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Hooligan da esportazione

Ultimo Aggiornamento: 28/01/2005 18:14
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27/01/2005 17:32
 
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Marco è un tranquillo avvocato milanese.
Che la domenica vola in Inghilterra per fare a botte accanto agli hooligan più duri: "Cerco l'adrenalina che non trovo più negli stadi italiani"



Domenica di Santo Stefano,sei e mezzo del mattino. A Linate una pioggia sottile e sporca taglia il buio. Una voce, al gate B27, annuncia l'imbarco del volo AZ226 Alitalia, destinazione Londra. Tra i passeggeri c'è un guerriero da stadio. Un hooligan da esportazione. È un avvocato-ultrà («Civilista. Penalista sarebbe troppo...») con la passione della violenza. «Violenza pura», dice. Del teppista insospettabile sappiamo poche cose. E poche da ora in poi dovremo saperne. Sappiamo che si chiama Marco, che ha 34 anni, che lavora in un importante studio legale nella city milanese, che ha una fidanzata e che nello stadio che frequenta abitualmente in Italia non potrebbe più mettere piede: «Ho ricevuto una diffida, altre me ne sono arrivate in passato. Ma alla partita ci vado lo stesso». Marco si sente un soldato in servizio permanente nelle guerriglie urbane della domenica. Tra 40 minuti volerà a Londra per scontrarsi con altri hools. Per picchiare o essere picchiato. O tutte e due le cose assieme.
L'occasione è la partita Millwall-Ipswich Town, First Division, la nostra serie B, ribattezzata per motivi commerciali Coca Cola Championship. «Ma della partita non me ne frega niente. Né dei cori né delle coreografie. Mi interessano solo gli scontri. In Inghilterra ci si picchia ancora di brutto. Non più dentro lo stadio, lì è impossibile. Ma nei pub, nelle stradine isolate. Là c'è gente con le palle: si mettono d'accordo prima, poi si menano. Non come da noi, dove si fanno un sacco di sceneggiate e i ragazzini lanciano le monetine contro la polizia perché hanno paura di affrontare i nemici».
Nel gruppo ultrà al quale appartiene, tra i più turbolenti del nostro Paese, come i "soldati" più carismatici Marco ha un nome di battaglia: "Veleno". Prima di imbarcarsi sorseggia un cappuccino al bar delle partenze. Si guarda attorno: «Ormai devi essere una specie di professionista, di agente speciale. La polizia ci sta addosso, riesce a sapere tutto, chi sei, che cosa fai. Si mischiano agli ultrà e filmano le nostre facce. Poi te li trovi a casa con un ordine di custodia. Insomma bisogna sapersi muovere».
Sorvolando la Manica, spiega che il viaggio a Londra non sarà un giro per musei e biblioteche: «La cosa che mi eccita di più è che non sai mai in quali condizioni torni, se torni. Mi affascina il rischio, l'imprevedibilità, il pericolo. Non sapere come questo pericolo può presentarsi. Cammini per strada e magari spuntano in dieci. È adrenalina pura, ti scorre nelle vene. E a chi ci condanna dico: che male facciamo se ci picchiamo tra di noi? Questa è la vera mentalità dello scontro. Poi ci sono le degenerazioni, lanciare sassi dai treni, coinvolgere gente che non c'entra. Ma chi fa queste cose non è un vero ultrà».
Già, ma perché unirsi proprio agli hooligan del Millwall? «Insieme a quelli del West Ham, i Millwall sono attualmente i tifosi più rispettati e temuti del calcio britannico». Dai e dai, a forza di partecipare agli scontri, nell'East London Marco si è creato dei contatti: «Mi avvertono quando ci sono partite "calde". Insomma quando vale la pena di mettersi su un aereo e partire. Comunque non sono l'unico italiano che il fine settimana si aggrega agli hooligan: andare all'estero è un fenomeno che sta prendendo piede. Allo stadio - garantisce - in mezzo a noi vedrai altri ultrà».
È la nuova moda del turismo della violenza. Da e verso l'Italia. «Ci sono tour operator che organizzano pacchetti completi. Si viaggia per picchiare». La hostess porta da bere: Marco chiede un bicchiere di Coca Cola. «Niente alcool né droga. Negli scontri devi essere lucido». Con la mano si ravvia i capelli, poi mostra una cicatrice sopra la fronte: «Manganellata di un celerino, a Verona».
Atterriamo all'aeroporto di Heatrow. Sono le otto, ora locale. Londra è ancora avvolta in uno strato di brina. Il termometro segna -2. Incontriamo, nel tunnel che porta alla metropolitana, una coppia di Como: lui tifa West Ham, lei Arsenal. Ognuno va alla sua partita. Poi, di nuovo insieme, raggiungeranno un gruppo di amici a Birmingham. Il comasco non nasconde le sue preferenze politiche, decisamente sbilanciate a destra. Con Marco parlano solo il necessario. Restano sempre due ultrà in trasferta. E tra Millwall e West Ham non sono proprio rose e fiori.
Il fischio d'inizio del match è alle 13. Mancano più di quattro ore. «C'è tutto il tempo per organizzarsi, per aspettare i tifosi in arrivo da Ipswich». Più tardi sapremo che con gli hools rivali un appuntamento c'è già. È stato combinato al telefono, sabato notte. Il dove e il quando si sanno in anticipo. «Abbiamo fatto la stessa cosa a Leeds, la settimana scorsa. C'era Leeds-Millwall. Siamo saliti in 500. Le ultime botte le ho date là. Ma anche oggi, volendo, c'è da divertirsi». La metropolitana ci sputa fuori alla stazione di London Bridge. Siamo a pochi chilometri dal The Den, lo stadio del Millwall.
