Dall'altra sera il Treviso, reduce dalle cinque sberle rimediate a La Spezia che portano a sei le sconfitte nelle prime otto giornate, lavora ma anche medita nella quiete dell'hotel Al Parco - da Loris.
Bocche cucite per tutti, sia per ordine della società che per poca voglia di commentare un avvio che non trova molti riscontri nell'ormai quasi centeneria storia del club, meglio un giro di carte. Intanto, un quinto del cammino è in archivio è molti, non soltanto i tifosi, si interrogano sui "perché" di questo disastroso avvio, "perché" ancora ignoti alla società e allo staff tecnico.
Lo stesso allenatore Pillon, dopo essersi addossato tutte le colpe, nelle ultime due settimane aveva lanciato altrettanti moniti («adesso capisco perché qui le cose non vanno bene da due anni» e ancora «basta con i nomi e i curricula, in campo va chi merita») che però sembrano essersi disintegrati come parole al vento.
Complici anche un'infermeria che annovera sei elementi: Amodio con una lesione al collaterale interno del ginocchio destro; Coda con un dolore al flessore del ginocchio sinistro mentre Dal Canto è alle prese con una distrazione del flessore della gamba sinistra e ne avrà per 15-20 giorni. Mingozzi è con Amodio il più grave: distrazione della caviglia sinistra. All'uopo è stato effettuato un consulto fra i medici trevigiani e Giannini, professore bolognese, per valutare se procedere con terapia chirurgica o conservativa. Mentre Guigou ha cominciato il lavoro a parte e, dopo un'ecografia, potrebbe rientrare a Bologna. Trotta invece è quasi pronto per la panchina.
Cerchiamo, nel frattempo, di compiere una breve disamina su questo flop.
1) Gli arrivi di Barreto (a dodici giorni dall'esordio in campionato) e Pià (quattro giorni) hanno costretto il tecnico a rivoluzionare il gioco dalla cintula in su: dopo aver lavorato, in ritiro, con il tandem Piovaccari-Russotto e Beghetto come alternativa, ha dovuto cambiare formula per sfruttare le caratteristcihe dei due brasiliani (palla a terra e velocità). La ritardata condizione del duo e le due espulsioni di Barreto (nella seconda Vitor si era comunque immolato per salvare il risultato) hanno rallentato il processo.
2) A metà campo sono saltati tutti i progetti iniziali vuoi per infortuni (Trotta, Amodio e da sabato anche Mingozzi), vuoi per difficoltà a metabolizzare le varianti innescate dagli arrivi di Barreto e Pià. Così si sono spalancate le porte per il baby Dario Venitucci che sta sfruttando alla perfezione l'occasione.
3) Gli esterni: risultato limitati e ...limitanti, specie sulla fascia sinistra. Anche quando Smit (raramente) e Scaglia (quando è sceso in campo) ci hanno provato, hanno quasi sempre cercato la torre che non c'è (tranne Quadrini contro il Pisa che ha pennellato, ma dal vertice alto dell'area, per la testa di Beghetto).
4) Difesa: Baccin, Pianu, Viali, Scurto, Dal Canto, Smit, Bonucci. Tra questi soltanto Pianu e per certi versi Baccin vantano un pizzico di velocità per le chiusure. E, 48 ore dopo il ko casalingo contro il Pisa, Pillon ha ammesso di aver sbagliato inizialmente le scelte per comporre il reparto.
5) Portiere: 14 gol subiti (due su rigore). Calderoni non è stato esemplare sul bolide di Marcolini del Chievo, mentre contro il Pisa ha sbagliato sia in occasione del primo che terzo gol. E a La Spezia qualche amnesia, seppur minore, l'ha accusata.
A questo punto? Non resta che stringere i denti ed esibire cattiveria agonistica. Più che alla serie A e ai play off bisogna guardarsi le spalle. In attesa di tempi migliori.
Piergiorgio Zavarise
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