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«Strappammo il pareggio
Lì iniziò il nostro sogno»
L’allenatore mito del Treviso racconta quel giorno del 1995
TREVISO — C’era lui nel 1995 a guidare quel Treviso che da lì a pochi anni sarebbe arrivato all’Olimpo della serie A. E quel derby lo ricorda bene, nonostante ne abbia visti di calci al pallone. Mister Bepi Pillon è stato l’ultimo allenatore del Treviso a sedere sulla panchina biancoceleste contro il Giorgione. E come in un incredibile viaggio nel tempo, alla vigilia della sfida del Tenni, la mente torna a quel magico pomeriggio. Mister, era l’ottobre del ’95, il derby finì 1-1...
«Era il campionato di C2, io allenavo il Treviso e per noi era l’inizio di una lunga cavalcata che poi si concretizzò nelle tre promozioni consecutive. Fu una partita sofferta, me lo ricordo molto bene: andammo in svantaggio, ma riuscimmo poi a pareggiare nei minuti finali. Un pareggio che ci fu utile. Ricordo che c’era parecchia gente allo stadio e alla fine ci fu grande euforia per quel pareggio».
Da trevigiano e da allenatore del Treviso, cosa si prova a vivere l’emozione del derby con il Giorgione? «Da trevigiano penso che questo derby stia molto più a cuore al Giorgione. Allora come adesso. Già nel 1995 la C2 per noi non era proprio il massimo, mentre per loro era già un grande traguardo».
Da quel derby si può dire nacque il sogno del grande Treviso. La storia può ripetersi? «Penso di no e mi dispiace per il Treviso. Molti hanno smesso di sognare, si respira una brutta aria dopo il fallimento e la fine di un’era che aveva fatto passare al Tenni i più grandi club di serie A e B. Sono riusciti a salvare la situazione, ma non mi pare ci sia lo stesso entusiasmo di quando arrivai io, sotto la nuova gestione di Caberlotto. Lì lo stadio si riempiva, la squadra e il pubblico avevano creato un feeling incredibile». Da ex allenatore del Treviso, cosa si aspetta per il futuro di questa società?
«Deve essere un anno di transizione, e di ricostruzione. Bisogna riorganizzarsi anche per le prossime stagioni. Ci vuole del tempo, avere delle buone basi, così come accadde in passato: allora riuscimmo a ricostruire il Treviso con un lavoro costante e di qualità nel tempo. Loro sono partiti in ritardo e quindi è normale che ci siano delle difficoltà. Da trevigiano non posso però che augurare tutto il bene possibile al Treviso».
M.V.
21 novembre 2009
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