì particolarmente segnando sette gol.
Colpito da una strana forma di saudade per i pub e le piogge d'Oltremanica, Rush in Italia collezionò solo brutte figure e finì con il deprimersi sempre più. A fine stagione fece ritorno al Liverpool dove restò altre 8 stagioni con discreto successo. Fenomeno di mancato adattamento a un habitat diverso da quello d'origine, il gallese gode tuttavia di una solida fama di goleador tra i tifosi dei Reds. Le sue statistiche del resto sono eloquenti 584 partite ufficiali e 253 gol. Purtroppo in Italia non c'era solo il Pescara di Galeone.
HaRdFr3qu3ncy
00mercoledì 6 ottobre 2004 00:40
MIKA AALTONEN

Correva l'anno 1987 e nei sedicesimi di finale di coppa Uefa l'Inter ospita a San Siro una squadra di dilettanti finlandesi, il Turun Palloseura, club sportivo della città di Torku (nella foto a fianco). All'11 del secondo tempo la palla arriva ad un 22enne mingherlino e biondo, che da una trentina di metri fa partire una specie di missile terra-aria che lascia di stucco Zenga. Il Turum vinse quella partita 1-0 (poi perse 2-0 in Finlandia venendo eliminato), ma quella sera per Mika Aaltonen la vita prese una curva imprevista e miracolosa, almeno quanto il tiro che scagliò verso la porta. Il presidente interista Pellegrini, con il rifesso del vero "bauscia" meneghino, decide di comprare il ragazzo autore del gol-partita. Solo che nell'Inter ci sono già Passarella e Scifo e quindi Mika viene spedito in prestito al Bellinzona, squadra di serie B svizzera.
All'inizio del campionato successivo Trapattoni punta sul trio straniero composto da Matthaeus, Brehme e Ramon Diaz (destinato a frantumare record su record e vincere lo scudetto); ad Aaltonen viene offerta una buona sistemazione nel neopromosso Bologna.
Rarissimo caso di studente-calciatore, il finlandese da ottobre ad aprile dà quattro esami alla facoltà di economia e commercio e ne approfitta per aggiungere l'italiano all'elenco già notevole delle lingue che parla correntemente. Il suo rendimento scolastico fu di gran lunga superiore e quello sul campo: giocò in tutto tre spezzoni di partita per un totale di 37 minuti. Ad aprile senza dire niente a nessuno se ne tornò in Finlandia. Pare che più che al pallone pensasse alla laurea.
Secondo una leggenda metropolitana è stato lui, Mika Aaltonen, a guidare a l'ascesa della Nokia a gigante mondiale della telefonia mobile.
Pellegrini in fondo ci aveva visto giusto: quel ragazzo aveva del talento.
HaRdFr3qu3ncy
00mercoledì 6 ottobre 2004 00:41
NIKOLAOS ANASTOPULOS



Quando arrivò in Italia la Gazzetta titolò. "Scende dall'Olimpo il cannoniere dell'Avellino", ma il greco Anastopulos tutto era tranne che un dio o un semidio del calcio. Il nuovo acquisto, che venne subito soprannominato "il Virdis del Partenone" per il baffo e la folta arcata sopracigliare, aveva in comune con l'attaccante sardo anche qualcos'altro: l'indolenza e l'insostenibile lentezza. Il Virdis vero però vedeva la porta come pochi, insomma la buttava dentro. Anastopulos no.
Prelevato dall'Olimpiakos Pireo, dove segnava regolarmente i suoi 15-20 gol a stagione, (un'altro titolo, che non sappiamo se la Gazzetta abbia usato, poteva essere: "Dal Partenone al Partenio") nella stagione 87/88 offrì all'Avellino prestazioni allucinanti riassunte dalla cifre che seguono: 16 presenze e zero gol. Bersellini dopo le prime partite lo fece accomodare in panchina, ma non riuscì ad evitare che i Lupi dell'Irpinia retrocedessero in serie B chiudendo il campionato al penultimo posto.
Rispedito dalla Magna Grecia, alla Grecia vera e propria, Anastopulos per lo shock perse definitivamente la vena da goleador anche se continuò a giocare ancora per qualche anno nell'Olimpiakos. Non pare fondata la leggenda secondo cui fece ritorno ad Atene in pedalò. Anche se ugualmente incredibile pare sia invece vero che Anastopulos sia stato per due volte capocannoniere dell'Ellade e pedina fondamentale della nazionale con 73 presenze e 29 gol.
HaRdFr3qu3ncy
00mercoledì 6 ottobre 2004 00:42
GILBERTO

