Questa è di qualche settimana fa ma comunque sempre degna di nota:
VERONA - Hanno interrotto l’allenamento: sono entrati in campo “armati” di secchielli rossi per la vendemmia, con uno striscione e con alcune tute da lavoro. Plateale, civile e goliardica: la contestazione dei tifosi scaligeri nei confronti della squadra è scattata ieri pomeriggio alle 16. Un gruppo di supporter dell’Hellas, ormai esarcerbati dall’assenza di risultati e dopo il cambio dell’allenatore, hanno aperti i cancelli dell’antistadio e mentre la squadra stava effettuando alcuni esercizi atletici hanno voluto “intrattenersi” con i gialloblù. «Parliamo con te Caio - hanno detto riferendosi a Ferrarese -, che sei di Verona e puoi immaginare la nostra amarezza. Abbiamo sempre detto che si può perdere, ma bisogna farlo con onore».
Insomma, le ultime sconfitte, soprattutto quella di Legnano, non sono state per nulla digerite dai tifosi gialloblù. Ai giocatori sono state regalate le tute da lavoro, con evidente “invito” a cambiare mestiere. Al neo allenatore Davide Pellegrini, i tifosi hanno detto di non avere pietà con chi rema contro. «Devi eliminare i clan di questa squadra, perché lo sappiamo che ci sono i clan...».
Camminando sul terreno dell’antistadio i tifosi si sono poi avvicinati a patròn Arvedi che stava assistendo all’allenamento sulla panchina. «Devi vendere l’Hellas, devi andartene, sei la nostra rovina», ha urlato qualcuno. «Il Verona è mio», ha tentato di ribattere il numero uno di Corte Pancaldo, ma subito gli è stato ricordato il record dei quasi diecimila abbonati, un “sacrificio” fatto dai tifosi per l’amore nei confronti dell’Hellas.
Su una porta è stato poi attaccato uno striscione, anche questo ironico: «Azienda Agricola Arvedi». Come dire che il Verona, in questo momento è gestito alla pari di una delle aziende di Piero Arvedi e di qui anche i riferimenti alla vendemmia. Due agenti della polizia sono arrivati alla fine della contestazione e hanno sorvegliato il resto dell’allenamento. Il tutto si è risolto senza il minimo incidente.
A MARGHERA PAURA E SCHEI MAI AVUI