00 01/11/2011 10:21
Re:
Il custode della cripta, 31/10/2011 23.20:

Non so se sia stato scritto anche nell'articolo qui sopra (l'ho letto un po' velocemente), ma a Studio Aperto ho sentito che questo colombiano, dopo aver commesso il reato, è andato in una caserma del padovano a denunciare la perdita della carta d'identità (o una cosa del genere).
Insomma, le forze dell'ordine ce l'avevano di fronte, inconsapevolmente.




Nove ore dopo lo stupro il maniaco era
dai carabinieri: «Ho perso i documenti»


TREVISO - Lo cercano in Spagna, Francia e Portogallo. Gli hanno tagliato tutte le vie di fuga, i rifornimenti, gli appoggi, i contatti. Eppure ce l’avevano fra le mani. Qui, in Italia, a due passi dalla Marca, 9 ore dopo lo stupro alla stazione.

È questa la nuova, e per certi versi sconcertante novità, che emerge dai retroscena sugli spostamenti di Julio Cesar Zoluaga Aguirre, il 26enne colombiano ricercato per la violenza sessuale di lunedì scorso ai danni di una studentessa trevigiana.

Perchè il mostro, il maniaco, lo stupratore o comunque lo si voglia chiamare, nella sua precipitosa fuga verso via Dandolo, quella mattina lasciò sì gli slip e le scarpe sul posto dell’aggressione, ma perse anche il portafoglio. Dopo essersi messo la città alle spalle, il giovane riapparve quello stesso pomeriggio nel Veneziano, a Noventa di Piave, dove vive una ragazza con la quale ha di recente intrecciato una relazione.

E alle 16 decise di bussare alla caserma di via Guaiane. Non per costituirsi, ma per denunciare lo smarrimento del portafoglio, che verrà poi ritrovato vicino al sottopasso di via Dandolo. Mentre la polizia si stava dannando l’anima per identificarlo, ai carabinieri raccontava di aver perso il portafoglio con i documenti chissà dove e chissà perchè. Il fuggiasco ha commesso perciò un errore clamoroso che non è stato sfruttato per una combinazione di eventi: il carabiniere che ha raccolto la sua denuncia, infatti, non poteva sapere chi aveva di fronte. Identikit, profilo criminale, nome e cognome sono stati diffusi successivamente. E un colpo di buena suerte era tutto ciò di cui il colombiano aveva bisogno per organizzare la sua fuga all’estero della quale, oggettivamente, non si può imputare nessuno.

Anche questa clamorosa leggerezza però avvalla l’ipotesi che senza un complice difficilmente sarebbe stato in grado di fare tanta strada. Di mettere mezzo continente tra sè e coloro che gli danno la caccia. Adesso la guardia civil spagnola, costantemente in contatto con i colleghi di Treviso e l’Europol, lo sta braccando in ogni angolo del Paese: sono piantonati i porti, le stazioni ferroviarie, gli scali aerei e perfino i mezzi pubblici e c’è una traccia elettronica che, seppur a intermittenza, permette di individuarlo. Per lui le ore in libertà dovrebbero essere agli sgoccioli.
Lunedì 31 Ottobre 2011 - 13:23 Ultimo aggiornamento: 13:33
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