Il terzino sinistro, una sorta di miraggio o Araba fenice per la formazione nerazzurra, nel gennaio del 1999 prende le forme di un brasiliano 22enne di nome Gilberto Mello da Silva. Ha giocato prima nel Flamenco e poi nel Cruzeiro ed ha ottime referenze. Ronaldo l'ha visionato durante le vacanze natalizie in Brasile e si è fatto un'idea chiara: "È il più forte laterale sinistro che esista dopo Roberto Carlos". Alla conferenza stampa di presentazione, il ragazzo chiede qualche settimana per ambientarsi ma poi dichiara baldanzoso: "Non ho preferenze tra la fase offensiva e quella difensiva". Affermazione che a posteriori si deve giudicare del tutto corretta, essendo Gilberto scarso in entrambe. Tanto più che Gilberto venendo dal calcio a 5 non distingue bene i due momenti.
Le sue apparizioni in campo sono state due comprendendo i 23 minuti giocati a San Siro nell'ultima di campionato. Da annoverare tra i grandi acquisti sudamericani del presidente Moratti insieme a Antonio Pacheco e Vampeta.
Dato che anche i tifosi interisti più fedeli e informati non ne conservano praticamente alcuna memoria, Gilberto più che una pippa va considerato un fantasma. La sua esistenza fisica è comunque documentata da questo servizio di Raisport.

HaRdFr3qu3ncy
00mercoledì 6 ottobre 2004 00:44
KAZU MIURA

Ben prima di Nakata, un'altro oggetto misterioso proveniente dall'Estremo Oriente atterrò nel campionato italiano: si chaimava Kazu Miura e correva l'anno 1994. Arrivò al Genoa del presidente Spinelli in prestito gratuito per un anno con una opzione per il secondo. L'affare era così impostato: voi lo fare giocare ogni tanto, noi (la Fuji Television) acquistiamo in esclusiva per la cifra di un miliardo i diritti di tutte le partite del Genoa e li rivendiamo in Giappone, la città diventa una meta turistica di culto per pullman e charter del Sol Levante.
Kazuyoshi Miura in Giappone era infatti un idolo: eletto nel '93 giocatore dell'anno e con i suoi gol aveva portato la nazionale a un passo dalla qualificazione per USA '94 ed aveva anche impalmato una modella e cantante famosa.
In Italia le cose gli andarono subito male: al debutto a San Siro il 4 settembre del'94, contro il Milan, una zuccata di Franco Baresi gli ruppe il naso, costringendolo a restare fermo un mese. Nel Genoa si impose la coppia Skuhravy-Van't Schip e le apparizioni di Kazu si fecero sempre più sporadiche. A fine campionato, Miura aveva collezionato ventuno presenze (quasi tutte sostituzioni) e un solo gol, che comunque lo consegnò alla storia del derby e alla memoria della tifoseria: Kazu lo realizzò il 4 dicembre del'94, nella partita d'andata contro la Samp, finita 3-2 per i blucerchiati. Miura, che aveva rinunciato a metà del suo ingaggio per giocare in Italia, che in Giappone sfiorava i tre miliardi e mezzo di lire all'anno, a fine stagione rifece le valige e se ne tornò a casa. Dove continuò a giocare e a segnare molto con i Verdy Kawasaki. Escluso dalla partecipazione a Francia'98, a fine carriera si trovò a giocare perfino nel campionato Croato.
Curiosita' di un tifoso genoano:
"A Pegli c'è un bar intitolato alla mitica punta nipponica e soprattutto alle mitiche bevute che si faceva ogni sabato sera (quando, puntualmente, scopriva che non sarebbe stato schierato). Verso la fine del campionato, il Genoa lo ripropone in quel di Torino contro la Juve che avrebbe poi vinto il campionato. Dopo pochi minuti, Kazu parte sul filo del fuorigioco, fa 30 metri palla al piede e sull'uscita di Peruzzi colloca la palla sul secondo anello del Delle Alpi (giuro)! La Gazzetta del giorno dopo, assegnandoli un bel 4, commentava lapidaria: «Il Pancev del Sol Levante. Semplicemente improponibile»".

[Modificato da HaRdFr3qu3ncy 06/10/2004 0.45]

