dal messaggero veneto
Llullaku, il re dell’Interregionale
02 gennaio 2011 — pagina 12 sezione: Pordenone
BRUGNERA. Prima la perdita del padre, quindi l’abbandono del “suo” Kosovo a causa della guerra, lo sbarco in Germania infine in Italia. E l’amore, un amore a prima vista, per il calcio. Quest’ultimo, visto non solo come sport, ma anche come mezzo di riscatto, personale e per il suo popolo. La gioia per essere arrivato tra i professionisti, la delusione per non esserci tornato con la Sacilese, l’esaltazione per l’attuale primato tra i cannonieri in serie D col Tamai. Tutto questo è Azdren Llullaku. L’attuale re dei bomber dell’Interregionale, il personaggio del momento, non è uno qualunque. Dentro a lui c’è un mondo particolare, tutto da scoprire, fatto di emozioni e di un vissuto che, se da un lato rischia d’annichilire, dall’altro dà anche la forza per far uscire il talento e imporsi. Lui ci sta riuscendo a Tamai, la “casa” del suo momento magico, fatto di 15 gol e lampi di classe rari in serie D. Il fuoriclasse dei mobilieri si racconta: dal suo passato al presente, ai suoi sogni.
Llullaku, 15 reti in 17 gare: dopo qualche passaggio a vuoto, è arrivato il suo momento.
«É la mia stagione più bella. Per ora non posso chiedere di più. Ho finalmente trovato l’equilibrio giusto grazie a società, compagni, e mister. Mi godo il momento e spero di ripetermi, nel 2011: per me stesso e anche per la squadra».
Riavvolgiamo il nastro a luglio, al giorno della scelta col Tamai. Si aspettava di rinascere con le “furie rosse”?
«Sì. Le ho scelte proprio per questo motivo. Sapevo di trovare la tranquillità giusta per esprimermi dopo qualche anno travagliato. Sono arrivato qui un po’ scarico: la delusione per il mancato tesseramento in C2 con la Sacilese c’era ancora. Ma un po’ alla volta ho preso fiducia e le cose sono arrivate da solo. A ogni modo, sono sincero, non pensavo di arrivare così in alto».
Qual è stato il segreto della sua esplosione, dunque?
«Ce ne sono diversi, in realtà. Ma se ne devo scegliere uno, dico il mister, Gianluca Birtig. Ha saputo toccare le corde giuste: come giocatore sono lo stesso, ma lui ha lavorato sulla testa come nessun altro, prima, aveva fatto. Grazie a lui in campo ho lasciato perdere i fronzoli, ora bado alla sostanza».
Questo è il momento più bello della sua carriera. Se guarda indietro, al suo passato, a quanto ha sofferto, cosa prova?
«Tanta soddisfazione. Perché gli anni in Kosovo sono stati brutti e mi hanno segnato. Non è stato facile perdere il papà a sei anni, lasciare la mia terra a dieci, a seguito dei bombardamenti, e trasferirmi in un nuovo stato. Nel quale peraltro sei sempre guardato con diffidenza, perché kosovaro».
Il calcio può essere anche un mezzo di riscatto sociale?
«Per certi versi sì: ci tengo a far vedere che la nostra razza vale. Per me è un orgoglio vedere i titoli su di me con riportato il mio paese di origine. Siamo molto legati alla bandiera e alla nostra terra: voglio far bene per me e per il mio popolo».
Il capocannoniere dell’ultima serie D è stato un altro balcanico, Nadarevic, ora in serie B a Varese. Lei è in testa alla classifica dei bomber: di analogie ce ne sono...
«Magari rifare lo stesso percorso di Enis, firmerei subito. Ciò che ha fatto va seguito come esempio, e io spero di emularlo. Vorrei tornare nel mondo dei professionisti, che mi è stato negato per i soliti motivi burocratici. Ma a questo ci penso a fine stagione: ora sono un giocatore del Tamai e voglio portare più in alto possibile la squadra».
Le “furie rosse” riusciranno a invertire nel 2011 il solito trend?
«Penso di sì. Questa è una squadra giovane, con giocatori che vogliono arrivare in alto e pronti a mettersi in discussione: perciò dubito che ci sia un calo, stavolta. I presupposti sono diversi rispetto agli anni scorsi».
Ha segnato 15 gol: scelga il più bello e il più importante.
«Col Kras il più bello: 50 metri palla al piede e il tiro che supera il portiere. Il più importante con la Sanvitese. É stato il primo in campionato, che mi ha sbloccato». E dal quale Llullaku non si è più fermato.
Alberto Bertolotto