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E' nato il consorzio "Universo Treviso"

Ultimo Aggiornamento: 15/07/2012 23:16
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23/03/2012 19:48
 
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Basket

Treviso, futuro con scadenza
''Il consorzio ci salverà''


Claudio Coldebella, gm e vicepresidente della Benetton, fa il punto sul momento di un club che a fine stagione vedrà l'addio della famiglia che ne regge le sorti da più di 30 anni: ''Lavoriamo da un anno per dare un domani a questa società. Quella del consorzio può essere la strada giusta''

di STEFANO VALENTI


ROMA - L'ottava di ritorno ha eletto Cantù seconda da sola (pur soffrendo contro Roma) e chiarito che la lotta per la salvezza s'è ormai ridotta a tre squadre: Casale resta l'indiziata (a 12), Cremona e Teramo (a 16) quelle su cui fare la corsa. Perché Montegranaro (battendo Casale e ribaltando la differenza canestri) e Treviso (espugnando Biella), salendo a 20, vanno considerate ad 1-2 vittorie dalla permanenza in A. Nel caso della Benetton, ce ne è pure una seconda che si vuol abbinare, cioè quella del futuro della Pallacanestro Treviso all'indomani dell'uscita di scena della famiglia che dall'estate del 1981 ne ha retto le sorti economiche. Lanciandone di conseguenza le ambizioni sportive, fino alla conquista di 19 trofei tra Italia ed Europa. Col mese di giugno Benetton abbandona il basket professionistico (ed il volley) come annunciato nel febbraio dello scorso anno. "La decisione è stata confermata la scorsa settimana da Verde Sport ma noi da un anno lavoriamo per dare un futuro alla Pallacanestro Treviso" dice Claudio Coldebella, general manager del club ed anche vicepresidente dopo la recente scomparsa di Enzo Lefebre. Che negli stessi mesi è stato il motore di tutte le iniziative volte a dare continuità alla realtà professionistica del basket a Treviso. "E' stato un onore lavorare al fianco di un maestro come Enzo. Che si è speso in mille modi per trovare una soluzione, mettendoci non solo l'abilità professionale ma anche il lato affettivo. In condizioni fisiche
complesse, lottando non solo per lui ma per tutti noi".

