L'agonia del vecchio Treviso fbc

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ZakkTV
00venerdì 28 maggio 2010 11:38
Ho visto il servizio di Rete Veneta ieri sera, si sottolineava il fatto che il geometra non s'era presentato.
zonastadio
00venerdì 28 maggio 2010 12:33
sempre nellìarticolo della tribuna dicevano che riusciranno a recuperare 12 milioni, che per una fallimento di una società sportiva non è male
lucky.80
00venerdì 28 maggio 2010 14:51
Si 12 milioni di calci in culo riusciremo a recuperare... ....

i banditi, quelli bravi, entrano rubano e non lasciano traccia...e qui non ha lasciato mezzo euro..tutto calcolato dal giugno 2008...
enricotv
00lunedì 7 giugno 2010 15:59
corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2010/4-giugno-2010/usura-processo-dura-dieci-anni-giudice-prescrive-17031388559...

Giustizia e lungaggini
Usura, il processo dura dieci anni

E il giudice decide di prescrivere
L’avvocato Capraro si dice «soddisfatto a metà». Ora valuta la possibilità di fare appello


TREVISO — Una storia senza fine. Iniziata, penalmente, alla fine degli anni Novanta e terminata ieri con una prescrizione. Un procedimento penale intricato, durato una decina d’anni e allungato da rinvii, stop legali e colpi di scena. L’ultimo quello che ha portato in aula l’ex patron del Treviso Calcio Ettore Setten. La storia è quella di Ercole Carniel, 51enne di San Polo di Piave accusato di usura dalla coneglianese Enrica Zuddas. La vicenda inizia nel triennio 1996-1999, quando nacque una relazione economica tra Zuddas e Carniel. La prima, antiquaria, aveva bisogno di soldi. Il secondo aveva liquidità e glieli prestava. A tassi elevatissimi, almeno secondo l’accusa, che iniziò le indagini undici anni fa. Il coinvolgimento di Setten è nato perché in una delle udienze la Zuddas, che ora ha chiuso il negozio di antiquariato, incalzata dal giudice, aveva detto da dove, secondo lei, provenivano i soldi che Carniel le dava. In quell’occasione, fece il nome di Setten e di altri industriali. Di qui, la chiamata a testimoniare, nel semplice ruolo di teste, non accusato di nulla, di Setten. «Il denaro non era suo», si leggeva nei verbali di quelle udienze. «Proveniva dai fratelli Setten, che erano alcuni dei finanziatori ».

Per questo motivo l’avvocato di Carniel, Fabio Capraro, aveva chiesto e ottenuto dal tribunale che Ettore Setten venisse sentito nell’udienza del 15 aprile scorso. Setten aveva risposto per le rime, annunciando denunce. «Io usuraio? Questi sono solo dei ciarlatani ». Una deposizione lampo, la sua: poi basta, nessun’altra domanda né da dalla parte offesa né dall’accusa. Ieri l’ultimo atto che lascia però l’amaro in bocca. Perchè la vicenda rimane senza epilogo. Nessun colpevole, ma di fatto nessun innocente. Per il giudice infatti i tempi della prescrizione, accorciati ulteriormente dagli interventi del legislatore negli anni del processo, sono trascorsi. Nessun reato quindi da valutare e nessun imputato da giudicare. Ercole Carniel è assolto ma non nel merito. «Una mezza soddisfazione - commenta il difensore Capraro - noi riteniamo che il nostro assistito dovesse venire assolto con formula piena, per questo valuteremo se presentare appello». Restano gli interrogativi sui tempi e le lungaggini della giustizia e sui motivi che portano un tribunale a dover pronunciare un verdetto su un presunto reato consumatosi oltre dieci anni prima. Un nodo quantomai attuale che per essere sciolto avrebbe bisogno di interventi seri, lontani da luoghi comuni sterili e riduttivi. E soprattutto inutili a far ripartire la macchina della giustizia.

S.Ma.
04 giugno 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA
enricotv
00sabato 5 novembre 2011 19:19
lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=467965&IDCat...

Fallimento Taranto-calcio
chieste otto condanne
per Pieroni e soci


TARANTO - Sette condanne sono state chieste dal pubblico ministero Ida Perrone nei confronti degli imputati nel processo per il fallimento del Taranto calcio. La pubblica accusa ha chiesto 4 anni di reclusione per l’ex patron Ermanno Pieroni e l’ex legale rappresentante del sodalizio rossoblù Vincenzo Stanzione, accusati di bancarotta. Tre anni sono stati sollecitati invece nei confronti dell’ex presidente Massimo Giove, dell’ex direttore sportivo Luca Evangelisti e dell’ex direttore generale Franco Telegrafo, due anni nei riguardi dell’ex presidente del Treviso Calcio Ettore Setten, dell’ex direttore sportivo Carlo Osti e dell’ex direttore generale Giovanni Gardini. Oltre alla bancarotta, contestata a Pieroni e Stanzione, nei confronti degli imputati c’è un variegato campionario di accuse: otto calciatori truffati, contributi federali ottenuti in maniera indebita, iscrizione ai campionati per tre stagioni su presupposti illegittimi, contratti simulati di vendita di giocatori, mancato versamento di contributi obbligatori all’Enpals.

