00 10/09/2010 14:27
www.venetouno.it/notizia/22379/una-famiglia-distrutta

TREVISO - (es) Una famiglia disperata, distrutta. Bianca e Carlo Rosario Di Maio sono gli anziani genitori di Fabio Di Maio, il tifoso del Treviso morto domenica 1 febbraio 1998 per un attacco cardiaco fuori dallo stadio di Monigo, al termine della gara di serie B dei biancocelsti contro il Cagliari. I due hanno perso tutto, il loro amato figlio, la voglia di vivere e, sembra una beffa, anche i guadagni di una vita. Quella del tifoso trevigiano è una delle tante storie riportate alla luce dal giornalista e scrittore romano Maurizio Martucci, autore del libro "Cuori Tifosi" (Sperling & Kupfer - in foto), che ripropone le storie dimenticate dei morti negli stadi.

Un capitolo è dedicato proprio a Fabio Di Maio, a cui i tifosi hanno intotolato la curva dello stadio Tenni, morto a 32 anni per un difetto cardiaco fuori dallo stadio, con l'ambulanza che arrivò dopo oltre 20' in quanto l'unica presente all'interno dell'impianto aveva trasportato poco prima il portiere del Treviso Luca Mondini al Ca’ Foncello dopo un violento colpo alla testa ricevuto da uno scontro con l’attaccante dei sardi Dario Silva. I genitori di Fabio Di Maio hanno visto crollare ogni loro avere per una causa di risarcimento persa, che li ha costretti dopo undici anni di battaglie legali a privarsi di tutto. "Con la morte di mio figlio è finita anche la nostra famiglia _ racconta allo scrittore Carlo Rosario Di Maio, papà di Fabio _ ci sembrava impossibile che si potesse morire aspettando i soccorsi... Denunciai il Treviso Fbc costituendomi parte civile. Ho perso il processo. Invece del risarcimento dei danni sono stato costretto a disfarmi di tutto, a pagare in prima persona. Contro di noi si è rivalsa un’assicurazione del Treviso che non ci ha dato scampo.” Il Treviso Fbc fu giudicato innocente: nessuna responsabilità della società, solo una tragica fatalità. “Oltre la morte di Fabio, pure la beffa _ conclude il racconto il signor Di Maio _ Per saldare le spese ho venduto la mia attività commerciale: avevo un’edicola (quella all’interno dell’ospedale, ndr.), ora non ho più nulla. E per la disperazione mi sono anche ammalato. Rischio di diventare cieco, mi è venuto il diabete e dagli occhi comincio a non vederci più. Faccio fatica a guidare la macchina. Io e mia moglie siamo avviliti, distrutti. Non abbiamo neanche la forza di parlare...”


Come curva, come tifosi del Treviso non possiamo fare qualcosa per questa situazione? Lo inserisco nel forum generale perché credo che a queste notizie vada data la più ampia risonanza possibile, e che sia una vicenda che non riguardi soltanto noi che allo stadio stiamo in piedi dietro la porta piuttosto che seduti sotto una tettoia.
Lo scrivo a Leo che sta lavorando bene in curva e lo scrivo a tutti i simpatizzanti, a chi viene in curva e a chi sta in tribuna.

FACCIAMO QUALCOSA! Una raccolta fondi, una campagna di sensibilizzazione, qualsiasi cosa, ma non ignoriamoli.