Ultras Milan accusati di tentato omicidio e tentata estorsione

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Ultras Italia
00sabato 6 gennaio 2007 15:52
Sono una decina gli indagati nell'inchiesta coordinata dal Procuratore della Repubblica di Monza Antonio Pizzi e condotta dal pm Salvatore Bellomo sugli ultras rossoneri: le accuse vanno dal tentato omicidio alla tentata estorsione anche nei confronti del Milan. Le indagini avviate in seguito alla sparatoria dello scorso 17 ottobre a Sesto San Giovanni, nella quale un tifoso di 32 anni è rimasto ferito a una gamba, hanno delineato uno scenario di pressioni nei confronti della società di via Turati che andavano avanti da mesi. Pressioni e ricatti, consistiti anche nel minacciare disordini durante le partite, da parte di formazioni emergenti di tifosi che, in questo modo, tentavano di farsi accreditare e ottenere vantaggi economici legati a biglietti, gadget e striscioni.

Ed è proprio in questo dinamica estorsiva e di predominio che, da quanto è stato finora accertato, si inserisce l'agguato al 32enne appartenente a uno dei 'vecchi' gruppi della curva sud. Un gesto che sembrerebbe aver avuto lo scopo di dimostrare alla società presieduta da Silvio Berlusconi le intenzioni di chi sta cercando di mettere le mani su un giro d'affari considerevole.

«Sono stato ascoltato anch'io, ma non mi risulta che la sparatoria sia avvenuta per interessi economici» ha detto Giancarlo Capelli detto 'Barone', capo storico della curva Sud. «Ci sono rapporti normali in curva - spiega Capelli -, oggi esporremo uno striscione per far capire la nostra mentalità e la nostra posizione comune. Poi è chiaro che non è facile gestire 10mila persone e qualche volta può esserci qualche problema, ma sono cose normali».

La grande rivoluzione della curva sud risale alla fine del 2005 quando si sciolse uno dei gruppi storici, la Fossa dei Leoni e, al suo posto, è subentrato un nuovo gruppo, 'Guerrieri ultras': «Siamo apolitici, abbiamo dimostrato di non esser mai stati legati a un simbolo».

Capelli non nega che ci siano anche interessi economici nella gestione della curva: «Abbiamo dei biglietti che compriamo, paghiamo e rivendiamo, ma sia chiaro: noi ci autotassiamo. Facciamo pagare i biglietti 2-3 euro in più, e questo succede come in ogni punto di rivendita, anche per andare a teatro. Se questo è un business, allora chiamiamolo così, ma non si tratta certo di milioni di euro».

Infine, la posizione nei confronti della società: «Se contestiamo, si dice che lo facciamo per ottenere vantaggi. Quando non si contesta, è perché siamo vicini alla società e abbiamo già dei vantaggi. Diteci voi come ci dobbiamo comportare».
fonte gazzettino
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