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da www.ilgazzettino.it

Il basket sopravvive a Benetton

Due aziende internazionali, due venete, nuovi colori sociali: ultimi ritocchi per scrivere il futuro

Paolo Calia
Martedì 31 Gennaio 2012,
Due imprenditori veneti, una grossa azienda internazionale e un altro marchio europeo ma con proprietà italiana: questa la probabile compagine societaria che salverà la Pallacanestro Treviso. È bene abituarsi, un po’ alla volta, a non chiamarla più Benetton: i colori biancoverdi, il basket dell'epoca d'oro, sono destinati a sparire. Se tutti i tasselli pazientemente posizionati di Enzo Lefebre, general manager dei biancoverdi, andranno al loro posto, in Ghirada cambierà tutto.
«Sì -conferma- Cambieremo nome, colori sociali, ogni cosa. Rimarranno solo le strutture: la sede, le palestre e il Palaverde. Qualcuno continua a pensare che alla fine Benetton non se andrà. Un ragionamento molto pericoloso: la decisione è presa e rientra in una strategia aziendale. Non ci saranno ripensamenti». Il nome Benetton rimarrà solo per il settore giovanile, serbatoio per la futura prima squadra trevigiana.
Rispetto ai mesi estivi la fiammella della speranza brilla più intensa, ma non è stato semplice cercare investitori: «In Veneto ho sentito praticamente tutti. Alla fine ci siamo rivolti all'estero -dice- mica potevamo chiedere ai grossi imprenditori di Milano, Roma o Bologna di investire nel basket di Treviso. Ho ricevuto tanti no, uno dei più dolorosi è stato quello di Veneto Banca». Dopo tante porte sbattute in faccia, la svolta: «Abbiamo individuato quattro soci disposti a investire. Le cose però sono ancora in movimento. L'assenso definitivo non dipende più da noi, ma dall'evolversi di alcune situazioni».
In poche parole: Lefebre ha in mano il sì di due imprenditori veneti a cui si deve aggiungere il sostanziale accordo con una società europea ma con proprietà italiana. C'è ancora incertezza sul quarto nome individuato: un grosso marchio straniero che, prima di esporsi, vuole perfezionare un grosso appalto in Veneto. E in Ghirada sono tutti con il fiato sospeso.
«Pensavo di poter chiudere entro gennaio -ricostruisce il general manager- invece bisogna attendere almeno fino al 20 febbraio. A marzo dovremo comunque avere la situazione, se non già definita, almeno in via di definizione. Solo così potremo cominciare a programmare. Se si andrà oltre diventa tutto più difficile». L'architettura della società sarà complessa. A questa quaterna di soci forti -che esprimerà il nuovo presidente, il nome della squadra, i colori sociali- si aggiungerà uno «Star Club» formato da un'altra decina di aziende disposte a versare dai 30 ai 70mila euro a testa. Alla fine il budget dovrebbe pareggiare quello di quest'anno: dai 5 ai 6 milioni di euro come partenza per una programmazione almeno triennale.
«I possibili soci non vogliono fare brutte figure -avvisa Lefebre- quindi, se tutto andrà per il meglio, dovremo comunque costruire una squadra in grado di puntare ai playoff e a giocare in Europa. Sono ottimista, ma ormai non dipende più da noi».