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Dolomiti Bellunesi

Ultimo Aggiornamento: 12/04/2024 22:02
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04/10/2010 15:07
 
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Tutti sbagliano
tranne Llullaku
e il Belluno perde


Lunedì 4 Ottobre 2010,
Il Tamai comincia e finisce meglio. E vince. Il Belluno deve prendersela soprattutto con se stesso. Perché va bene fare bella figura con le squadre di prima fascia, però è con le avversarie dirette che bisogna tirare fuori di più. Ieri invece i ragazzi di Tormen hanno letto male la sfida, e negli episodi favorevoli - le occasionissime di Mele e Dalla Gasperina - non hanno neanche centrato la porta. Una sconfitta dalla quale imparare.
Fin dai primi momenti, il Tamai sembra più a suo agio nella metà campo avversaria che nella fase difensiva. Capitan Nonis fa capire l’antifona con due conclusioni nei 90 secondi iniziali. E Llullaku giostra su tutto il fronte d’attacco. Ci vogliono 10 minuti per vedere il Belluno rendersi pericoloso, ma Battaglia è lento nella finalizzazione a centro area. I gialloblù insistono con due azioni simili, il taglio da sinistra verso il centro. Al 13’ ci prova Mosca, ma la conclusione gli capita sul destro. Più nitida (e molto bella nello sviluppo) l’occasione successiva (17’): Radrezza vince l’uno-contro-uno sulla trequarti e pesca Mele che salta un avversario e si trova a calciare un rigore in movimento. La «trasformazione» però è sciagurata e la sfera vola oltre la traversa. Seguono 20’ di puro confronto a metà campo, le due rivali si annullano (emozioni comprese). Ma al 37’ e al 38’ Spetic decide che la noia è finita. Il primo destro, da venti metri, è teso e rimbalza proprio davanti a Miniati, Alan è bravissimo a deviare, anche se per la terna arbitrale il portiere non ha toccato la palla. Il secondo tentativo del numero 11 ospite, all’interno dell’area, è più ravvicinato ma anche più innocuo. 40’, punizione da sinistra di Mele, Battaglia quasi segna, aiutandosi troppo però con l’irruenza: giusto il fallo fischiato al centravanti di casa.
La pausa non sembra chiarire le idee alle squadre e anche la ripresa è confusa. Il pubblico si spazientisce e comincia a criticare ogni fischiata arbitrale. Al 10’ però si torna al calcio vero, e a una parata molto difficile di Miniati, abilissimo a respingere di piede un destro di Re, a sua volta da applausi per la conclusione al volo. Il Belluno è in un vicolo cieco, la manovra non ingrana e allora Tormen prova a cambiare marcia nell’ultima mezz’ora. Escono Rosso e Radrezza (evidentemente deluso ma capace di controllare la rabbia all’uscita), entrano Merotto e Pontin. Proprio Giacomo va subito vicino al gol, con un destro dal limite bello ma troppo centrale. Il Tamai reagisce e attorno al 20’ resta un paio di minuti nei pressi dell’area di casa, fino a un tiro telefonato di Nonis. Sul ribaltamento di fronte, il Belluno guadagna una punizione dalla destra e nell’azione confusa in area Tamai che segue, Simone Brustolon viene trattenuto e cade. L’arbitro invita il capitano a rialzarsi, Simone scuote la testa senza lamentarsi troppo. Dalla tribuna, il rigore ci stava. Il Belluno comunque prova ad alzare il ritmo e a mettere pressione ai friulani. 33’, angolo e incornata in anticipo, sul primo palo, di Pontin. Fuori, ma pericoloso. Come il diagonale di Godino dal limite, 2’ dopo.
Il finale è di marca Tamai. 38’: sinistro a fil di palo di Cima. 40’: la difesa si dimentica di Spetic, la proiezione in area si conclude con un destro respinto da Miniati, il tap-in di testa di Llullaku è puntuale, anche se il portiere viene ostacolato da un avversario forse in fuorigioco. 42’: ancora Cima, Miniati controlla in due tempi.
La partita potrebbe essere salvata al terzo e ultimo minuto di recupero, quando Dalla Gasperina ha davanti a sé solo il pallone e il portiere. Il diagonale è troppo esterno, un po’ storto. Come la domenica del Belluno. (M.F.)