Pieroni e soci rispondono, innanzitutto, di falso in scrittura privata e truffa in quanto avrebbero convinto, tacendo le reali intenzioni di non onorare l’impegno, i calciatori Luigi Panarelli, Gianluca Triuzzi, Giorgio Del Signore, Giuseppe Di Meo, Paolo Cozzi, Rosario Bennardo, Nicola Di Bitonto e Federico Bettoni a rilasciare le quietanze liberatorie per la cifra complessiva di 656.130, 53 euro, necessarie per l’iscrizione del Taranto al campionato di calcio di serie C2 per la stagione 2004/2005 con «il rilascio di assegni non onorati per mancanza di fondi e/o per sottoscrizione apocrifa».

Ma gli ex dirigenti del Taranto, l’ex presidente e l’ex direttore generale del Treviso sono accusati anche di truffa aggravata per il conseguimento di erogazione pubbliche in relazione alla cessione dal Taranto alla società veneta di Rosario Galeoto, che alla Lega risultava a titolo gratuito ma che in realtà sarebbe costata al Treviso la somma di 100.000 euro, pagata in nero e finita, secondo gli inquirenti, nelle tasche di Pieroni, che risponde pure di appropriazione indebita. Il Taranto (per oltre 307 mila euro) e il Treviso (importo non quantificato) avrebbero così ottenuto contributi federali provenienti anche da fondi del Coni.

Ieri sono iniziate le discussioni del collegio difensivo del quale fanno parte, tra gli altri, gli avvocati Antonio Raffo, Gianluca Mongelli, Salvatore Maggio e Alfredo Lovelli mentre gli avvocati Raffaele Errico e Lello Lisco Semeraro si sono costituiti parte civile per conto della curatela fallimentare, chiedendo un risarcimento danni di 100 mila euro.

La sentenza è prevista per venerdì prossimo, 11 novembre.

M.Maz.
MoniGo
00sabato 5 novembre 2011 20:22
Galeoto si chiamava Rosario???
enricotv
00sabato 5 novembre 2011 21:41
No, Francesco..
MoniGo
00domenica 6 novembre 2011 14:53
ah ecco :D
vecio56
00sabato 28 aprile 2012 09:01
tribunatreviso.gelocal.it/cronaca/2012/04/27/news/fallimento-treviso-il-curatore-fa-causa-alla-lega-calcio-1...

Il curatore fallimentare del Treviso di Setten fa “causa” alla Lega Calcio: deve sborsare circa 800 mila euro da utilizzare per rimborsare i creditori del crac della società di via Foscolo. Si tratta di un vero tesoretto: soldi che la Lega ha accantonato per una vecchia vicenda, quella del premio-promozione non pagato da Setten quando il Treviso si conquistò la serie A nel 2005. Quei soldi, secondo il curatore fallimentare Gianbattista Rossetti, sono del Treviso Calcio e ora servono per ripianare parte del “buco” milionario: per questo sta per partire un’ingiunzione di pagamento alla Lega Calcio.

Una vicenda complessa, come lo è il lavoro di ricostruzione dei crediti vantati da ex giocatori, dipendenti e fornitori del Treviso F.B.C. 1993 di Setten. Ieri si è tenuta un’udienza della causa civile a carico dell’imprenditore del mobile ed ex presidente del Treviso dei miracoli (promozioni in campo, voragini sui bilanci). Il buco complessivo ammonta a circa 25 milioni di euro: l’udienza di ieri è servita per aggiornare la situazione alla luce del recente fallimento di una delle aziende del gruppo Setten, la Bloch di Porcia (Pordenone). Le aziende del gruppo sono sotto la lente perché legate a doppio filo con i conti del Treviso: in ballo ci sono circa quattro milioni di euro per contratti di sponsorizzazione delle stesse aziende con la società sportiva. In sostanza, il Setten imprenditore sponsorizzava il Setten del Tenni, un intreccio economico che il curatore sta cercando di dipanare. E ora spunta pure il tesoretto nelle casse della Lega: lo stesso curatore ha pronta un’ingiunzione di pagamento, che partirà in questi giorni. I calciatori del Treviso avevano fatto causa alla società perché non aveva pagato il premio pattuito per la promozione in serie A conquistata al termine della stagione 2004/2005: il Treviso fu eliminato ai playoff, poi promosso d’ufficio. Essendo una promozione non conquistata sul campo, Setten non pagò. I calciatori fecero causa (ancora pendente anche se il giudice del lavoro ha dato ragione ai giocatori). E il fondo garanzia della Lega Calcio, una sorta di cassa di riserva dei calciatori professionisti, secondo il curatore ora deve scucire quei soldi del premio promozione.



TV DOSSON
00sabato 28 aprile 2012 14:34
In Galera!
Mat-tv
00giovedì 24 maggio 2012 18:28
Fallimento del Treviso calcio, l'ex patron Ettore Setten patteggia per bancarotta
TREVISO - Ettore Setten, ex presidente del "Treviso fbc 1993", società dichiarata fallita tre anni fa, ha patteggiato oggi 20 mesi di reclusione, con la sospensione della pena, per i reati di bancarotta fraudolenta e falso in bilancio.


Secondo le indagini, Setten avrebbe sottratto al patrimonio societario una somma di vari milioni di euro ed avrebbe evitato di pagare crediti nei confronti di fornitori e stipendi ai giocatori. Il debito complessivo accumulato negli anni sarebbe vicino ai 20 milioni di euro. Fra i creditori anche il Comune di Treviso, al quale non era stato pagato l'affitto dello stadio, pari a circa 200mila euro.

www.ilgazzettino.it
bj72
00giovedì 24 maggio 2012 20:31
Se la legge ti permette di fare questo,sai quanti sprovveduti in futuro investiranno nel calcio??
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