NAPOLI, 10 settembre - C’ è un errore, nel dispositivo del giudice sportivo, che fa sperare il Napoli. Domani la società discuterà il ricorso, e potrà approfittare di un’interpretazione di Tosel che appare fortemente viziata. Ci riferiamo alla citazione che il giudice sportivo ha fatto riguardo alle responsabilità del Napoli: nulla da eccepire sulla (eventuale) violazione dell’articolo 4 (responsabilità delle società), comma 3, molto da ridire sul richiamo all’articolo 14 (responsabilità delle società per fatti violenti dei sostenitori), comma 1. Al punto in questione, infatti, il Codice di Giustizia Sportiva recita testualmente: «Le società rispondono per i fatti violenti commessi in occasione della gara, sia all’interno del proprio impianto sportivo, sia nelle aree esterne immediatamente adiacenti, quando siano direttamente collegati ad altri comportamenti posti in essere all’interno dell’impianto sportivo, da uno o più dei propri sostenitori se dal fatto derivi un pericolo per l’incolumità pubblica o un danno grave all’incolumità fisica di una o più persone» .
«PROPRIO IMPIANTO SPORTIVO» - Al di là di ogni considerazione possibile, è evidente che l’articolo 14 parli esclusivamente di «proprio impianto sportivo» , quindi del terreno di casa della società punita, in questo caso il San Paolo. Ma, come ben sanno tutti, gli incidenti sono avvenuti all’Olimpico di Roma e in base a quelli Tosel ha disposto la chiusura delle curve del San Paolo sino al 31 ottobre. Insomma, il Napoli è stato condannato anche per un reato che non può aver commesso, ed il fatto è senz’altro clamoroso.
GRASSANI FIDUCIOSO - L’avvocato che cura gli interessi del Napoli, Mattia Grassani, avrà quindi a disposizione una carta formidabile per veder riconosciuta la validità del ricorso presentato. Domani sapremo, ma è indubbio che la sentenza di secondo grado non potrà essere clamorosamente sbagliata come quella del Giudice sportivo. Ieri, commentando la condanna subita, l’avvocato Grassani ha sottilineato un altro aspetto importante della vicenda: la piena collaborazione offerta dalla società Napoli. Ha infatti dichiarato: «E pensare che il club ha fornito la propria collaborazione agli organi di polizia. Che gli inviti e gli appelli pubblici si sono sprecati. Che c’è stato sempre un attivismo indiscutibile da parte dei dirigenti azzurri. Di ciò, il giudice sportivo non ha tenuto conto» .
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