PARLA TORMEN

«Quest’arbitro
non farà strada»


Lunedì 4 Ottobre 2010,
Meno chili, meno centimetri. Uguale zero punti. Si sconfina quasi nell’algebra per spiegare il secondo scivolone casalingo di fila del Belluno di Toni Tormen: «Siamo andati sotto a livello fisico - commenta proprio il tecnico gialloblù - e questa differenza a livello di peso e di altezza si è fatta sentire soprattutto sulle palle inattive».
Il risultato è giusto o vi penalizza eccessivamente?
«Ho visto una gara equilibratissima, giocata sul filo del rasoio e in cui le due squadre si sono sostanzialmente equivalse. Anzi, le occasioni più nitide le abbiamo avute proprio noi. Per andare in vantaggio e per pareggiare».
Cos’è mancato al Belluno?
«Un po’ di attenzione. Mi secca aver preso il gol proprio nel nostro miglior momento. Il Tamai è molto più esperto. Peccato davvero perché in questa circostanza abbiamo concesso poco. E dopo un primo tempo negativo, siamo migliorati nella ripresa, quando il ritmo si è alzato».
Il gol che ha deciso il match è viziato da un fuorigioco? Come lo ha visto dalla panchina?
«Difficile dirlo. Quel che ho visto di sicuro è stata una gran confusione. Tuttavia, secondo quanto mi hanno riferito i ragazzi in spogliatoio, sembra che un giocatore abbia disturbato Miniati davanti alla porta. Ma non è il caso di attaccarsi a queste sottigliezze».
L’arbitro donna è da promuovere?
«No, mi dispiace ma non mi ha affatto entusiasmato. Anzi. Dubito che farà strada». (M.D.I.)

Cinque
anni fa
l’addio
a «Dalka»


Lunedì 4 Ottobre 2010,
«Il Belluno è finito nella trappola». C’è da scommetterlo, Dalka ci avrebbe riso su. Avrebbe ironizzato sulla sconfitta dei gialloblù contro il Tamai. Lui, amante dello sport - calcio e rugby in primis - ma anche orgoglioso delle sue radici, avrebbe ricordato a tutti che «nel nostro dialetto, Tamai significa trappola per topi». E il Belluno è rimasto incastrato. Impossibile non ricordare Gianfranco Dal Canale a 5 anni (e una settimana) dalla scomparsa. Era il 27 settembre 2005 quando un male incurabile ha privato il Gazzettino e i suoi lettori di un giornalista dallo stile inconfondibile. Uno stile basato anche sull’ironia e l’umorismo. Ecco perché quest’anno vogliamo ricordarlo così: con una battuta di spirito che avrebbe rischiarato il grigio pomeriggio del Belluno. (M.D.I.)

PARLA TORMEN

«Quest’arbitro
non farà strada»


Lunedì 4 Ottobre 2010,
Meno chili, meno centimetri. Uguale zero punti. Si sconfina quasi nell’algebra per spiegare il secondo scivolone casalingo di fila del Belluno di Toni Tormen: «Siamo andati sotto a livello fisico - commenta proprio il tecnico gialloblù - e questa differenza a livello di peso e di altezza si è fatta sentire soprattutto sulle palle inattive».
Il risultato è giusto o vi penalizza eccessivamente?
«Ho visto una gara equilibratissima, giocata sul filo del rasoio e in cui le due squadre si sono sostanzialmente equivalse. Anzi, le occasioni più nitide le abbiamo avute proprio noi. Per andare in vantaggio e per pareggiare».
Cos’è mancato al Belluno?
«Un po’ di attenzione. Mi secca aver preso il gol proprio nel nostro miglior momento. Il Tamai è molto più esperto. Peccato davvero perché in questa circostanza abbiamo concesso poco. E dopo un primo tempo negativo, siamo migliorati nella ripresa, quando il ritmo si è alzato».
Il gol che ha deciso il match è viziato da un fuorigioco? Come lo ha visto dalla panchina?
«Difficile dirlo. Quel che ho visto di sicuro è stata una gran confusione. Tuttavia, secondo quanto mi hanno riferito i ragazzi in spogliatoio, sembra che un giocatore abbia disturbato Miniati davanti alla porta. Ma non è il caso di attaccarsi a queste sottigliezze».
L’arbitro donna è da promuovere?
«No, mi dispiace ma non mi ha affatto entusiasmato. Anzi. Dubito che farà strada». (M.D.I.)