HaRdFr3qu3ncy
00mercoledì 6 ottobre 2004 00:47
ANDRADE

Con Dino Viola presidente e Niels Liedholm in panchina la Roma per il campionato 88/89 punta in alto. A centrocampo ci sono già Giannini e Manfredonia, ma serve il nuovo Falcao. Il centrocampista brasiliano dai piedi buoni viene prelevato dal Flamenco e si chiama Andrade. Siccome le disgrazie non vengono mai sole insieme a lui approda nella capitale un altro talento carioca, Renato Portaluppi.
Le presenze di Andrade nella squadra giallorossa non sono state molte (9) e per lo più a partita iniziata ma il ragazzo colpisce l'immaginazione dei tifosi che immediatamente gli trovano un soprannome: Er Moviola. Troppo lento anche per il gioco di Liedholm che fa del possesso palla e del passaggio laterale i suoi dogmi estenuanti, il brasiliano fa dell'immobilità una sorta di credo religioso. Presenza costante del centrocampo romanista (nel senso che non esce mai dal cerchio del centrocampo), quando prende palla pretende di ragionare. Ma ha una velocità di pensiero e una reattività neuro-muscolare senza paragoni nel regno animale: il bradipo al suo confronto è un gatto sotto anfetamina.
Alvaro, vecchio tifoso giallorosso ci ha inviato questo anedotto che riportiamo testualmente: "Stagione 88-89. La Roma gioca sul ghiaccio in Coppa Uefa contro la Dinamo Dresda. Perde 1-0. Entra Andrade. Dopo due minuti liscia il pallone e finisce a terra con una schienata pazzesca. Liedholm chiede il cambio!".

Rispedito in Brasile a fine stagione, Andrade cerca di ritrovare sé stesso nel Vasco (1989/90), nell' Inter de Lages-SC (1990), nell' Atlético-PR (1991), e poi nel Desportiva (1992). Non si hanno informazioni certe sulla sua attuale situazione, ma molti sostengono che abbia trovato un buon impiego al Museo di Storia Naturale di Rio de Janeiro. Nella sala dei grandi rettili preistorici, tra il Brachiosauro e l'Iguanodonte.
HaRdFr3qu3ncy
00mercoledì 6 ottobre 2004 00:49
RENATO PORTALUPPI



Insieme ad Andrade nell'estate del 1988 arriva a Roma Renato Portaluppi. Liedholm lo presenta con poche parole: "È secondo solo a Gullit". Il Barone ci aveva visto giusto, anche se non si riferiva alle doti calcistiche. Come l'olandese del Milan, il brasiliano è un vero Mandingo e non c'è donna che non si porterebbe a letto.
Fisico da culturista, chioma fluente e temperamento caliente, Renato si getta a capofitto nella "dolce vita" paracalcistica. Entra nel giro di Maradona e consuma le sue nottate brave tra "femmine e coca". Il rendimento sul campo è conseguente, ovvero una pena: in campionato 23 presenze e nessun gol, tre partite e una rete in Coppa Uefa, sei partite e tre reti in Coppa Italia.
Non contento della fama di playboy e nottambulo, si costruisce anche quella di rompicoglioni: fa a botte con Massaro, rilascia interviste polemiche contro il calcio italiano, a un giornale brasiliano confida che un giocatore come Giannini lì non giocherebbe neanche in terza divisione (e su questo forse aveva ragione). Insomma Renato in Italia non si diverte abbastanza (almeno giocando a calcio), non si sente capito, anzi ha la sensazione di subire un boicottaggio.
I tifosi per un po' lo fischiano e si incazzano, poi passano allo sfottò. All'Olimpico appare uno striscione con la scritta: "A Renato, ridacce Cochi".
Il pacco viene rispedito al mittente a fine stagione. Torna in Brasile e inizia la classica peregrinazione della promessa fallita in cerca disperata di un ingaggio: gioca nel Flamengo nel '90, passa al Botafogo nel 1991, nel 1992 al Cruzeiro, nel 1994 all’Atletico Mineiro, nel 1995 al Fluminense e nel 1997 torna al Flamengo. Nel 1999 strappa un ultimo un contratto con il Bangu. La sua storia a base di pallone, imbrogli e sesso facile meriterebbe di diventare il soggeto di un film. Con Alvaro Vitali e Lino Banfi, naturalmente.
HaRdFr3qu3ncy
00mercoledì 6 ottobre 2004 00:52
SØREN SKOV

Siamo nel 1982, l'Avellino è in serie A e alla presidenza della squadra c'è Antonio Sibilia. In estate viene ceduto all'Inter Juary, il minuscolo attaccante inventore della danza intorno alla banderina. I nuovi arrivi sono il peruviano Geronimo Barbadillo e il danese Søren Skov, prelevato dal Circle Bruges dove in 32 presenza aveva segnato 23 gol.
Il tecnico dei lupi è Pippo Marchioro, ma dura poco. Dopo 5 giornate e soli 3 punti in classifica il sanguigno presidente lo licenzia. Al suo posto arriva Fernando Veneranda, all’esordio in serie A come allenatore. L'Avellino riesce a salvarsi per la quinta stagione consecutiva grazie a Beniamino Vignola (7 gol), Geronimo Barbadillo (6 gol) Tacconi, Favero e il carattere. Di Skov restano pochissime tracce: 16 presenze, 0 gol. Lo stesso non si può dire della nordica consorte che della curva biancoverde diventa una idolo. La leggenda di questa bionda molto vicino ai tifosi, molto disponibile a soddisfare le richieste degli ultras, si tramanda ancora in Irpinia. Di Skov non abbiamo trovato immagini e neppure notizie. Quanto è seguito alle performances (sue e della moglie) in quel di Avellino resta avvolto nel mistero. Non sappiamo nemmeno se abbia divorziato.
HaRdFr3qu3ncy
00mercoledì 6 ottobre 2004 00:53
CARLOS GAUCHO TOFFOLI