«Prendiamo un taxi, così si arriva direttamente al pub». Marco ormai è uno del posto. Anche nell'abbigliamento. Porta un cappello scozzese Aquascutum con visiera, un parka con cappuccio di pelo, jeans e anfibi. E una cintura con una fibbia massiccia. Che gli servirà. «Con questa si può fare molto male». Alle 11 è seduto sugli sgabelli di legno del Bramcote Arms, uno dei due pub di riferimento dei Lions, come vengono chiamati i Millwall. Il locale è già stracolmo. Le pareti tappezzate con le foto del The Den in festa. Scorrono fiumi di birra. A un certo punto Marco si gira: «Eccolo...».
È arrivato Fabio, giacca verde militare e cappellino con il simbolo dei Millwall (due leoni). Fabio è un ultrà della Roma. Si presenta al pub con due brutti ceffi dell'East London, «gente pesante», dice Marco. Uno ha un tatuaggio che spunta fuori dal collo della camicia, il disegno gli percorre il mento fin sotto le orecchie. Il ventre è enorme. Il cranio rasato. La faccia gonfia e paonazza. L'altro è un armadio a due ante, pallido e pelato e con scarpe da jogging bianchissime. Hanno tra i 40 e i 50 anni. Sono gli stessi hooligan che negli anni '80 distribuivano terrore negli stadi d'Europa. Professionisti dello scontro.
«È tutto a posto», dicono Fabio e Marco, senza nemmeno preoccuparsi di essere ascoltati. «Alle tre e mezzo dalle parti del Golden Lion. Saranno mazzate». Il Golden, l'altro pub dei tifosi locali, è a 500 metri in linea d'aria dallo stadio. A mezzogiorno ci si mette in fila davanti alle biglietterie. Il tipo con i tatuaggi sul mento distribuisce quattro biglietti West Upper Block 3, 26 sterline l'uno. Clima disteso, molte famiglie con bambini, anche coppie di anziani. Altro che in Italia. Se chiedete a un poliziotto: ci saranno incidenti?, vi risponde così: «No, it's Christmas time», siamo tutti buoni.
Ma la banda è in allerta. «Stanno arrivando quelli dell'Ipswich - avverte Marco - andiamo». Eccoli i rival, i nemici. Sono quasi duemila. Arrivano in pullman e in auto. Niente treni speciali. I supporter ospiti sfilano davanti a una chiesa apostolica dove è in scena un concerto gospel. Fabio: «Con l'Ipswich non è che ci sia odio, ma nemmeno amicizia. E poi al seguito della squadra, in trasferta, ci sono sempre dei "buoni elementi"». Il tempo di un'ultima pinta di birra (Marco continua a non bere, divora solo un hot dog) e inizia la partita. I giocatori ci danno dentro, agonismo rugbystico. L'intero anello superiore del North Stand è occupato dai tifosi ospiti, i "cavalli", dal simbolo del club. Marco e gli altri sono a pochi metri, assiepati nell'estremità della loro tribuna.
Le due tifoserie si scambiano solo insulti. Niente lancio di oggetti, niente petardi né fumogeni. E nemmeno striscioni: due bandiere e basta, una per squadra. Nella mente di Marco la partita scivola via come fosse soltanto un prologo necessario, un'attesa da consumare in fretta. Una parentesi tra il prima e il dopo. Finisce 3-1 per il Millwall. Gli stewart si dispongono lungo il perimetro del campo per scongiurare eventuali tentativi di invasione (in Inghilterra non ci sono barriere tra le tribune e il terreno di gioco).
All'esterno del The Den si riuniscono i teppisti dell'East London. Saranno una decina. Pronti per lo scontro con i nemici. Galley Road è una strada stretta e alberata. Offre un piccolo spiazzo, deserto, a parte due auto parcheggiate. Gli hools dell'Ipswich sono già lì. I "leoni" e i "cavalli" adesso sono gli uni di fronte agli altri. Non hanno sciarpe né bandiere, si riconoscono perché si aspettavano. Otto per parte. A mani nude. Soltanto due si sfilano la cintura. Uno è Marco. «Venite avanti, bastardi».
Per cinque interminabili minuti sono botte. Botte nel silenzio. Pugni, calci, cinghiate. Un "cavallo" finisce a terra. Marco lo prende a calci, poi lo sfregia in faccia con la fibbia della cintura. Finché un cazzotto non lo centra alla schiena. C'è un "leone" che sanguina dal naso, un altro che si accanisce su un nemico con il labbro spaccato. Una signora s'affaccia alla finestra. È un attimo, e in lontananza s'ode il rumore sordo di una sirena. La polizia. I cavalli s'infilano su una vecchia Volvo station wagon e su un furgoncino da lavoro. Erano parcheggiati lì, come se servissero per scappare dopo una rapina. I lions si perdono nella ragnatela di stradine attorno a Galley Road. Marco risale la corrente umana che proviene dallo stadio. «Ho massacrato un tipo, se non arrivava la polizia quello restava per terra». È questa la violenza pura che lo eccita. «In Italia ormai non vale più la pena fare casino. Sembra che il primo problema per questure, stampa e giudici siano gli ultrà. Prima o poi si farà come in Gran Bretagna: 10 contro 10 in una zona lontana dallo stadio».
Sulla metropolitana che lo riporta in aeroporto il guerriero della domenica incrocia un fan dell'Arsenal. Per un attimo lo fissa negli occhi ma per oggi ha già dato. Alle nove della sera, atterrato a Milano, Marco guarda dentro il futuro: «Sì, mi piacerebbe trasferirmi a Londra. Sogno un giorno di comandare queste facce poco raccomandabili, decidere gli scontri. In fondo sono come duelli cavallereschi, con delle regole. È troppo bello. Il lavoro? E qual è il problema? A Londra è pieno di ottimi avvocati. Adesso vado a casa, domattina alle otto sono in ufficio. Ho una pratica urgente da seguire». Poi saluta e se ne va.



