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Benetton in Celtic, la città non lo sa


la tribuna di Treviso — 11 agosto 2010 pagina 03 sezione:

TREVISO. L’appuntamento è per sabato 4 settembre, alle 19.05, allo stadio di Monigo. La Benetton rugby ospiterà i gallesi degli Scarlets e sarà una partita destinata ad entrare nella storia perché segna l’esordio nella Celtic League. Ma la città ancora non lo sa. Il campionato internazionale di matrice anglosassone che riunisce i migliori club scozzesi, gallesi e irlandesi per la prima volta ospita due squadre italiane - Treviso e Viadana - ma a poco più di venti giorni dall’appuntamento la città sembra assolutamente insensibile all’evento. Non un manifesto, non una vetrina, nessun segno percebile che, tra meno di un mese, cominceranno ad arrivare in città ogni fine settimana centinaia di turisti dalle principali capitali della pallaovale europea. In tutto, tra Celtic e Heineken cup, 14 incontri internazionali casalinghi ed altrettanti in trasferta. Tanto per capire, a novembre arriva la squadra di Belfast, a febbraio gli irlandesi di Limerick, ad aprile gli scozzesi di Glasgow, a maggio i tifosi di Edimburgo. Insomma, Treviso sta per giocare coi grandi. Ma non sembra mostrare alcuna emozione né alcuna voglia di sfruttare l’evento a fini commerciali o turistici, nonostante la battaglia ingaggiata contro l’iniziale esclusione di Treviso dal torneo. Gli spettatori attesi per ciascuna partita sono circa quattromila, con una media di cinquecento stranieri che giungeranno attraverso voli charter o low cost. «Sono più concentrato sugli aspetti sportivi - risponde l’assessore allo sport Andrea De Checchi - io spero che la squadra vinca. Ma dopo il 23 agosto riuniremo tecnici, società e colleghi per coordinarci». «Effettivamente, pochi si rendono conto della portata dell’evento - aggiunge l’assessore al turismo, un generoso Vittorio Zanini - è una grande occasione per la città e per tutto il territorio, dobbiamo coglierla». Zanini sta lavorando per allestire corse supplementari dell’Actt aeroporto/centro/Monigo, per realizzare brochure illustrative dedicate alla pallaovale e per confezionare pacchetti turistici. Ma il periodo ferragostano sembra annegare le migliori intenzioni. Anche la realizzazione del parcheggio a nord dello stadio (450 mila euro), promesso dal Comune e giudicato «indispensabile» per ospitare il pubblico, è in ritardo: «Siamo in appalto, appena avrò in mano il nome dell’impresa faremo di tutto per arrivare in tempo» commenta l’assessore ai lavori pubblici Giuseppe Basso. Ne riparleremo in autunno inoltrato. Tenta di scuotere il torpore l’ex giocatore della Benetton Nicola Giuliato, che ora si occupa di comunicazione: «Sì, l’occasione è straordinaria e ve lo dice uno che ha giocato per 25 anni. Gli obiettivi secondo me devono essere due: conquistare turisti e coinvolgere il territorio veneto. Lo si può fare senza investimenti milionari, usando un po’ la testa». Qualche proposta? «Si possono allestire alcune iniziative. Primo: capire cosa succede nelle altre città che ospiteremo e portare qui il loro territorio, in maniera da portare poi Treviso in queste città. Secondo: inventare lo slogan “L’abbiamo inventato noi” e portare il calcio fiorentino, progenitore della pallaovale, in piazza dei Signori. Terzo: allestire in piazza San Vito, dove un tempo si facevano le formazioni, dei talk show con le vecchie glorie alla vigilia delle partite. Quarto: dai leoni ai caimani, una serie di gite in barca sul Sile da Treviso a Casale, che è un altro tempio del rugby. Quinto: nel medio periodo, studiare la possibilità di creare un museo del rubgy in città, che sarebbe il primo in Italia. E infine un grande e lungo quarto tempo che coinvolga la città in momenti di festa, musica e amicizia». Insomma, niente di impossibile. La stessa Benetton rugby appare più concentrata sugli aspetti agonistici che non sul corollario di iniziative. Del resto, ha sempre lamentato una certa «lontananza» della città, probabilmente ricambiata. «Nelle città europee dove andremo a giocare il rugby fa parte della vita della comunità - spiega Vittorio Munari, direttore generale della società - si va allo stadio con la famiglia, per incontrarsi, per stare insieme e festeggiare. La partita è solo uno degli elementi della giornata, quasi non il principale. E’ insomma un’espressione sociale. Sarebbe bello che quest’occasione diventasse un’opportunità per avvicinarci a questo modello». «Per noi sarà una prova generale - commenta il presidente della società, Amerino Zatta - giocare in un grande campionato è uno stimolo a migliorare sotto tutti i punti di vista. Spero che Treviso e il territorio accolgano bene questa novità, ma sono convinto che capiremo pian piano che cosa sta succedendo. Dovremo abituarci a un livello tecnico e organizzativo superiore». - Daniele Ferrazza



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Mastro Lindo non perde occasione per dire cazzate e fare figure di merda. E il sindaco rugbysta non ha niente da dire?