Il mostro

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enricotv
00mercoledì 26 ottobre 2011 14:50
www.venetouno.it//notizia/27740/le-prime-immagini-del-mostro-

26/10/2011
Treviso, alle 6.41 di lunedì il primo tentatito andato a vuoto
LE PRIME IMMAGINI DEL "MOSTRO"
C'è un identikit, il violentatore è forse ancora in città

TREVISO - Calvo e dalla corporatura robusta e muscolosa indossava pantaloni, forse dei jeans, una giacca probabilmente in pelle: camminava lentamente. Sono le 6.41 di lunedì quando il “mostro”, videoripreso dalle telecamere di sorveglianza viene visto aggirarsi lungo il passaggio che da via Dandolo collega al sottopassaggio. Le immagini, diffuse oggi dalla squadra mobile della polizia, mostrano l'uomo che incede lentamente mentre in senso opposto al suo sta arrivando una ragazza: capelli neri e lunghi, piumino bianco, jeans e stivali. Il racconto delle telecamere si fermano qui: il mostro non sarà più inquadrato, neppure mentre è in fuga lungo via Dandolo dopo lo stupro. La giovane videoripresa avrebbe potuto essere la prima vittima del malvivente: lui, non più inquadrato, avrebbe chiesto alla donna di potergli accendere una sigaretta. Lei avrebbe però rifiutato tirando dritto: non sa che quel suo “no” l'ha forse salvata. Pochi minuti dopo, a finire nel mirino del violentatore, è stata la studentessa 21enne, aggredita e spinta nel cortiletto dello stupro con la stessa scusa. Il rifiuto della studentessa non è però bastato per risparmiarle lo stupro: il “mostro” l'ha presa alle spalle, spinta lontano da occhi indiscreti e violentata sotto la minaccia di un coltello. Le indagini intanto proseguono grazie alle preziose testimonianze che stanno giungendo agli investigatori: sono sei per ora le persone sentite e verbalizzate. Il cerchio dovrebbe stringersi già nelle prossime ore: intanto la città in queste ore è presidiata da tre volanti di rinforzo del nucleo prevenzione crimine. Ad essere passata al setaccio è sempre la stazione: il malvivente, certamente straniero, potrebbe non essersi allontanato dalla città. Ora l'identikit in mano alla polizia è ben preciso. La svolta potrebbe esserci già nelle prossime ore. E' questo l'auspicio anche del capo della squadra mobile di Treviso, dottor Roberto Della Rocca.



enricotv
00lunedì 31 ottobre 2011 00:55
www.ilgiornale.it/interni/stupro_studentessa_ora_tutto_mondo_e_braccato_polizia/30-10-2011/articolo-id=554311-page=0-co...


domenica 30 ottobre 2011, 09:40
Stuprò una studentessa Adesso in tutto il mondo è braccato dalla polizia
di Cristina Bassi


Il sudamericano accusato della violenza nel sottopassaggio di Treviso beffa gli agenti. Punta su Bogotà, dove non c’è estradizione


La caccia all’uomo punta oltreoceano. La destinazione di quello che la polizia ha soprannominato «mostro di Treviso» sarebbe la Colombia, suo paese d’origine. Julio Cesar Zoluaga Aguirre, 26 anni, è accusato di aver stuprato una studentessa di 21 anni lunedì scorso nel sottopassaggio della stazione della città veneta. Gli inquirenti sono sicuri che sia stato lui. E hanno spiccato un mandato di cattura internazionale.

Aguirre è scappato da Treviso subito dopo lo stupro, braccato dagli agenti della Squadra mobile. Ha preso il treno per l’estero. Inizialmente si è pensato alla Francia, via Torino, ma poi la polizia ha trovato le sue tracce a Madrid. Il ricercato aveva in tasca un biglietto aereo per Bogotà, in Colombia, e la guardia civil spagnola aveva preparato una trappola per catturarlo all’aeroporto della capitale. Ma all’imbarco del volo delle 5.34 di venerdì Aguirre non si è presentato. Il timore è che abbia deciso di raggiungere il suo paese in nave. In questo caso le speranze di prenderlo si azzererebbero, visto che la Colombia non prevede l’estradizione per reati sessuali.

«Dobbiamo prendere il mostro. Sono ottimista», ha assicurato il questore di Treviso, Carmine Damiano.
Lo stupro del sottopassaggio ha sconvolto la città. Pochi minuti prima delle 7 la vittima camminava dalla macchina verso la stazione per andare all’università di Padova. L’aggressore l’ha seguita nel tunnel buio, l’ha afferrata alle spalle e l’ha trascinata in un cortile vicino. L’ha minacciata di morte puntandole un coltello alla gola. Si è tolto le scarpe e i vestiti e l’ha violentata. Un’altra giovane di 18 anni, anche lei diretta a scuola, ha sentito le urla della ragazza e ha messo in fuga Aguirre, che nella fretta si è allontanato semi nudo e ha lasciato scarpe e slip.

