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Giacomense, Vagnati contesta Macalli

Il capitano non è in sintonia col presidente di Lega Pro: «Anticostituzionale far giocare i giovani, le priorità sono altre»

MASI SAN GIACOMO. Le parole di Mario Macalli, presidente della Lega Pro, nell’intervista di qualche settimana fa rilasciata al nostro giornale, sono rimbombate per chilometri e chilometri. In Lega Pro, vi sono troppi giocatori e troppe “pippe”. E soprattutto non ha necessità di interpretazione il discorso sui calciatori “esperti”, spesso tacciati di voler continuare forzatamente l’attività invece di pensare al proprio futuro ed a quello della famiglia. I calciatori hanno incassato il colpo, ma non taciuto: Davide Vagnati, capitano della Giacomense, da anni è rappresentate di squadra presso l’Aic presieduta da Damiano Tommasi. «Il principio dell’obbligo di far giocare quest’anno i ’91 e lo scorso anno gli ’89 – racconta il capitano grigiorosso – è anticostituzionale. Non vi è meritocrazia, perché il giovane si gioca il posto con altri cinque della sua età, mentre gli altri compagni tra loro. Non ha molto senso come operazione, sia nella gestione dello spogliatoio, sia nelle scelte dell’allenatore. Il tecnico non ha la possibilità di trattare tutti allo stesso modo. Sarebbe come se il governo obbligasse un’azienda ad assumere su cento lavoratori, almeno dieci di 20 anni perché sono il futuro del Paese. E gli altri che hanno lavorato per anni, più bravi di loro, magari con famiglia e bambini? Devi far lavorare giovani di 20 anni a discapito di chi fin lì ha lavorato 30 anni in quel settore mantenendo la famiglia».
Macalli ha pure aggiunto che in Lega Pro molti dovrebbero giocare fino a quando hanno la possibilità di divertirsi, ovvero tra i 24 e 25 anni, smettendo “penose” operazioni di trascinamento di moglie e figli lungo tutta l’Italia. «Se un giocatore ha difficoltà fisiche è giusto che smetta prima. Ma nessuno ti regala niente, men che meno il contratto. Se un calciatore gioca fino a 35 o 38 anni significa che qualcuno crede ancora in lui e lo considera in grado di dare qualcosa alla causa, a livello fisico, tecnico o d’esperienza. Sono convinto che una squadra di soli giovani farebbe poca strada. Un mix con esperti dà al giovane maggior giovamento». E come si diceva all’inizio: in Italia vi sono troppi giocatori professionisti. «Il tema è uscito all’ultima riunione. E’ inutile tenere in vita più società possibili per avere più contratti. Non vogliamo questo». Le questioni da sistemare, che premono moltissimo ai giocatori, sono altre. «La prima è la sicurezza economica. Sarebbe più corretto far rilasciare alle società una fideiussione dell’importo di spesa dell’intera stagione. Altrimenti non permetti la sua iscrizione. Di conseguenza, vi saranno meno società, ma anche più sicurezza e serietà. Non siamo ciechi. Vediamo come sta andando l’economia: le società continuano a fallire». Tra i casi eclatanti, vi è quello del Savona, che non pagava stipendi, era sull’orlo del fallimento, ma continuava e continua a giocare in campionato. «Il Savona non sta facendo giocare i giovani, perché nel momento in cui non ha pagato il primo stipendio, non è arrivato più il contributo. Noi giochiamo con tutti giovani e loro con tutti esperti, ovvero una squadra molto forte. Macalli deve fare regole valide per tutti».
Per Vagnati non è nemmeno sensato eliminare i ripescaggi: «Se la Pistoiese vincesse i play off e chiedesse il ripescaggio, avendo la capacità economica, il bacino d’utenza e lo stadio, pagando una penale, sarebbe giusto ripescarla. Ma non è giusto far rimanere il Savona o il Taranto che non pagano gli stipendi». Per le società morose vi è anche un’altra proposta: «Se una società non paga, è giusto fermare il mercato in entrata: solo mercato in uscita. Inoltre, abbiamo domandato che siano innalzati i contratti minimi per gli esperti, passando da 13.500 a 20.000 euro». Infine, la novità già trapelata d’inserire in Lega Pro alcune squadre Primavera di serie A, come in Spagna: «Vi sarebbe più visibilità per la Lega, più contratti, più sponsor e maggiori ritorni economici. Così le società da anni in questa serie saranno obbligate a costruire giovani in casa propria, perché i club maggiori terranno i loro nella squadra B».
Enrico Menegatti
30 marzo 2012