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Querelle-Treviso, Michielan: “Nardin può fare ciò che vuole, io mi rapporto solo con Vissoli!”
domenica 13 novembre 2016 - Ore 14:00
michielan




Questo pasticcio del doppio presidente del Treviso chiaramente non piace a nessuno. Non piace alla tifoseria, che sempre più sconcertata dai colpi di scena che si susseguono a cadenza quasi quotidiana, continua a capirci poco o nulla, piace ancora meno all’Amministrazione comunale, che da tempo si è schierata con Massimiliano Vissoli. Anzi, l’assessore Ofelio Michielan dice a chiare lettere ciò che in verità ha sempre sostenuto, e cioè che fra Vissoli e Tiziano Nardin lui riconosce solo il primo. Ed è solo con Vissoli che continuerà ad avere rapporti istituzionali, di qualsiasi tipo e livello essi siano. «Dico la verità: a me delle beghe interne al Treviso non interessa niente, che se la vedano fra loro – sbotta Michielan – noi del Comune restiamo fermi sui nostri punti, che poi sono gli stessi dall’inizio di questa storia, a partire dal fatto che esiste una lettera di dimissioni firmata da Nardin. A me questo documento sembra valido, è stato emesso dopo una assemblea e c’è il relativo verbale in cui era stato regolarmente nominato il nuovo presidente. Di conseguenza Nardin può fare ciò che vuole, a me non interessa: finchè qualcuno mi dimostrerà con i fatti, e non a chiacchiere, che Vissoli non è il legittimo presidente, ci rapporteremo esclusivamente con lui. L’abbiamo presentato ufficialmente a Palazzo Rinaldi o no? Inoltre so che in Federazione è già stato depositato il nome di Vissoli, e sarà a lui che darò la gestione del Tenni. Non ha la password? Ne faremo un’altra. A Nardin hanno chiesto il bilancio e tutto il resto del materiale, ma lui per ora non ha dato niente: da parte sua Vissoli intende pagare solo ciò che si riferisce all’Acd Treviso, non ad altre aziende». Quindi Nardin per giocare al Tenni dovrà pagare Vissoli… «Esatto: sarà pure paradossale ma le cose stanno così. Ad ogni modo a me pare che Nardin non veda l’ora di vendere: a noi servono garanzie solide, non parole».