Prima del futuro oltre il 30 giugno c'è il campionato, che trova la Benetton più serena dopo la vittoria di Biella. Ma al tempo stesso con davanti un calendario complesso.
"La vittoria di Biella è una tappa fondamentale del nostro percorso. Ma non è mai un calendario che dà il senso della stagione. Conta molto di più il giocare tutte le partite, guardandosi dentro, chiedendosi ciò che realmente si vuole".
La vostra rincorsa al futuro è partita dalla scorsa estate. Su quali basi?
"Un budget ridotto rispetto alla stagione precedente di 4.5 milioni di euro. Questo perché la chiusura di una azienda impone obblighi da rispettare sul fronte degli ammortamenti, del capitale sociale ed altro".
Verde Sport ha ribadito che si tratta di cessione a titolo gratuito.
"Esatto, cessione a titolo gratuito nel senso che nessun debito graverà sulla nuova compagine societaria. Ma affinché questo avvenga è stato necessario tagliare costi che non erano più sostenibili. Non lo fosse stato fatto, la cessione non avrebbe potuto mantenere quel requisito di fair-play economico".
Scelte logiche quanto dolorose, anche per gli appassionati, gli abbonati, quanti vi hanno dato fiducia.
"Poco tempo fa qui c'erano contratti da mezzo milione di dollari. Poi ridotti sensibilmente. Abbiamo dovuto dar via Devin Smith, il giocatore che oggi ci manca più. Poi Markovic, Brunner, Gentile. Ma anche Wojciechovski".
Quella di Gentile la cessione più sofferta?
"Logica, quanto sofferta. Oggi siamo contenti di Viggiano, ma li avrei voluti assieme perché già l'anno scorso, quando cedemmo Toolson per prendere Skinner, Alessandro giocò da guardia. E quindi sono compatibili".
Da tutto questo è nata una squadra molto americana in estate, con tre debuttanti totali nel campionato italiano. Che però poi vi hanno lasciato, uno dopo l'altro.
"Il fatto che fossimo dipinti come una società con data di scadenza ci ha tolto forza sul mercato. I nuovi contratti sono stati tutti nell'ordine dei 100.000 dollari, una cifra che inevitabilmente comporta dei rischi. Il nostro, convinti del valore dei giocatori, è stato quello di concedere loro le uscite".
Tutti per l'NBA, peraltro. E tutti con destini forse meno felici.
"Su Moore avevamo un'idea di crescita che richiedeva tempo e sulla quale anche Ainge aveva concordato fosse buona per i Celtics. Quando poi sono arrivate forzature per lasciarlo andare al camp, non ci siamo fasciati la testa. Di Scalabrine ci era piaciuto il modo col quale era arrivato, mettendosi in gioco dopo anni di panchina. Quello che è tornata a fare a Chicago. Non entro nelle pressioni familiari, ma la parola non l'ha mantenuta. Quanto ad Adrien, è già tornato in Europa, al Khimki dove gli hanno promesso 120.000 dollari al mese. Quindi scelta giusta per le tasche, ma resto dell'idea che i suoi agenti abbiamo sbagliato se l'obiettivo era la crescita del giocatore".
Ora il vostro quintetto è Mekel, Thomas, Viggiano, Goree, Ortner. Alla prima palla a due, ce ne era solo uno.
"Mekel è stato fuori più di due mesi e solo ora inizia a mostrare il suo valore. Anche Bulleri ha fatto molto dentro e fuori. In più ci manca Sandri, che sa dare grande energia. Siamo molto diversi dall'inizio, più esperti, certamente. Avendo buone cose da un debuttante come Moldoveanu e dando spazio a De Nicolao e Cuccarolo, che ancora più in Europa ha avuto una vetrina nuova".
Dopo averlo convinto a tornare in panchina, avete affidato una squadra a Djordjevic, poi ribaltata. Non facile neanche per lui.
"Quando ne parliamo ci sembra siano passati tre anni da quella con gli americani. Sasha sta facendo un grande lavoro e lui è la conferma di come un progetto non possa prescindere dall'allenatore giusto. Con i giocatori è duro, ma tutti gli vogliono bene. Li sta facendo crescere, come cresce lui con loro. Sasha ha mentalità, capacità di autocritica, è deciso sulle sue cose. Diventerà un allenatore di primissima fascia in Europa, nessun dubbio".
Il futuro, ora. Siete partiti da un'idea, quattro soci importanti. Nomi ne sono girati: Oviesse, Banca Veneta, imprenditori bresciani, pure stranieri. Ma alla fine non li avete trovati.
"Sì, l'idea era quella. Quei nomi hanno tutti fatto parte di trattative".
E allora avete virato sul Consorzio, seguendo la rotta tracciata, con buon successo, da Varese.
"Non mi vergogno a dire che quel che fanno gli altri merita di essere studiato. E con Enzo convenimmo che per le peculiarità del territorio trevigiano possa essere la strada giusta. Sabato, un paio d'ore prima della partita con Montegranaro, raduneremo in una convention quanti hanno già sottoscritto una lettera d'intenti".
Il garante del Consorzio è Riccardo Pittis, per undici stagioni in maglia Benetton.
"E' importante il parere ed il contributo di quanti hanno fatto la storia di questo club, manager, allenatori, giocatori. Riccardo ha risposto presente e col giusto spirito, sarà una figura importante".
Anche nel nuovo direttivo del club?
"Questo non lo posso dire, di certo il Consorzio avrà una sua quota tra gli azionisti della società".
Intanto un capocordata c'è: Bruno Zago, imprenditore del settore cartario con la sua Pro-Gest, dodici aziende in una.
"Zago può essere il capocordata, il potenziale azionista di maggioranza. Ma certamente non l'unico. Avuta la sua disponibilità stiamo cercando le persone giuste da mettergli vicino, almeno un paio".
Gli impianti resteranno gli stessi.
"Gli impianti sono di proprietà di Verde Sport e faremo come è da sempre, pagando un affitto".
Verde Sport farà solo attività giovanile, le loro saranno le giovanili della nuova Pallacanestro Treviso?
"C'è un accordo da trovare ma credo di sì, nell'interesse reciproco".
Si è mai parlato di una possibile presenza di minoranza della famiglia Benetton nella nuova compagine azionaria?
"No, mai parlato".
Ma i Benetton hanno mai spiegato perché volley e basket chiudono ed il rugby no?
"No".
Che obiettivo di budget può avere la nuova Pallacanestro Treviso?
"Posso stimare sui 4-4.5 milioni lordi, come tante altre in Serie A. Ma è difficile da dire. Semmai quel che voglio dire è che noi parliamo di un programma triennale, perché il vero obiettivo è non trovarsi in difficoltà dopo una sola stagione".
Colori sociali?
"Se non interviene lo sponsor, il bianco-azzurro della città".
Ma lei Coldebella, trevigiano che non ha mai indossato quella maglia e contratto in scadenza, lavora per restare a Treviso in futuro?
"Decideranno i soci. Poi la mia disponibilità la mostro con le ore che dedico al futuro del basket, qui".

(19 marzo 2012)
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