Nel 1993 il Lecce torna in serie A, ma non c'è una lira da spendere per allestire una squadra competitiva. La politica di mercato è quella espressa dal d.s. Mimmo Cataldo: "Per venire al Lecce i calciatori devono costare poco, ma se non costano nulla è ancora meglio". Il risultato di questa filosofia sono acquisti come "Gaucho" Toffoli, Kwame Ayew e Andrè Gumprecht. Il primo in particolare venne presentato come micidiale goleador brasiliano da 400 gol a stagione. Poi Toffolì chiarirà che in quella cifra bisognava includere anche i gol fatti nelle amichevoli estive, negli allenamenti, nelle partite con gli amici. Probabilmente anche quelli segnate a Subbuteo. El Gaucho, come amava farsi chiamare, dopo 5 giornate lascia il Salento nottetempo per non farvi mai più ritorno. Ma prima ebbe modo di lasciare un ricordo indelebile di sé: terza di campionato, derby Lecce-Foggia, calcio di rigore per i giallorossi. Toffoli si presenta sul dischetto con fare sicuro. Prende la rincorsa, ma invece di colpire la palla zappa orrendamente il terreno. Ne viene fuori un tiro centrale talmente lento che Mancini, nonostante si fosse già buttato, ha il tempo di rialzarsi e bloccare il pallone in presa.
Dopo i fasti di Lecce Toffoli ha fatto ritorno in Brasile, dove ha concluso a soli 31 anni la carriera di calciatore. Nessuno a Lecce si capaciterà ma quest'uomo nel suo paese viene ancora celebrato come un grande attaccante ed è provato che si laureò capocannoniere del campionato Carioca nel 1990 e 1991. Ancora più incredibile è il fatto che a fornirgli millimetrici assist fosse il vituperato Renato Portaluppi. Ma non finisce qui: dopo aver appeso le scarpe al chiodo, El Gaucho non soddisfatto della vita del fazendero con l'hobby della pesca nelle terre di famiglia del Mato Grosso , ha aperto una scuola di calcio a suo nome.
HaRdFr3qu3ncy
00mercoledì 6 ottobre 2004 00:55
JOSÉ LUIS CALDERÓN



La sua prima dichiarazione arrivato a Napoli è bellicosa: "Sono venuto a Napoli per fare gol: ne farò più di Angelillo" (che ne realizzò 33, ndr). José Luis Calderón,il secondo attaccante argentino del Napoli dopo Maradona, vice-capocannoniere con l'Indipendiente e nel giro della nazionale biancoceleste, vuole far capire che quei 7 miliardi e mezzo di lire li vale tutti. Ma le cose per il Napoli in quella famigerata stagione 97/98 prendono una piega diversa: a fine stagione retrocede con il record negativo di due vittorie, otto pareggi e ventiquattro sconfitte: in tutto 14 punti. Calderon segna uno zero tondo tondo nella classifica marcatori, con la miseria di sei presenze in serie A. A gennaio viene rispedito all'Indipendiente.
Del suo glorioso periodo sul golfo resta solo una traccia: una rete segnata al Leffe in precampionato.
HaRdFr3qu3ncy
00mercoledì 6 ottobre 2004 00:56
LUTHER "CALLONISSETT" BLISSETT



