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Macalli: "Altre società spariranno. Senza investire su vivai, stadi e tifosi sarà la fine"
27.05.2013 13:00 di Alessio LAMANNA
Ripescaggi e distribuzione dei fondi. Due temi che diventeranno sempre più attuali col passare delle settimane in Lega Pro, e dai quali il presidente Mario Macalli non è potuto e voluto scappare nell'intervista rilasciata ai colleghi della Gazzetta di Mantova. Nella quale il quadro disegnato non è stato di certo roseo.
Su cosa sia prioritariamente da incentivare, Macalli non ha dubbi: "Da parte nostra c’è la volontà di premiare i vivai. Se dalla FIGC arriveranno fondi, li devolveremo interamente ai club con vivai che hanno tante squadre, istruttori preparati, impianti, ecc. Il regolamento esiste già". Discorso simile per i proventi che arriveranno dalle televisioni: "La legge Melandri ci obbliga a darli per il 40% a pioggia. Ma noi vorremmo darne almeno la metà a chi punta sui giovani. Non ci sarà il minutaggio per chi ne fa giocare tre, ma stiamo pensando di premiare chi gioca con una squadra di età media bassa. Si potrebbero ad esempio dare i fondi soltanto a chi manda in campo 11 giocatori che abbiano un’età media non superiore ai 23 anni. Ne discuteremo comunque nel Consiglio di Lega di martedì".
Dunque, nonostante le riforme stiano drasticamente modificando la natura della Lega Pro, non cambia il suo obiettivo principale: "Valorizzare i giovani è l’unica via per sopravvivere, ma i club fanno fatica a capirlo. Negli ultimi due anni abbiamo distribuito 100 milioni di euro alle società, che li hanno “bruciati” per pagare calciatori di 40 anni. Mi viene il magone a pensarci, mentre bisognerebbe investire nei vivai e negli stadi. qui c’è in gioco la sopravvivenza. Nella terza serie inglese tutte le squadre hanno stadi di proprietà da minimo 7mila posti e sempre esauriti. Ho parlato proprio giorni fa con un club spagnolo di terza divisione: il Comune ha contribuito a realizzare uno stadio da 10 milioni di euro e 35mila posti, loro hanno 7.500 abbonati. Qui abbiamo squadre con 200 spettatori allo stadio, nessun calciatore del territorio e proprietari che spendono milioni di euro non si sa a quale scopo. Quando finiranno i soldi dei diritti tv, noi andremo con il c... per terra: è questa la verità". La soluzione di Macalli non è una sola: "Dare spazio ai giovani, investire sui vivai, realizzare stadi che vivano 7 giorni su 7 e producano reddito. Riavvicinare i tifosi alla squadra della loro città. Finora abbiamo perso tante occasioni, ma se non si prende questa strada sarà la fine".
Capitolo fallimenti. Sul quale Macalli non crea illusioni e guarda in faccia la realtà: "Da quello che sento in giro penso che altre società spariranno. La crisi economica non risparmia nessuno e per gli imprenditori che fanno calcio - anche quelli seri - diventa sempre più difficile ottenere dalle banche delle fideiussioni per iscrivere le loro squadre. È un problema molto serio. Ripescaggi? Bisognerà vedere se riusciremo a farli. L’anno scorso c’erano 4 posti in C1 e soltanto l’Entella ha messo sul tavolo i soldi per essere ripescata. Vedremo se stavolta sarà diverso".