27/01/2005 17:46
 
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da non credere...mi sembra tanto una cazzata sto articolo..
27/01/2005 17:47
 
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anke a me.. volevo kiedervi infatti cosa ne pensavate!!!

xme è una cosa inventata in sana pianta..

non è un vero ultras



27/01/2005 17:50
 
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Re:

Scritto da: HaRdFr3qu3ncy 27/01/2005 17.47
anke a me.. volevo kiedervi infatti cosa ne pensavate!!!

xme è una cosa inventata in sana pianta..

non è un vero ultras


ma dove lo hai trovato sto racconto?
27/01/2005 17:52
 
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Re: Re:

Scritto da: markdossutv 27/01/2005 17.50

ma dove lo hai trovato sto racconto?



ieri sul forum del cesena



27/01/2005 18:48
 
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Anche secondo me è una cazzata paurosa sto articolo:
1- tra Ipswich e Millwall il confronto non esiste, i "lions" se si muovono per darsi non lo fanno in 10, lo fanno in 500..
2- qualsiasi avvocato, anche solo un praticante, sa che il diritto anglosassone e quello latino sono due cose totalmente diverse e che se volesse professare a londra impiegherebbe minimo altri 7-8 anni prima di poter cominciare..
3- i contatti tra gli hools si prendono un po' d tempo prima e non con telefonate ma solitamente su internet o di persona...
Quindi...