Sei peggio di Blissett". Tutti i i giocatori di calcio lo hanno detto, almeno una volta. Ma chi era, Luther Blissett? E perché è arrivato in Italia?
Tutto ebbe inizio nella stagione 1982/83 della Premier League: l'attaccante di colore del Watford United, un certo Blissett, nato in Giamaica il primo febbraio 1958, in 41 presenze mise a segno 27 gol. Spulciando nel suo tabellino, i dirigenti del Milan scoprirono che, nei precedenti 6 campionati inglesi, Blissett aveva realizzato 68 gol: curriculum sufficiente per vestire la maglia rossonera.
Blissett disputò un solo campionato, in Italia: giocò 30 partite e segnò 5 reti, "mangiandosene" almeno il quadruplo (compreso un memorabile calcio di rigore tirato in tribuna, durante una partita di Coppa Italia).
A fine stagione, con il Milan sull'orlo della retrocessione, fu rispedito a casa dal Presidente Farina: giocò ancora per dieci anni, sempre militando in squadroni britannici (Watford, Bournemouth, Brentford, Bury e Falkenham Town).
Gianni Brera gli coniò un soprannome fulminante: memore delle scempiaggini di Egidio Calloni, ribattezzò Luther "Callonissett". Di quell'annata funesta Luther conserva un ricordo tormentato: furono il pessimo ambiente e la fredda accoglienza di Milanello, secondo lui, a determinare certe prestazioni. Il suo mestiere attuale è quello di dirigente di club, ovviamente il Watford.
Ma la sua fama ha valicato i campi di calcio e perfino l'ambito sportivo. Il nome "Luther Blissett" è diventato la firma, l'identità multipla utilizzata dagli autori (misteriosi ma non tanto) di alcune beffe mediatiche. Luther Blisset è stata la sigla e il marchio d'autore di operazioni di falsificazione, manipolazione e sabotaggio dell'informazione, tese a smascherare le dinamiche e i miti apocrifi della cosiddetta "società dello spettacolo". Un mix di anachismo, tecnologia, situazionismo, cultura di Rete, celebrazione dell'intelligenza collettiva/connettiva e sperimentazione letteraria: tutte cose che il vero Luther Blisset non avrebbe mai capito.
HaRdFr3qu3ncy
00mercoledì 6 ottobre 2004 00:57
DARKO PANCEV



Il 7 settembre 1965, nella ridente Skopje (Macedonia) nacque Darko Pancev, soprannominato "Il Cobra" (divenne "Il ramarro" in Italia). Pancev, attaccante puro, esordì nel Vardar nella stagione 1982/83, e lì restò fino al 1988, anno in cui fu acquistato dallo Stella Rossa. Nello Stella Rossa giocò quattro anni, segnando addirittura 84 gol. L'Inter, in crisi nel reparto offensivo, optò per l'acquisto del centravanti slavo, che arrivò tra i lumbard per rinforzare un organico così composto (questa è la formazione-tipo del 1992): Zenga, Bianchi, Bergomi, Battistini, Ferri, De Agostini, Shalimov, Sammer, Berti, Schillaci e...Pancev. Osvaldo Bagnoli ebbe dire, di lui: "Dite che con Pancev bisogna avere pazienza perché è macedone? Sarà...ma io sono della Bovisa e non sono mica un pirla!".
Difficile dargli torto: in 12 presenze, Darko segnò la bellezza di un gol. Ceduto per disperazione al VFB Leipzig, nel gennaio del '94, Pancev tornò dopo 10 giornate, in tempo per giocare fino alla fine del campionato (7 presenze, 2 gol).
Finì i suoi giorni (sportivi) nel Sion, nel 1997. Tornato alla squadra delle origini il Vardar, in qualità di collaboratore, è tra i candidati al posto di allenatore della nazionale macedone.
HaRdFr3qu3ncy
00mercoledì 6 ottobre 2004 00:59
LUIS SILVIO DANUELLO



Luis Silvio Danuello nasce a Julio Mesquita, in Brasile, il 28 gennaio 1960. Gioca (a tempo perso) in una squadra da oratorio, il Ponte Preta. Nell'estate del 1980 i dirigenti della Pistoiese, abbagliati dalle trasferte dei talent scout della Roma (che vanno a scovare gente come Falcao) decidono di farsi un viaggetto in America Latina alla ricerca di un gioiellino nascosto da schierare in serie A.
E qui si completa il più grande scherzo della storia del calcio: informàti dell'arrivo dei toscani, i giocatori del Preta organizzano un'amichevole (combinata) al solo fine di far apparire Luis un fenomeno del pallone. Ci riescono: il DS della Pistoiese torna indietro, entusiasta, e convince l'allenatore Lido Vieri a farlo acquistare dalla società. Sono sufficienti due mesi per capire che Luis Silvio non solo è scarso, ma non è nemmeno un giocatore: viene escluso dalla rosa dopo sei giornate.
Il fatto straordinario è che, mentre il Ponte Preta se la ride per i soldi scuciti alla Pistoiese, Luis concede un'intervista in cui confessa di essere riuscito a realizzare il suo sogno: aprire un bar. Una leggenda metropolitana, a tal proposito, lo vorrebbe titolare del chiosco all'interno dello stadio di Pistoia, intento a guadagnarsi da vivere vendendo gelati e pizzette. La società Pistoiese SpA però, da noi contattata, ha smentito questa notizia.
HaRdFr3qu3ncy
00mercoledì 6 ottobre 2004 01:00
SERGIO ZARATE, "EL RATTON"



