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da Treviso
Un giocatore si vede dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia. Niente da dire, le parole di Francesco De Gregori restano scolpite nel marmo del galateo calcistico. Ma i Giovanissimi del Team Biancorossi di Salgareda (Treviso), la squadra che domenica ha festeggiato la vittoria nel proprio campionato, ne hanno dato un’interpretazione sgradevolmente capovolta. Dopo il quarto gol (a zero) rifilato ai malcapitati avversari del Cimapiave di Maserada, si sono riuniti a centrocampo, hanno girato le chiappe verso il pubblico e, tra lo stupore generale, hanno calato i pantaloncini in segno di scherno e, nello stesso tempo, hanno gridato qualche slogan poco elegante nei confronti degli altri giocatori in campo.
Non è certo questo il coraggio che si chiede a un giocatore, e mostrando le chiappe a un pubblico fatto di genitori per metà scandalizzati e per metà, addirittura, sghignazzanti, i tredicenni del Team Biancorossi non hanno certo mostrato altruismo. Quanto alla fantasia, forse l’allenatore farebbe a ricordare loro che si riferisce ai giochi da fare col pallone, mica col sedere.
Non ci fosse stata la signora Antonella, madre di uno dei ragazzi sconfitti, probabilmente di questa stucchevole goliardata non sarebbe rimasta traccia, visto che l’arbitro o non ha visto, o non ha ritenuto di doverne fare cenno nel verbale. Antonella no, non ha lasciato passare la provocazione. Al termine della partita, che per la cronaca è finita 8-0 per i giovanissimi emuli di Full Monty, la signora è corsa negli spogliatoi con un diavolo per capello. «Maleducati!», ha gridato con tutto il fiato che aveva in gola. Poi ha chiesto ragione dello sgarbo all’allenatore del Team Biancorossi, che non ha faticato a riconoscere la scivolata e le ha porto subito le scuse più sentite. «Io da lei le scuse le accetto - ha reagito Antonella - ma vorrei che venissero a farle anche quei genitori che, invece, quasi plaudivano al vergognoso atteggiamento dei propri figlioli. L’avesse fatto mio figlio, l’avrei preso per un orecchio e l’avrei spedito a casa a calci. Ma è questa l’educazione che si impara giocando a calcio?».