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Il Treviso vince nello stadio deserto
Cinque gol al Quinto dove in serie A hanno giocato Del Piero e Totti
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30 marzo 2015
Deserto, spettrale, tetro. Interdetto, inaccessibile, proibito. Rumorosamente silenzioso, desolatamente vuoto. Grigio come il cielo e il campionato del Treviso. È stato un Tenni per pochi intimi: una ventina fra dirigenti e giornalisti. Sembra che gli dei del calcio abbiano voluto riservare alla nobile decaduta un percorso di espiazione particolarmente duro: non bastasse l’Inferno dei tornei regionali e i fasti degli anni d’oro diventati un lontano ricordo, ecco ieri la tristezza delle porte chiuse con quel senso soffocante di abbandono. Treviso-Quinto è stata la prima di tre partite senza pubblico. La gazzarra provocata dagli ultrà biancocelesti a Nervesa ha determinato una punizione ineluttabile, psicologicamente pesante per chi gioca ed economicamente salata per la società. Che deve rinunciare a tre incassi, l’equivalente di 6mila euro. Non bruscolini per chi frequenta il mondo dilettantistico. Faceva sensazione udire distintamente le urla dei giocatori in uno stadio che pareva dannatamente grande e prigioniero del suo passato glorioso. Su quelle zolle avevano giocato un tempo Del Piero e Totti. Con la Juve non aveva trovato spazio neppure uno spillo. Ieri, parlando, si sentiva l’eco. E i cinque gol del Treviso erano solo un caldo brodino. «Così paga anche la stragrande maggioranza dei tifosi che non ha colpe», commenta Marcello Totera, presidente del Treviso. «Un ambiente surreale», osserva l’allenatore Davide Tentoni. «Treviso a porte chiuse dice tutto», chiosa Silvano Favarato, numero uno del Quinto. (m.t.)
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30 marzo 2015