La città di Ancona non ha dimenticato "El Ratton", al secolo Sergio Fabian Zarate, nato ad Haedo (Argentina) il 14 gennaio 1969.
Quando l'Ancona conquistò l'accesso alla serie A, tentò di importare un extracomunitario (allora di gran moda) per darsi un lustro: dal Norimberga arrivò un trequartista dalla lunga chioma, per l'appunto Zarate. Il pampero disputò 11 partite, segnando anche due gol, ma rimanendo invariabilmente piantato come un palo, a centrocampo, in attesa dell'inesorabile sostituzione: l'ultima arrivò, durante la 34esima di campionato, con Centofanti pronto a prendere il suo posto. Il giorno stesso gli fu comunicato che l'Ancona (peraltro retrocesso) non intendeva rinnovargli il contratto e che il coraggioso Norimberga si era detto d'accordo a riprenderselo.
Un quotidiano sportivo argentino ospitò un editoriale che conteneva questo lapidario conmmento: "Se il calcio si giocasse senza palla, Zarate sarebbe il miglior giocatore del mondo".
HaRdFr3qu3ncy
00mercoledì 6 ottobre 2004 01:01
HUGO MARADONA



Un giorno di primavera del 1985 nasce una stella: Maradona. No, non Diego, ma Hugo Hernan, schierato come regista della nazionale argentina Under 16. Hugo, in effetti, è fratello minore del "Pibe de oro" ma sembra averne, oltre al cognome, la classe: mette a segno una doppietta spettacolare, centrando anche il "sette" con una gran punizione. Diego, spettatore dell'incontro, non lesina complimenti: "Diventerà più forte di me". In realtà sa di mentire spudoratamente ma, come sponsor, funziona benissimo: la stella Hugo, accesasi e spentasi quel giorno, sbarca in Italia, precisamente ad Ascoli Piceno. Con un retroscena: pare che Diego abbia minacciato i vertici del Napoli: o prestare i soldi all'Ascoli per comprare Hugo, o scordarsi i suoi gol.
Il curriculum di Hugo è imbarazzante: due stagioni all'Argentinos Juniors con 19 presenze ed un gol, ma non importa: debutta in serie A nel campionato 1987/88, da titolare. Sarà una delle 3 partite che la fotocopia sbiadita del vero Maradona disputerà dal primo minuto di gioco: l'allenatore Castagner gliene farà giocare, a sprazzi, altre 12, con risultati obbrobriosi. Gol realizzati: zero. Prestazioni scadenti: 15. È abbastanza anche per il modesto Ascoli, che decide di fare a meno del giovane e bolso Maradona.
Hugo non la prende bene: sparisce dalla scena calcistica per anni, ma non definitivamente. Il Giappone, refugium peccatorum di campioni attempati e di pippe raccomandate, lo accoglie a braccia aperte e lo trasforma in stella del Consa Sapporo.
HaRdFr3qu3ncy
00mercoledì 6 ottobre 2004 01:02
WALDEMAR VICTORINO


La storia di Waldemar Victorino è legata ad una partita, disputata tra Italia ed Uruguay, nell'estate del 1982, durante il Mundialito. Per chi non lo ricordasse il Mundialito era un baraccone che riuniva, allo scopo di disputare insulse amichevoli, tutte le nazionali che avessero vinto almeno una volta il Campionato del mondo. L'Uruguay di quei tempi era già in disgrazia, tanto che schierava per l'appunto il buon (ma incapace) Victorino. Waldemar, però, giocò la partita della vita proprio contro gli azzurri, facendo ammattire il suo marcatore direttto, tale Fulvio Collovati, che proprio brocco non era. Fu allora che, rimanendo impressionato dalla sua prestazione, il presidente del Cagliari, ovvero il grande Gigi Riva, decise di acquistarlo.
Un disastro: zero gol, presenza in panchina pressoché costante e Cagliari retrocesso.
El piscador di Montevideo fu cacciato a calci dalla Sardegna, grazie alla bontà del Newell’s Old Boys, che accettò l'acquisto del...bomber per 100 milioni di lire.
I giornalisti dell'Unione Sarda, che non hanno dimenticato (e come potrebbero?) sono riusciti anche a rintracciarlo. Al telefono ha detto: "Oggi faccio il procuratore. Mi ha convinto Antonio Caliendo, mio amico da 20 anni. Sto per cedere due ragazzi della mia scuderia in Europa: Olivera lo vogliono alcune squadre spagnole, il Celta, il Racing e il Santander. Il brasiliano Eliomar invece sto per sistemarlo all’Arsenal. In Italia? Nessuno".
HaRdFr3qu3ncy
00mercoledì 6 ottobre 2004 01:04
CLAUDIO BORGHI



