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Ed ecco il comunicato dei rebels:

Comunicato Rebels Treviso 1998 - 28/11/2007

A seguito dei fatti di domenica scorsa a Siena, vorremmo puntualizzare i motivi che ci hanno portato alla decisione di ignorare la prassi del minuto di raccoglimento.

Siamo convinti che la morte non naturale di qualsiasi essere umano, di ogni censo e razza, sia una sconfitta per la nostra società e un dramma per la famiglia del defunto. Partendo da questo elementare presupposto, crediamo che non ci sia alcuna differenza tra la morte di un militare professionista e la morte di un professionista quale potrebbe essere un qualsiasi operaio, evento purtroppo più frequente. La perdita di una qualsiasi vita umana merita rispetto e questo rispetto non deve essere solo una proforma, tra un popcorn e una bibita, tra un canestro e una stoppata. Crediamo che il rispetto debba essere manifestato in maniera diversa e non per forza ostentata. Avessimo voluto oltraggiare la memoria del defunto avremmo fischiato come altri hanno fatto. Abbiamo semplicemente portato avanti una nostra idea che va contro la “pratica” del minuto di raccoglimento che, dovessimo applicare una norma equanime, dovrebbe essere fatta praticamente ad ogni incontro. Per noi non ci sono morti di serie A o di serie B. Ci sono semplicemente morti.
Inoltre, ci chiediamo come mai in occasione della morte di Gabriele, il minuto di raccoglimento sia stato lasciato a discrezione delle singole società, non una richiesta specifica di CONI o della Lega Basket. Perché tutte queste differenze?

Pertanto, non ci sentiamo assolutamente toccati dalle critiche ricevute, a nostro avviso del tutto superficiali e gratuite, anche da parte della società la quale forse dovrebbe pensare e pesare meglio ciò che scrive, in quanto siamo convinti di aver portato avanti coerentemente una nostra idea, condivisibile o meno, una nostra logica.

Tramite altri canali, e ovviamente non dando risalto alla cosa, cercheremo di fornire le nostre spiegazioni e il nostro aiuto, se richiesto, alla famiglia del militare defunto, magari in un momento in cui avranno la possibilità, non ora ovviamente, di ascoltarci.

Ci sorprende il fatto che tanti “benpensanti” non usino lo stesso metro di giudizio nei nostri confronti quando in certi palazzetti non ci fanno entrare con lo striscione “verità e giustizia per Aldro(vandi)”. In una democrazia, e quindi non in Italia, la ricerca della verità deve essere un principio sacro e la libertà di parola, entro certi limiti, ovviamente, un altro principio fondamentale. La scusa con la quale ci vietano lo striscione è che il fatto (il presunto omicidio da parte delle forze dell’ordine di un ragazzo ferrarese) non ha alcuna relazione con lo sport. Applicando questo concetto, cosa c’entra con lo sport la morte di un militare italiano in Afghanistan?

Non chiediamo comprensione o simpatia, chiediamo solo coerenza. Non ci sembra di chiedere troppo.

Per finire, volevamo porgere alla famiglia Paladini le nostre più sentite condoglianze per la perdita del loro caro e ci scusiamo con essa, e solo con essa, se il nostro comportamento ha in qualche modo urtato la loro sensibilità in un momento di così grande difficoltà.


REBELS TREVISO 1998


A MARGHERA PAURA E SCHEI MAI AVUI