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Dal 2012 Benetton lascia basket e volley

Ultimo Aggiornamento: 11/06/2011 15:42
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17/02/2011 12:10
 
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«Non si tratta di denaro»: tutte le ragioni dei Benetton

Ecco le motivazioni della scelta di abbandonare lo sport professionistico a partire dal giugno 2012. Un disamoramento cresciuto per la mancanza dei risultati, che non hanno più giustificato gli investimenti

di Enrico Lorenzo Tidona


TREVISO. Meno ribalta sportiva, più impegno per il sociale. E' questa l'equazione che comporterà il riordino degli impegni della famiglia Benetton, decisa a continuare con il mecenatismo sportivo dedicandosi però ai soli giovani.

Con «il messaggio per Treviso» lanciato dal patron delle attività sportive targate Benetton, Gilberto, si è concretizzato un divorzio più volte vociferato, testimoniato dalla sua ormai costante mancanza alle partite dell'amata squadra di basket. Un disinnamoramento cresciuto sulla mancanza dei risultati, che non hanno più giustificato gli investimenti e acuito il convincimento che a Treviso, dove si è ormai vinto tutto, la passione sportiva si è irrimediabilmente spenta.
«Non si tratta tanto di soldi, purtroppo è la funzione sociale del progetto che è venuta meno con l'andare degli anni» ha spiegato infatti Gilberto Benetton, ex giocatore di basket in gioventù, diventato il regista che ha portato la famiglia alla conquista della finanza italiana.
Non sono quindi i soldi che mancano, ma le motivazioni, le stesse che proprio 30 anni fa hanno dato vita al modello sportivo Benetton.

LO STOP. «Quando abbiamo cominciato negli anni Ottanta, Treviso era una città in cerca di rivalsa. I nostri concittadini non avevano mai vinto nulla e avevano bisogno di emergere e partecipare alla nostra impresa. Con il basket facevamo 5.900 paganti contro i duemila circa di adesso.
Quel risultato lo abbiamo quindi ottenuto, e il discorso sociale, per com'era stato pensato in origine, ha cominciato a non compensare più. Dispiace per i tifosi, ma la decisione è irrevocabile. Tolto il rugby, che mantiene radici e una cultura dello sport che piacciono al gruppo, gli altri sport non destano più lo stesso interesse, soprattutto tra i giovani. Anche quelli della nostra famiglia non seguono le squadre, segno di una passione che ormai non c'è più.


I COSTI. «Oggigiorno i costi che si sopportano non hanno più senso, anche dal punto di vista del ritorno commerciale».
Per i Benetton mantenere ai primi posti le società sportive aveva un costo totale di 19,5 milioni di euro nei campionati 2009-2010: 5,5 per il rugby (Celtic League esclusa), 9,4 milioni per il basket e 4,6 per il volley, con entrate praticamente di pari livello, sostenute da 7,5 milioni di euro di sponsorizzazioni.
«Al di là degli ingaggi record fatti ai tempi di Rusconi abbiamo sempre gestito le società con budget equilibrati, perdendo poi il vantaggio competitivo che avevamo in passato, quando eravamo tra i primi a scoprire grandi talenti. Oggi tutti hanno un manager già a 14 anni - racconta Benetton -. Negli ultimi anni abbiamo poi ridotto la spesa ottenendo sempre qualcosa. Ma a mancare sono stati un poco alla volta i risultati e quindi la soddisfazione, anche se non usciamo dal mondo dello sport». Tolto il rugby, quindi, rimarrebbero fermi in cassa circa 14 milioni, potenziali risorse da distribuire a pioggia alle oltre 20 iniziative ancora in piedi.

L'APPELLO. Tra le speranze riposte c'è quella di un cavaliere bianco, che si prenda in carico le squadre a costo zero, rilanciando Treviso sui campi italiani.
«Cercheremo di trovare qualcuno a cui passare il testimone - ha detto Benetton - ci sono tante imprese giovani alle quali si potrebbe passare il testimone. Penso a aziende del territorio, che hanno fatturati tra i 40 e 60 milioni di euro magari, in cerca di emergere come abbiamo fatto noi a nostro tempo. Certo ci vogliono soldi, ma non è detto che ci subentra debba per forza partire dalla A 1. Si può pensare anche a più imprenditori. Certo è che non usciamo e non siamo aperti a nessuna compartecipazione».

GLI ESUBERI. Sono circa una trentina le persone che da anni prestano la propria opera per permettere ai due team di giocare in Italia e in giro per il mondo, inseguendo quanti più trofei era possibile conquistare.
Per loro ci sarà con buona probabilità una ricollocazione all'interno del gruppo Benetton, anche se non si escludono eventuali esuberi e incentivi per chi volesse passare ad altra occupazione».
17 febbraio 2011
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