00 04/08/2009 09:36
Nell'intervista sulla Tribuna di domenica per i suoi 80 anni, Gentilini parla un po' di tutto, anche di Treviso calcio, rugby e Tenni, frase che ho evidenziato perchè ribadisce la sua volontà a mantenere lo stadio in via Ugo Foscolo.

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Gentilini compie gli anni: non mi ritiro, anzi, ma non lascerò la città
«80? Tra la gente non li senti»

Alessandro Zago
Il vicesindaco è a Ca' Sugana dal 1994
«Domani niente feste, solo un brindisi con le mie ragazze»

«Il mio segreto? L'amore dei cittadini per me, donne in testa, sveglia all'alba e mangiare poco. Ah, ah, ah». Domani Giancarlo Gentilini compirà 80 anni, gli ultimi 15 passati a Ca' Sugana prima da sindaco poi da vice. Un giro di boa importante, per lo sceriffo della Lega.
E allora caro Gentilini, non ha proprio voglia di andare in pensione, politicamente parlando?
«Fossi matto. La gente mi vuole in Comune, non a casa con le pantofole. I trevigiani mi amano, soprattutto le donne: la mia vittoria elettorale dipende al 70% dal loro voto, mi danno la carica. Perché mollare? E poi Ca' Sugana è il mio habitat naturale, restandoci invecchio bene. E, soprattutto, molto molto lentamente».
Le hanno proposto di tutto: dallo scranno in parlamento a un posto a Bruxelles. Ma lei niente. Almeno per le regionali del 2010 cambierà idea?
«Non me ne frega niente, non scendo a compromessi. Non li accetto dal 1994, figuriamoci. Non mi interessano le cariche politiche, mi ridurrei a un numero. In città, invece, sono lo sceriffo. Il numero uno. Number one».
Lei è sempre in giro, una trottola: al mercato, a tagliare nastri, a fare comizi, a inaugurazioni di ogni tipo, al baretto. Dove trova la benzina?
«Nella disciplina: sveglia alle 6.30 del mattino, anche perché ho l'orologio biologico dal 1958, quando lavoravo in banca. Niente colazione, solo un caffettino, e alle 8 sono in Comune».
E a pranzo?
«Niente pranzo».
Ma come: niente colazione e niente pranzo? Sa come si dice, i sacchi vuoti non stanno in piedi.
«Niente pasto, eliminato dal 1994. Solo la sera spilluzzico qualcosa a casa o alle varie inaugurazioni... Venerdì sera, ad esempio, ho mangiato poenta e oséi».
Ma come, è un piatto vietato.
«Sai, sottoventovia me lo sono trovato sul tavolo. Potevo rifiutare? Ah, ah, ah».
In piazza si parla della sua ultima sparata sui condizionatori: nei locali pubblici fa troppo freddo, vuole fare un'ordinanza per limitare l'uso dei bocchettoni. Ma come le vengono certe idee?
«Dico le cose che la gente pensa. E sai perché? Perché la gente la frequento al mercato, nei bar, sento quello che dice e prendo spunto. Tutte le cose che dico sono la somma delle cose che sento in piazza e delle richieste che mi fa la gente, che viene anche in Comune a trovarmi per dirmi le cose. La gente ha bisogno di messaggi semplici, precisi e realizzabili. Così io glieli do. Hai capito?»
Le tre cose di cui è più orgoglioso?
«Aver tirato fuori anni fa l'aeroporto di Treviso dal pantano del fallimento. Aver rimesso in sesto i musei e le biblioteche, da Santa Caterina all'ex Gil. E la viabilità. Ditene quello che volete, fate pure casino, ma la scelta del Put è stata epocale e la difendo: una volta per fare 100 metri in città ci volevano tre quarti d'ora, ora si fila».
Un sogno nel cassetto?
«Mah, guarda che Treviso è a posto, sai. L'unico desiderio è forse che l'università non se ne vada via da Treviso, bisogna evitarlo».
E del Tenni che ne facciamo? E' vero che sposterete lo stadio a San Giuseppe o altrove?
«Il Tenni non si tocca, lo stadio sta bene lì dov'è, il calcio pure. I sogni di gloria lasciamoli ad altri, voglio vedere chi è capace di trovare 30 milioni per fare uno stadio nuovo. Sono tutte balle».

Torniamo al suo compleanno: è vero che ha rifiutato di festeggiarlo in piazza dei Signori?
«E' vero, non voglio la passerella. Non serve. Festeggerò a Ca' Sugana, una piccola bicchierata con le mie ragazze e stop, al lavoro».
Regali per il compleanno?
«Me ne basta uno e me lo hanno appena fatto: la nuova società del Calcio Treviso è stata iscritta, si riparte dalla serie D. Perché Treviso mangia calcio come piatto principale, basket e rugby sono solo il secondo piatto».
Il rugby di Marca è fuori dalla Celtic League.
«Bisognava intervenire prima. Ai miei tempi c'era l'asse Roma-Berlino-Tokio, oggi c'è l'asse Roma-Milano».
Insomma, la Lega lombarda ha fregato i veneti piazzando una squadra lombarda in Celtic.
«I lumbàrd cercano sempre di avere la preminenza su di noi: sveglia, bisogna stopparli per tempo».
(02 agosto 2009)