Chiunque abbia visto una partita recente della nazionale italiana di calcio ha certo storto il naso di fronte alle nuove maglie di gioco. Una casacchina bianca con pettorina da marinaretto. Il solito incubo da stilista in carriera, ci siamo detti. Se non che non si trattava solo di questo ma di una intera linea grafica, dal marchio a tutta l'ipotesi di coordinamento d'immagine. Con tanto di brief autocompiacente. Ce ne parla lo storico di araldica e vessillologia Alessandro Martinelli.
Un calcio alla tradizione
Alessandro Martinelli
Quando nel 1999 lo storico scudetto tricolore con la scritta ‘Italia’ era tornato sulle maglie azzurre della Nazionale, i tifosi più tradizionalisti, e forse un po’ tutti gli appassionati di calcio, avevano tirato un sospiro di sollievo: dopo 16 anni di purgatorio, finalmente, sembrava tramontata una volta per tutte l’epoca delle "patacche", iniziata in séguito alla vittoria italiana al campionato mondiale di Spagna del 1982 e giunta al suo culmine con il logo formato da una ‘i’ gigante, adottato dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio nel 1991.
Lo scudetto italiano, utilizzato a partire dal 1947 in sostituzione dello stemma sabaudo con fascio, e fissato nella sua forma con scritta nel 1952, certo non era una meraviglia grafica, né una grande alzata di ingegno araldico: però, in fondo, era diventato volente o nolente il simbolo dell’Italia calcistica e, anzi, di quella sportiva in generale, essendo passato ben presto sulle maglie e sulle tute degli atleti di un po’ tutte le discipline.
Gli ottimisti, però, inguaribili ingenui, non avevano fatto bene i conti con le fervide menti creative di via Allegri. Il 10 novembre scorso, infatti, la FIGC ha presentato ufficialmente il suo nuovo logo, che a quanto pare, cucito sulle casacche azzurre (il cui disegno ha lasciato esterrefatto più d’uno), accompagnerà negli anni a venire la nostra squadra, a cominciare dai prossimi mondiali di Germania del 2006. Sotto una scritta ‘Italia’ particolarmente scialba, i pali dello scudo, verde, bianco e rosso, si trasformano qui inspiegabilmente in tre non troppo beneauguranti frecce puntate verso il basso, forse triste ammissione della direzione presa dal nostro calcio. Su queste frecce sono posizionate le fatidiche tre stelle, di foggia vagamente militare, simbolo degli altrettanti mondiali vinti (e se vinciamo un altro mondiale la quarta stella dove la mettiamo?) Il quadro, già abbastanza trafficato, è completato da un simbolo che sembra una versione fatta in casa del logo della Total, piazzato al centro della freccia bianca (che per qualche strano motivo è più larga delle altre due). In tutta questa confusione l’occhio cerca invano un punto dove posarsi.
Mentre le più importanti squadre nazionali del mondo difendono o recuperano i loro antichi e gloriosi simboli calcistici, in Italia si preferisce proseguire con la solita politica degli sgorbi grafici illeggibili. Ma il comunicato ufficiale della Federazione annuncia invece trionfalmente:
Concepito con elementi geometrici lineari e ben definiti che proiettano ed espandono i colori della bandiera Italiana, il logo vuole comunicare allo stesso tempo forza, istituzionalità, dinamismo e modernità. I tratti grafici che decorano al centro lo scudetto, racchiudono ed esaltano la scritta FIGC, creando, grazie al gioco di colori un movimento che oltre a ricordare la foggia di un pallone del passato, rappresenta il ruolo della federazione nei confronti dello sport che promuove, arricchendolo di contenuti storici.
C'è altro da aggiungere?
Da:
socialdesignzine.aiap.it