Un panettone amaro per Pillon: «Ora basta»
Il mister condanna la difesa: «Se resto qualcuno farà le valigie»
Scene già viste: smarrimento, delusione, confusione, rabbia, veleni. Gli occhi di Bepi Pillon si perdono non si sa dove, mentre la notte scende adagio sul "Manuzzi" in un silenzio che è difficile rendere con le parole. Le quali parole stavolta pesano. Ma, al cospetto d'un risultato così pesante e così umiliante (4-1), Pillon non se la sente di ammorbidire i toni. E dunque arriva in sala stampa con la scarpa piene di macigni più che sassolini. Determinatissimo a liberarsene.
Il tecnico di Mogliano parte da Ciampi: «Non sono tipo da cercare facili attenuanti. Però, in questa circostanza, l'arbitro ci ha danneggiati. Notevolmente. Ci ha negato un rigore: Barreto messo a terra da Lauro, fallo molto evidente, quando eravamo sul 2-1. Del tutto inutili le nostre proteste. Come parole al vento. Se l'arbitro avesse concesso la massima punizione, come l'aveva concessa al Cesena nella porima parte, avremmo potuto mettere in equilibrio la gara per la seconda volta. Purtroppo, al Traviso i rigori non li danno mai. Mai e poi mai. Ne ho contati cinque, nelle ultime partite. Niente da fare. Evidentemente gli dei del calcio non sono dalla nostra parte».
E poi Pillon, ancora senza giri di parole, mette sotto accusa la sua difesa: «Se abbiamo preso 31 gol vuol dire che vi sono alcuni problemi da risolvere. E sono anche chiaramente visibili. Per esempio, sul rigore trasformato da Moscardelli e sul gol di Vignati siamo stati disattenti, se non ingenui. Gli altri due? Ormai la gara era senza un copione fisso. Adesso il campionato riposa. Abbiamo dieci giorni di esami e attente riflessioni. Se io resto al timone della squadra, nelle retrovie qualcuno dovrà fare le valigie. Mi sono spiegato? Valigie. Non è una questione tecnica, bensì caratteriale, con qualcuno là dietro. Sono nel calcio da ormai troppo tempo. E sono in grado di capire le situazioni. Ebbene, nel Treviso è giunto il momento di dare una decisa scossa. Se io mi sento in discussione? Naturalmente sì. È dall'inizio del campionato che lo sono. Del resto mi ritengo il primo responsabile della squadra. E non infallibile. Però ho sempre compiuto il mio lavoro con il massimo impegno. Voglio dire che la mia coscienza non ha nulla da rimproverarsi».
In ogni caso, il Treviso di Cesena è come una imbarcazione di Conrad: naufraga nei tifoni e non arriva in porto. A questo di naufragio, Pillon argomenta: «È vero: siamo andati a picco. Eppure nella prima parte abbiamo galeggiato bene esprimendo un gioco accettabile sotto tutti i punti i profili. Non abbiamo creato grandi occasioni, ma al tempo stesso non abbiamo neppure troppo sofferto in difesa. I guai, se mai, sono venuti quando abbiamo abbassato la guardia. Non tanto come atteggiamento tattico. Quanto, piuttosto, come atteggiamento mentale. D'altra parte il momentaneo pareggio di Pià è arrivato nel nostro migliore momento. Cioè, quando il Cesena era in difficoltà al cospetto della nostra manova ficcante e rapida. Dopo di che tutto è andato storto. Soprattutto quando la squadra, espulso di Baccin, è rimasta in inferiorità e gli equilibri sono saltati».
Nesuno si presenta in sala stampa: i giocatori trevigiani, sguardo basso e pensieroso, guadagnano frettolosamente il pullman. Daniele Quadrini attraversa il piazzale addentando una piada al prosciutto. Si ferma. Anche lui non è tenero con l'arbitro: «Io ero vicino e ho visto bene. Quando Barretto è stato atterrato da Lauro, Ciampi ha tolto il fischietto dalla bocca. Abbiamo protestato, ma non c'è stato nulla da fare. Il punteggio? Troppo umiliante. Non meritavamo di prendere quattro gol. Nel primo tempo abbiamo giocato alla pari. Anzi, con la velocità e la rapidità di Baretto e Pià, con le geometrie a centrocampo e con il possesso della palla abbiamo messo il Casena in difficoltà. Forse uno di peso come Beghetto ci avrebbe fatto comodo per finalizzare alcune trame offensive. Ma l'espulsione di Baccin ha dato la svolta alla gara, per noi estremamente negativa. Demoralizzati e nervosi, abbiamo subito gol che in altre cituazioni non avremmo subito. La classifica? Meno male che i risultati delle altre pericolanti, tranne il Cesena, non sono stati esaltanti. Comunque la nostra classifica è molto brutta. Bisogna reagire, cambiare registro, cambiare atteggiamento, correre ai ripari. Una cosa è certa: non siamo una squadra da terzultimo posto».
Silvano Stella
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