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Il mostro

Ultimo Aggiornamento: 05/11/2011 18:20
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04/11/2011 20:27
 
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Stupro in stazione/ La gioia e il pianto
della vittima: «Ora spero che paghi»


Avvertita dell'arresto per telefono: «Sono contenta, adesso
vorrei solo che subisse le conseguenze di ciò che ha fatto»

di Paolo Calia

TREVISO - «Lo hanno preso! Lo hanno preso a Parigi!». Dall'altra parte della cornetta le parole si fondono in un urlo che è una miscela di lacrime, liberazione, gioia, dolore, entusiasmo e tristezza. Un vortice di emozioni che nessuno, da fuori, può capire fino in fondo. A esultare è la ragazza vittima del mostro che sprigiona tutta la rabbia immagazzinata in dieci giorni di incubo. È il Gazzettino a dare alla famiglia la notizia dell'arresto di Julio Cesar Zoluaga Aguirre, il bruto di via Dandolo, l'aguzzino che lunedì scorso ha mandato in frantumi la vita e la tranquillità di una studentessa universitaria di 21 anni.

Al telefono risponde il fratello della giovane che, in un primo momento, rimane incredulo: «Lo hanno preso? Veramente?». La voce si allontana, si sente che dice a una persona accanto con una punta di eccitazione: «È stato arrestato a Parigi!». Frase mezza nascosta dall'urlo improvviso, spontaneo, naturale. «Ha sentito? - riprende poi il ragazzo - era mia sorella. Ci lasci qualche minuto per metabolizzare questa novità».

Seguono momenti frenetici. Dopo aver appreso la notizia da noi, la famiglia ha subito chiamato il capo della squadra mobile Roberto Della Rocca per una conferma ufficiale, puntualmente arrivata. Poi è stato il turno del questore Carmine Damiano, che ha voluto parlare con la ragazza e con la famiglia. L'incubo è finito in quei minuti. «Finalmente lo hanno preso - ha detto la giovane - sono molto contenta, felice. Ora spero che paghi per quello che ha fatto».

Appena la notizia si è diffusa tutti i cellulari e i telefoni di casa hanno cominciato a squillare: amici e parenti hanno fatto a gara per felicitarsi, per regalare una parola di comprensione, un gesto di affetto. E ancora una volta la cappa protettiva che ha tenuto al riparo la giovane in questi lunghi giorni, formata da genitori, familiari e amici, si è chiusa in una legittima difesa: come il dolore, anche una gioia così particolare è un sentimento da vivere in privato.

«Sono contento - dice il fratello - le forze dell'ordine si sono comportate egregiamente. La famiglia non è stata mai toccata dalle sterili polemiche di questi giorni. Gli agenti sono stati eccezionali nonostante la drammaticità dell'accaduto. Lo hanno preso e non penso sia stato facile. Le modalità della fuga facevano intuire che non si trattava di un criminale incallito, esperto, ma di un pazzo. Sono anche rimasto sorpreso dalle notizie che lo davano in Spagna e poi in Francia. Forse ha avuto delle conoscenze, ho temuto che potesse farla franca magari imbarcandosi come clandestino in un cargo e raggiungere così la Colombia. E invece è stato preso: un lavoro grandioso da parte di chi ha condotto le indagini».

Ora il desiderio che emerge prepotente è quello di avere giustizia: «Certamente è finito un incubo, questa persona avrebbe potuto fare ancora del male. Non voglio usare toni giustizialisti, li lascerei proprio perdere. Spero invece che nella fase processuale prenda la pena che deve prendere e che paghi per i reati commessi. Tutto questo è uno stimolo per mia sorella a ricominciare la vita di tutti i giorni: le brillavano gli occhi per la contentezza».
Venerdì 04 Novembre 2011 - 14:18 Ultimo aggiornamento: 17:34
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