«Erano dietro a dei cespugli - ha raccontato al Tgr la 18enne -, ho sentito lei che urlava. Quando mi sono avvicinata, l’ho visto scappare. Si vede che ha sentito che stava arrivando qualcuno. La ragazza era in piedi, sconvolta. Ho cercato di confortarla e l’ho abbracciata». Un’altra persona aveva sentito la grida d’aiuto. «Un ragazzo del condominio di fronte si è affacciato al balcone, ma si è subito chiuso in casa in preda alla paura - ha aggiunto la soccorritrice -. Poi ci ha chiesto scusa e ci ha chiesto di salire, ma abbiamo detto di no». La vittima dello stupro, definita dal capo della Mobile Roberto Della Rocca «forte e di carattere», ha subito ricostruito l’incubo vissuto. E ha fornito alla polizia molti particolari utili. Gli indumenti dell’aggressore sono stati mandati alla Scientifica di Roma per estrarre il Dna.

Inoltre un poliziotto ha riconosciuto le scarpe di Aguirre, che aveva visto pochi giorni prima e che conosceva perché il colombiano ha diversi precedenti, uno anche per violenza sessuale. A quel punto è stata diffusa la sua fotografia e sono scattate le ricerche. Anche la vittima l’ha indicato senza dubbi, mentre almeno tre testimoni l’hanno visto vicino al luogo dello stupro poco prima e poco dopo. A incastrarlo c’è infine un filmato delle telecamere della stazione. In un fotogramma delle 6.41 di lunedì si vede un uomo di spalle, con la corporatura del ricercato e la testa rasata, che punta verso una donna e prova a prenderla per un braccio. Lei però se ne accorge in tempo e scappa via. Poteva essere la sua preda, la polizia la sta cercando.

Aguirre ha la cittadinanza italiana, è disoccupato e secondo gli inquirenti vive di piccoli furti e di spaccio. Nella sua fuga potrebbe essere stato aiutato da qualche amico. Viveva a Montebelluna, non lontano da Treviso, in casa della madre. Lo cercano in tutta Italia e oltre, poliziotti in borghese lo aspettano nelle stazioni e negli aeroporti. «Quello che posso dire è che a Treviso non c’è», ha dichiarato Della Rocca.

Il custode della cripta
00lunedì 31 ottobre 2011 23:20
Non so se sia stato scritto anche nell'articolo qui sopra (l'ho letto un po' velocemente), ma a Studio Aperto ho sentito che questo colombiano, dopo aver commesso il reato, è andato in una caserma del padovano a denunciare la perdita della carta d'identità (o una cosa del genere).
Insomma, le forze dell'ordine ce l'avevano di fronte, inconsapevolmente.
enricotv
00martedì 1 novembre 2011 10:21
Re:
Il custode della cripta, 31/10/2011 23.20:

Non so se sia stato scritto anche nell'articolo qui sopra (l'ho letto un po' velocemente), ma a Studio Aperto ho sentito che questo colombiano, dopo aver commesso il reato, è andato in una caserma del padovano a denunciare la perdita della carta d'identità (o una cosa del genere).
Insomma, le forze dell'ordine ce l'avevano di fronte, inconsapevolmente.




Nove ore dopo lo stupro il maniaco era
dai carabinieri: «Ho perso i documenti»


TREVISO - Lo cercano in Spagna, Francia e Portogallo. Gli hanno tagliato tutte le vie di fuga, i rifornimenti, gli appoggi, i contatti. Eppure ce l’avevano fra le mani. Qui, in Italia, a due passi dalla Marca, 9 ore dopo lo stupro alla stazione.

È questa la nuova, e per certi versi sconcertante novità, che emerge dai retroscena sugli spostamenti di Julio Cesar Zoluaga Aguirre, il 26enne colombiano ricercato per la violenza sessuale di lunedì scorso ai danni di una studentessa trevigiana.

Perchè il mostro, il maniaco, lo stupratore o comunque lo si voglia chiamare, nella sua precipitosa fuga verso via Dandolo, quella mattina lasciò sì gli slip e le scarpe sul posto dell’aggressione, ma perse anche il portafoglio. Dopo essersi messo la città alle spalle, il giovane riapparve quello stesso pomeriggio nel Veneziano, a Noventa di Piave, dove vive una ragazza con la quale ha di recente intrecciato una relazione.

E alle 16 decise di bussare alla caserma di via Guaiane. Non per costituirsi, ma per denunciare lo smarrimento del portafoglio, che verrà poi ritrovato vicino al sottopasso di via Dandolo. Mentre la polizia si stava dannando l’anima per identificarlo, ai carabinieri raccontava di aver perso il portafoglio con i documenti chissà dove e chissà perchè. Il fuggiasco ha commesso perciò un errore clamoroso che non è stato sfruttato per una combinazione di eventi: il carabiniere che ha raccolto la sua denuncia, infatti, non poteva sapere chi aveva di fronte. Identikit, profilo criminale, nome e cognome sono stati diffusi successivamente. E un colpo di buena suerte era tutto ciò di cui il colombiano aveva bisogno per organizzare la sua fuga all’estero della quale, oggettivamente, non si può imputare nessuno.