E se sentirai cantare sempre più
Sta arrivando il gialloblu
27/01/2005 19:03
 
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Re:

Scritto da: LOSCALIGERO77 27/01/2005 18.48
Anche secondo me è una cazzata paurosa sto articolo:
1- tra Ipswich e Millwall il confronto non esiste, i "lions" se si muovono per darsi non lo fanno in 10, lo fanno in 500..
2- qualsiasi avvocato, anche solo un praticante, sa che il diritto anglosassone e quello latino sono due cose totalmente diverse e che se volesse professare a londra impiegherebbe minimo altri 7-8 anni prima di poter cominciare..
3- i contatti tra gli hools si prendono un po' d tempo prima e non con telefonate ma solitamente su internet o di persona...
Quindi...




grazie xle info [SM=x397140]

non è il primo tuo mex qui.. xo' ti do il benvenuto solo adesso [SM=x397140]

sei uno della curva del verona giusto??



27/01/2005 19:09
 
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è troppo esagerato...potrebbe essere anke vero, xò fare l'ultràs in sto modo non è bello...è troppa violenza

27/01/2005 22:29
 
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Re:

Scritto da: Nicco89tv 27/01/2005 19.09
è troppo esagerato...potrebbe essere anke vero, xò fare l'ultràs in sto modo non è bello...è troppa violenza


mi sembra dottor jekill e mr. hyde...da fantascienza!!!

AVANTI BLU!


27/01/2005 22:46
 
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io invece non sono davvero sicuro che sia una balla..
tra l'altro ne avevano parlato tempo fà a dribling (due settimane fà) di questo personaggio.

per quanto riguarda i tuoi tre punti scaligero, sono d'accordo solo con il tuo secondo punto, in quanto può anche essere che non ci sia confronto tra ipswich e milwall, ma se i lions devono aspettare di battersi solo quando trovano gli hammers allora diventa il tutto poco appassionante e gli scontri sempre meno frequenti.
si possono mettere d'accordo anche tramite telefono, io ho letto tempo fà degli articoli su internet in cui parlavano di telefonate da hooligans da telefoni alquanto impensabili, ad esempio da una cabina telefonica alla casa del nonno di un hooligans.. pensa te


28/01/2005 17:45
 
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E se sentirai cantare sempre più
Sta arrivando il gialloblu
28/01/2005 17:54
 
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Allora per quanto riguarda il primo punto quello che intendevo dire è che i lions quando devono muoversi per scontrarsi lo fanno in gruppo, non in 10 ma bensì muovono l'intera firm, la loro forza è proprio questa! Ormai in England tifoserie in grado di riuscire a muoversi in gruppo senza dare nell'occhio sono solo 4/5 (da quel che vedo io millwall, hammers, leeds), e se decidono di farlo lo fanno appunto in gruppo non in 10...tra cui oltretutto 2 italiani...ma dai!
Per quanto riguarda i contatti, io ti parlo di cose viste personalmente ( ho un amico che ha un bar cn postazioni internet su a leeds)... e cioè che per gli hooligans ormai usare una semplice cabina telefonica o case di parenti è quasi impossibile (dato un controllo ormai totale su di loro) per cui preferiscono (e questo succede dalla fine degli anni 90 da quel che ne so) siti mascherati o forum criptati...
Tutto qui poi ovviamente io dico solo la mia!

E se sentirai cantare sempre più
Sta arrivando il gialloblu
28/01/2005 17:58
 
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Salve hard...
si son un frequentatore della sud di verona ormai da parecchio tempo, scrivo (purtroppo anche oggi in quanto dopo essermi preso un permesso per piacenza non potevo prenderlo di fila anche per empoli, fanc.. alla lega e a sky) su sto forum perchè m sembrate abbastanza obbiettivi come frequentatori e non stupidi ultras da tastiera come si vede sempre in giro!

E se sentirai cantare sempre più
Sta arrivando il gialloblu
28/01/2005 18:14
 
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Re:

Scritto da: LOSCALIGERO77 28/01/2005 17.58
su sto forum perchè m sembrate abbastanza obbiettivi come frequentatori e non stupidi ultras da tastiera come si vede sempre in giro!



grazie!! [SM=x397140]

be cmq anke tra noi ci sono ultras da tastiera.. solo ke il best ultras da tastiera non viene piu [SM=x397155] peccato ti saresti fatto due risate anke tu!

cmq facci sapere le ultime dritte da verona quando vuoi [SM=x397140]
ad esempio riguardo il mercato.. curva.. ecc ecc [SM=x397168]

magari aprendo un post sul verona su spazio calcio ! [SM=x397150]



[Modificato da HaRdFr3qu3ncy 28/01/2005 18.15]




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