Finale di Coppa Intercontinentale del 1985:la Juventus sconfigge ai calci di rigore l’Argentinos Juniors. Claudio Daniel Borghi, fantasista della squadra sudamericana, gioca una partita spettacolare e Silvio Berlusconi, fresco Presidente del Milan, resta ammaliato dalle sue qualità di regista d'attacco di scuola sudamericana. Tra i credits dell'argentino anche un titolo mondiale conquistato con la nazionale biancoazzura, ma a dire il vero il suo apporto si limita due scampoli di partita nelle fasi preliminari). La sorte gli offre una maglia rossonera, ma gli procura anche due concorrenti terribili: nel Milan giocano due olandesi, di nome Gullit e Van Basten ed a Claudio viene concesso di giocare solo il Mundialito Club, che il Milan vince. Arrigo Sacchi, all'inizio della stagione 1987, lo boccia senza appello: non c'è spazio in squdra per Borghi. Cosicché Berlusconi lo cede in prestito, malvolentieri, al Como di Aldo Agroppi.
Per Borghi è una mazzata: insidiato anche dall'altro regista comasco, Egidio Notaristefano, gioca poco, e quasi sempre male. A fine campionato arriva la sentenza definitiva: Sacchi sceglie Rijkaard come terzo straniero.
Borghi sceglie la via dell'esilio e va in Svizzera, nel Neuchatel Xamax, ma dopo qualche mese fa ritorno in Argentina. Per qualche anno fa il girovago, giocando in Brasile, Messico e Cile e, nel 1998, decide di ritirarsi.
Oggi fa il procuratore e rilascia interviste in cui dipinge Arrigo Sacchi come un aguzzino dai metodi hitleriani.
HaRdFr3qu3ncy
00mercoledì 6 ottobre 2004 01:05
OSCAR ALBERTO DERTYCIA


Oscar Alberto Dertycia vede la luce a Córdoba (Argentina) il 3 marzo 1965. Nel 1985 viene acquistato dall'Argentinos Juniors che, dai tempi di Maradona, non ne ha più azzeccata una; ma ancora peggio fa la Fiorentina che, nel 1989, grazie alla lungimiranza del Presidente Pontello, decide di affiancare questo robusto giocatore al talento in fioritura di Roberto Baggio. La squadra viola arriva alla finale di Coppa Uefa, ma il contributo di Oscar non è memorabile: il suo tabellino segna 19 partite di campionato, 6 di Coppa Uefa, 3 di Coppa Italia e solo 5 gol all'attivo.
La sfiga, bisogna riconoscerlo, mette la firma a fondo pagina della Dertycia's story: Oscar segna, finalmente, una doppietta durante la partita Fiorentina-Ascoli (finita 5 a 1 per i viola) ma si infortuna gravemente. Stagione finita. Dertycia, che si vantava della sua chioma fluente, viene colpito da una rara forma di alopecia nervosa e, nel giro di un anno, rimane più liscio di una palla da biliardo.
Scaricato dalla Fiorentina, si ricostruisce una carriera di secondo piano nella Liga spagnola ed approda, passata la trentina, al Temuco, una squadra cilena. Oggi, non pago, gioca nel campionato peruviano. Là è una stella, nonostante abbia 37 anni (e nonostante sia Dertycia). Lo chiamano "El Tiburòn".
HaRdFr3qu3ncy
00mercoledì 6 ottobre 2004 01:07
ENEAS

Eneas De Camargo appartiene alla prima ondata di stranieri che arrivarono in Italia alla riapertura delle frontiere nel 1980. Lo acquistò il Bologna dalla squadra brasiliana della Portoguesa, dove aveva vinto un titolo paulista segnando un discreto numero di gol.
Svanite rapidamente l'illusione di avere scoperto un nuovo Pelè, il pubblico del Dall'Ara adottò il brasiliano come mascotte. In questo ruolo Eneas si distinse sempre al meglio. Memorabili la calzamaglia di flanella modello alpino della Julia con cui si presentava in campo d'inverno e un paio di azioni che ancora oggi i vecchi tifosi rossoblù rievocano con le lacrime agli occhi per il riso.
Come quel volta che in Bologna-Torino, semifinale di andata di coppa Italia, sradicò il pallone dai piedi di un compagno che si trovava solo davanti al portiere avversario, arrivando da dietro come un falco. Fu un gesto poco sportivo ma dopo venne il peggio: Eneas inciampò sulla palla facendola rotolare lentamente oltre la linea di fondo. Il compagno non ebbe neanche la forza per incazzarsi, Radice (l'allenatore) prese a testate la panchina, lo stadio esplose in una enorme risata.
Giocò in tutto 17 partite nel Bologna, segnando 3 gol prima di essere rispedito in Brasile per totale incompatibilità con il calcio, oltre che con il clima italiano. La sua vicenda dopo le note del comico ha conosciuto quelle del tragico. Eneas infatti è morto per le conseguenze di un incidente stradale nel dicembre 1988.

