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Coppia uccisa a Gorgo

Ultimo Aggiornamento: 04/07/2013 15:35
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08/09/2007 13:42
 
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«Lasciatecelo due minuti, sappiamo cosa fare»
Dolore, urla e grida. Non sono mancati attimi di tensione ieri pomeriggio a Gorgo al Monticano all'arrivo di Artur Lleshi, coindagato per l'assassinio di Guido Pelliciardi e Lucia Comin. La notizia di un sopralluogo nella dependance degli orrori è circolata nel primo pomeriggio. Sul luogo la presenza dei cronisti ha acceso la curiosità dei vicini che sono arrivati di fronte alla villa per chiedere spiegazioni. Alle 14.15 è giunto a Gorgo il cellulare della Polizia penitenziaria con due auto dei carabinieri davanti e due dietro. Con gli agenti anche gli avvocati difensori dell'uomo.

«Ma perché solo uno e non tutti e due?» è la domanda dei cittadini di Gorgo presenti. Arthur Leshi avrebbe infatti ammesso le proprie responsabilità, Naim Stafa, il 33enne albanese considerato il più "duro" del terzetto responsabile del massacro, invece continua a non parlare; da qui la presenza solo di uno dei due. Tra i presenti si sa che l'uomo ha tentato il suicidio nella notte. All'arrivo del cellulare, l'avvocato difensore Fabio Venturino, prima di entrare nella dependance, conferma il particolare: «È vero, stanotte ha tentato di impiccarsi. Ora è qui, lo vedo profondamente diverso rispetto a martedì. So che gli sono stati somministrati degli psicofarmaci, credo. Ha detto che voleva farla finita con tutta questa storia». Artur rimarrà nel cellulare parcheggiato fuori dalla dependance per circa una quarantina di minuti. Infatti mancano cinque minuti alle 15 quando in villa arriva il capo della Procura di Treviso Antonio Fojadelli, preceduto dal colonnello dei carabinieri Paolo Nardone. Solo a quel punto Lleshi viene fatto uscire dal cellulare: inizia così il sopralluogo che continuerà per circa due ore e mezza. Lleshi, circondato dagli agenti, resta qualche minuto di fronte al cancello della dependance, poi entra.

Sembra abbia una crisi di pianto e abbia palesato il proprio pentimento. Il particolare sarebbe stato confermato dai suoi legali. A questo punto arriva qualche cittadino di Gorgo, si ferma, vuole capire, vuole vedere in faccia Lleshi. In tutto una decina di persone, o poco più. «Voglio vederlo in faccia - dice un vicino - perché questa persona non merita di vivere». Le parole sono molto dure, i toni accesi. «Merita la pena capitale, che ce lo lascino qualche minuto. Sapremmo noi come comportarci, questo è sicuro». La gente non si muove dall'ingresso della villa e resta con i cronisti. Nel frattempo il sopralluogo viene effettuato anche all'esterno: il gruppo con al centro Lleshi lascia la dependance e si dirige nel giardino della villa. Lo sguardo fisso davanti a sè, maglietta rossa, sotto di questa una maglia bianca e dei pantaloni verdi. Cammina senza particolari difficoltà, ma è molto pallido, gli occhi vitrei, l'espressione non tradisce particolari emozioni.

C'è chi strappa le foglie della siepe e si mette a urlare: «Vergognati, assassino». Le forze dell'ordine bloccano la gente, che tuttavia insiste. Il sopralluogo poi prosegue all'interno della dependance. Verso le 16.30 via Sant'Antonino viene chiusa per qualche minuto al traffico: Lleshi viene fatto rimontare sul cellulare e viene portato un centinaio di metri più distante. Il sopralluogo infatti prosegue poco più in là, forse dove è stata posta l'auto guidata dal compagno (Lleshi non sa guidare). La gente, che aumenta leggermente di numero, assiste alla scena e c'è chi inveisce: «Ammazzatelo, deve vergognarsi, assassino» sono solo alcuni degli epiteti che la gente gli rivolge. Lui rimane impassibile all'interno della camionetta, non sembra essere toccato da tutto quello che lo circonda, ha lo sguardo spento. Torna nel parcheggio della dependance e resta per un'altra ora.

Sono le 17.30 in punto quando Lleshi risale sul cellulare definitivamente, per tornare in carcere. Poco dopo, dall'uscita principale escono gli avvocati difensori e infine Fojadelli con Nardone, che non si fermano e proseguono verso Treviso. La gente è quasi tutta andata a casa, la rabbia è ancora ben presente a Gorgo al Monticano, e non potrebbe essere altrimenti. È ancora molta la commozione che ha suscitato l'episodio, c'è molta rabbia tra i cittadini di Gorgo. Qualcuno chiede la pena capitale, la maggior parte si augura che la pena non solo sia adeguata ma anche, forse soprattutto, effettivamente scontata

www.ilgazzettino.it

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