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7 aprile 1944: Bombardamento su Treviso

Ultimo Aggiornamento: 07/04/2009 22:41
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07/04/2006 08:59
 
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RADIO LONDRA COMUNICA:
"OBIETTIVI FERROVIARI EFFICACEMENTE COLPITI A TREVISO"

"Il bombardamento di Treviso, malgrado qualche tentativo di giustificazione, appare in tutta la sua interezza espressione di una barbarie sistematica ed organizzata. Anche il cittadino più ignorante e più alieno ad occuparsi di questioni militari è in grado di saperlo ed eventualmente di rendersene conto. Molte cose sono andate ad aumentare il bagaglio dell'esperienza dei cittadini in seguito a questa incursione: esperienza vera, effettiva e marcata perchè dolorosissima e cocente quanto altro mai. Anzitutto una considerazione di carattere generale. Il governo aveva raccomandato e predisposto lo sfollamento della città, ma troppi fattori ne avevano ostacolata l'attuazione. Difficoltà e resistenza in provincia per la sistemazione degli sfollandi con immediato, affaristico, incremento del prezzo degli alloggi; il mancato riconoscimento del sussidio per sfollamento prima che fosse giustificato da incursione o bombardamento aereo; la convinzione, ad arte suggerita da gente in malafede, che Treviso non sarebbe stata bombardata per segreti motivi e la confidenza, pure ad arte diffusa, nella umanità e nella perfezione tecnica delle forze armate angloamericane; l'opinione che i paraschegge costruiti col nome di rifugi rappresentassero valida protezione contro i bombardamenti; la mancata educazione della popolazione nel comportamento in caso di allarme aereo; un diffuso senso fatalistico irragionevole.

Riguardo al nemico: o non fa uso dei suoi perfettissimi strumenti di precisione per il bombardamento o ne fa uso per un assai diverso obiettivo da raggiungere o si deve credere che mentisca vantando il suo perfezionamento tecnico e strumentale nel bombardare o bisogna ammettere che la sua barbarie e la sua mancanza di umanità prevalgono sopra qualsiasi considerazione. Le sue bombe dirompenti di 250 e 500 Kg. riescono facilmente a polverizzare le povere abitazioni operaie e le vecchie costruzioni urbane: sono sufficienti per trasformare i nostri rifugi paraschegge in altrettante tombe per donne e bambini; ma sono del tutto inefficaci per guastare sia pure per qualche tempo le opere normali sul terreno di qualche significato utile agli effetti paramilitari. Ed allora ? E allora ancora una volta i casi sono due: od il nemico si accanisce inutilmente a perseguire l'obiettivo militare e paramilitare oppure l'obiettivo è un altro. E quale ? Quello di massacrare la popolazione civile perchè di fronte ai corpi dilaniati, ed alle salme orribilmente tormentate dei famigliari e dei cittadini, la gente si inginocchi e si ponga alla mercè dello straniero a tutto rinunciando fuorchè al diritto di vivere e, ad arte suggerita e suggestionata, imprechi e si sollevi a protestare contro ogni persona che è pronta a rinunciare alla vita piuttosto che ai beni supremi della patria, della famiglia, della fede, dell'onore e della libertà".

"L' Italia è stata serva e schiava per troppo tempo: sul punto di toccare la tanto sospirata libertà, la plutocrazia da una parte, la sete di dominio dall'altra, favorite dal tradimento interno, hanno ribadite momentaneamente le catene della dipendenza. Italiani di cuore e di intelletto, Italiani capaci di spiritualità e di sentimento, Italiani incorrotti ed incorruttibili, di fronte al tentativo nemico di piegare le nostre energie e di obbligarci ad ogni rinuncia, come se fossimo dei barbari incivili, attraverso il terrorismo e la menzogna, solleviamoci tutti uniti, riuniamoci senza riserve a dimostrare al mondo che non il terrore nè la paura hanno presa sui nostri animi, non la menzogna può ingannare i nostri spiriti e che la nostra unità nazionale nessuno straniero può disintegrare nè alcuna passione politica, ne si può vendere o comprare per denaro: la nostra unità nazionale ha avuto per cemento il sangue dei nostri migliori figli e tale cemento non può e non deve essere suscettibile di disgregazione o di mercimonio. Uniamo tutte le nostre forze e giuriamo sui nostri morti di oggi e di ieri che difenderemo l'indipendenza e l'unità della nostra terra, uno per tutti, tutti per uno, contro lo straniero e con qualsiasi mezzo e con qualunque pretesto intenda a tali umani e civili diritti farci rinunciare. Giuri odio al nemico chi non sa combattere senza odiare, giuri guerra senza quartiere al nemico chi sa combattere serenamente e con la piena coscienza morale di ad adempiere ad un dovere verso i fratelli morti, verso i fratelli vivi, verso la nostra Patria immortale .

Così dunque si conclude il pezzo, che integra un ampio servizio fotografico, ospitato nelle due pagine centrali di "Audacia". Sul contenuto di questo scritto si potrà disquisire all'infinito ma è certo che a mezzo secolo di distanza da quegli avvenimenti, le immagini ingrigite dal tempo che abbiamo qui presentato, non hanno perso nulla della loro originale carica drammatica.

Una città offesa e colpita da un nemico che non può essere semplicisticamente identificato nelle forze militari avversarie ma che si nasconde forse nell'essenza stessa della guerra, fenomeno che risponde ad una logica e ad una morale che si muovono in equilibrio precario sulla tenue linea di confine che separa il giusto dall'ingiusto, il coraggio dalla follia, il leale impegno contro l'antagonista dalla barbarie...

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