HaRdFr3qu3ncy
00mercoledì 6 ottobre 2004 01:08
SOCRATES


Alto, elegante, nazionale brasiliano, grande colpitore di tacco, perfino laureato: quando nella stagione 84/85 venne annunciato l'acquisto di Socrates i tifosi della Fiorentina vissero il classico sogno estivo di trionfi e scudetto. In effetti le credenziali del "Dottore" (soprannome legato alla laurea in medicina che arricchiva il suo curriculum) erano di prim'ordine: 3 titoli del campionato paulista con il Corinthias, titolare fisso della nazionale verdeoro (quella dell'82 dove giocavano gente come Zico, Falcao, Cerezo), piedi raffinati, visione di gioco, propensione al gol.
Quello che i tifosi non potevano sapere era che Socrates non aveva la minima voglia di sbattersi e sudare dietro un pallone. Il "Dottore" non sopportava allenamenti e ritiri, ma in compenso fumava un pacchetto di sigarette al giorno, amava bere, tirare tardi e discutere di politica. Nel Corinthias aveva instaurato un regime di autogestione della squadra passato alla storia come "Democracia Corinthiana" secondo cui i giocatori partecipavano a tutte le decisioni e all'occorrenza mandavano in ritiro l'allenatore.
Il look da descamisados, le chiacchiere sui problemi del mondo con la sigaretta in mano, le abitudini di vita non esattamente da atleta gli sarebbero state probabilmente perdonate se all'impegno civile Socrates avesse accompagnato quello sul campo.
Putroppo la domenica il "Dottore" riposava: al massimo faceva un po' di footing. Nessuno a Firenze ricorda uno scatto o un tackle del "brasiliano con lode"; la leggenda vuole che la sua maglia al termine della partita conservasse le pieghe della stiratura. La sua più grande impresa, alcuni pensano fosse addiritura una sfida, fu di riuscire a segnare 6 gol in campionato, sempre e soltanto camminando.
Ben presto il "tacco di Dio", un'altro dei suoi soprannomi, divenne fonte inesauribile di incazzature e bestemmie per i tifosi viola.
I baristi smisero di fargli credito, i tabaccai di fronte alle sue richieste fingevano di avere esaurito le Marlboro, gli intellettuali che prima facevano a gara per invitarlo gli chiusero le porte dei salotti. Zeffirelli, perso ogni rispetto, gli fece pesanti avances sessuali.
Insomma per Socrates la vita a Firenze divenne un inferno.
A fine stagione tornò in Brasile. Giocò ancora nel Flamenco, Santos, Botafogo e ai Mondiali del 1986 contribuendo con un rigore sbagliato alla eliminazione della Selecao nei quarti contro la Francia. Dopo essersi ritirato nel 1990, ha iniziato la carriera di commentatore sportivo. Sta ancora seguendo i corsi di specializzazione della facoltà di medicina. Quando uno è lento è lento in tutto.
HaRdFr3qu3ncy
00mercoledì 6 ottobre 2004 01:09
PERDOMO



Perdomo Teixeira José Battle fu una "scoperta" del "Professore" Scoglio, che dopo aver portato il Genoa in serie A, si mise a girare Europa e Sud America per arricchire la squadra di elementi di talento. E il primo a impressionare Scoglio fu proprio Perdomo, "volante central", ovvero centrocampista centrale del Penarol e della Nazionale uruguaiana. Le ricerche del Professore portarono nello stessa estate a Genova Pato Aguilera e Ruben Paz. Il disegno di Scoglio era chiaro: Milan aveva il trio olandese? Il Genoa avrebbe puntato su quello uruguagio. Ma le ambizioni dei Grifoni vengono presto ridimendionate. Se Aguilera a sorpresa diventa l'idolo della curva rossoblu, Perdomo prende le forme del'incubo. Il Genoa riesce a sfangare una sofferta salvezza, ma Perdomo non sfugge al destino dei "bidoni" più clamorosi, scaricati dopo la prima disastrosa stagione. Venduto al Betis Siviglia nel '90, Perdomo passa in seguito a una squadra Argentina, per fare poi ritorno al Penarol nel '94.
Oggi l'ex-genoano è l'allenatore del Villa Española, squadra di prima di prima divisone uruguagia.
La sua fama di pippa, oltre a quello che fece vedere nelle 25 partite disputate in Italia (zero gol segnati), è legata ad una celebre frase pronunciata da Boskov: "Se io sciolgo il mio cane, lui gioca meglio di Perdomo".
enricotv
00mercoledì 6 ottobre 2004 11:32
Io inserirei anche i nostri bomber Manfreda e Talalaev: altro che Florio o Loris Pradella![SM=x397155]
HaRdFr3qu3ncy
00mercoledì 6 ottobre 2004 16:08
be anke Clementi e' stata na pippa colossale ..
enricotv
00giovedì 7 ottobre 2004 11:01
Si, ma qui si parla di stranieri..
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