Anche questa clamorosa leggerezza però avvalla l’ipotesi che senza un complice difficilmente sarebbe stato in grado di fare tanta strada. Di mettere mezzo continente tra sè e coloro che gli danno la caccia. Adesso la guardia civil spagnola, costantemente in contatto con i colleghi di Treviso e l’Europol, lo sta braccando in ogni angolo del Paese: sono piantonati i porti, le stazioni ferroviarie, gli scali aerei e perfino i mezzi pubblici e c’è una traccia elettronica che, seppur a intermittenza, permette di individuarlo. Per lui le ore in libertà dovrebbero essere agli sgoccioli.
Lunedì 31 Ottobre 2011 - 13:23 Ultimo aggiornamento: 13:33
© RIPRODUZIONE RISERVATA
enricotv
00venerdì 4 novembre 2011 20:27
da www.ilgazzettino.it

Stupro in stazione/ La gioia e il pianto
della vittima: «Ora spero che paghi»


Avvertita dell'arresto per telefono: «Sono contenta, adesso
vorrei solo che subisse le conseguenze di ciò che ha fatto»

di Paolo Calia

TREVISO - «Lo hanno preso! Lo hanno preso a Parigi!». Dall'altra parte della cornetta le parole si fondono in un urlo che è una miscela di lacrime, liberazione, gioia, dolore, entusiasmo e tristezza. Un vortice di emozioni che nessuno, da fuori, può capire fino in fondo. A esultare è la ragazza vittima del mostro che sprigiona tutta la rabbia immagazzinata in dieci giorni di incubo. È il Gazzettino a dare alla famiglia la notizia dell'arresto di Julio Cesar Zoluaga Aguirre, il bruto di via Dandolo, l'aguzzino che lunedì scorso ha mandato in frantumi la vita e la tranquillità di una studentessa universitaria di 21 anni.

Al telefono risponde il fratello della giovane che, in un primo momento, rimane incredulo: «Lo hanno preso? Veramente?». La voce si allontana, si sente che dice a una persona accanto con una punta di eccitazione: «È stato arrestato a Parigi!». Frase mezza nascosta dall'urlo improvviso, spontaneo, naturale. «Ha sentito? - riprende poi il ragazzo - era mia sorella. Ci lasci qualche minuto per metabolizzare questa novità».

Seguono momenti frenetici. Dopo aver appreso la notizia da noi, la famiglia ha subito chiamato il capo della squadra mobile Roberto Della Rocca per una conferma ufficiale, puntualmente arrivata. Poi è stato il turno del questore Carmine Damiano, che ha voluto parlare con la ragazza e con la famiglia. L'incubo è finito in quei minuti. «Finalmente lo hanno preso - ha detto la giovane - sono molto contenta, felice. Ora spero che paghi per quello che ha fatto».

Appena la notizia si è diffusa tutti i cellulari e i telefoni di casa hanno cominciato a squillare: amici e parenti hanno fatto a gara per felicitarsi, per regalare una parola di comprensione, un gesto di affetto. E ancora una volta la cappa protettiva che ha tenuto al riparo la giovane in questi lunghi giorni, formata da genitori, familiari e amici, si è chiusa in una legittima difesa: come il dolore, anche una gioia così particolare è un sentimento da vivere in privato.

«Sono contento - dice il fratello - le forze dell'ordine si sono comportate egregiamente. La famiglia non è stata mai toccata dalle sterili polemiche di questi giorni. Gli agenti sono stati eccezionali nonostante la drammaticità dell'accaduto. Lo hanno preso e non penso sia stato facile. Le modalità della fuga facevano intuire che non si trattava di un criminale incallito, esperto, ma di un pazzo. Sono anche rimasto sorpreso dalle notizie che lo davano in Spagna e poi in Francia. Forse ha avuto delle conoscenze, ho temuto che potesse farla franca magari imbarcandosi come clandestino in un cargo e raggiungere così la Colombia. E invece è stato preso: un lavoro grandioso da parte di chi ha condotto le indagini».

Ora il desiderio che emerge prepotente è quello di avere giustizia: «Certamente è finito un incubo, questa persona avrebbe potuto fare ancora del male. Non voglio usare toni giustizialisti, li lascerei proprio perdere. Spero invece che nella fase processuale prenda la pena che deve prendere e che paghi per i reati commessi. Tutto questo è uno stimolo per mia sorella a ricominciare la vita di tutti i giorni: le brillavano gli occhi per la contentezza».
Venerdì 04 Novembre 2011 - 14:18 Ultimo aggiornamento: 17:34
© RIPRODUZIONE RISERVATA
TV DOSSON
00sabato 5 novembre 2011 16:24
Io farei una grossa buca da fare e riempire ogni giorno e pane e acqua per sempre, e allora vedi che gli passano i bollori,!
MoniGo
00sabato 5 novembre 2011 18:20
dosson ma devi proprio tenere una firma da 45 righe??
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