Lunedì 4 Ottobre 2010,
L’uno in porta, l’altro in fascia. Ruoli diversi, rendimento uguale: se la prova del Belluno avesse rispecchiato gli standard di Alan Miniati e Stefano Mosca, il Tamai sarebbe uscito dal polisportivo avendo nel sacco non i 3 punti, ma le pive.
PORTA CHIUSA - Anche ieri, come la domenica precedente, Miniati è il migliore in campo. Non un bel segno quando è il portiere a primeggiare sul resto della squadra: «Sì, non è un segnale positivo - commenta proprio il numero 1, e non solo sulla maglia - nel secondo tempo ci siamo fatti schiacciare troppo nella nostra metà campo, mentre nel primo la squadra era più equilibrata. Questa sconfitta non mi va proprio giù». Mastica amaro, Alan. Anche alla luce delle numerose parate che hanno evitato guai peggiori. Da rimarcare soprattutto l’intervento di piede su una bomba a colpo sicuro di Re. Da far impallidire Claudio Garella, estremo difensore attivo negli anni ’80 e passato alla storia per essere il maestro delle parate di piede: «Abbiamo sofferto la loro fisicità e, in più, siamo stati poco lucidi. C’è da migliorare in difesa? Non solo, in ogni reparto». Miniati offre anche la sua analisi sul gol partita: «Non so se su qual pallone ci sarei arrivato, ma so che c’era un attaccante avversario sulla linea di porta. Sì, il fuorigioco ci poteva stare».
BENTORNATO SPARTAK MOSCA - Come Spartaco, gladiatore romano, Mosca dà tutto sul campo - non di battaglia, ma di gioco - e dimentica i recenti malanni fisici: «Sto bene, finalmente non sento più dolore». L’agordino riparte, il Belluno no: «Non meritavamo di perdere, il pareggio era il risultato più giusto. Ma il Tamai è un’ottima squadra, ci ha messi in difficoltà puntando continuamente sui lanci lunghi a cercare una sponda. Noi? Poco concreti, paghiamo sempre molto caramente le rare disattenzioni che ci concediamo nell’arco del match. Tuttavia, anche stavolta ce la siamo giocata alla pari e senza paura». L’attenzione è già rivolta alla difficile trasferta di Chioggia: «Ora è importante muovere la classifica».

«Sarebbe stato più giusto il pari»

Importante ma sfortunato rientro per Stefano Mosca: «Siamo stati poco concreti»

Lunedì 4 Ottobre 2010,
L’uno in porta, l’altro in fascia. Ruoli diversi, rendimento uguale: se la prova del Belluno avesse rispecchiato gli standard di Alan Miniati e Stefano Mosca, il Tamai sarebbe uscito dal polisportivo avendo nel sacco non i 3 punti, ma le pive.
PORTA CHIUSA - Anche ieri, come la domenica precedente, Miniati è il migliore in campo. Non un bel segno quando è il portiere a primeggiare sul resto della squadra: «Sì, non è un segnale positivo - commenta proprio il numero 1, e non solo sulla maglia - nel secondo tempo ci siamo fatti schiacciare troppo nella nostra metà campo, mentre nel primo la squadra era più equilibrata. Questa sconfitta non mi va proprio giù». Mastica amaro, Alan. Anche alla luce delle numerose parate che hanno evitato guai peggiori. Da rimarcare soprattutto l’intervento di piede su una bomba a colpo sicuro di Re. Da far impallidire Claudio Garella, estremo difensore attivo negli anni ’80 e passato alla storia per essere il maestro delle parate di piede: «Abbiamo sofferto la loro fisicità e, in più, siamo stati poco lucidi. C’è da migliorare in difesa? Non solo, in ogni reparto». Miniati offre anche la sua analisi sul gol partita: «Non so se su qual pallone ci sarei arrivato, ma so che c’era un attaccante avversario sulla linea di porta. Sì, il fuorigioco ci poteva stare».
BENTORNATO SPARTAK MOSCA - Come Spartaco, gladiatore romano, Mosca dà tutto sul campo - non di battaglia, ma di gioco - e dimentica i recenti malanni fisici: «Sto bene, finalmente non sento più dolore». L’agordino riparte, il Belluno no: «Non meritavamo di perdere, il pareggio era il risultato più giusto. Ma il Tamai è un’ottima squadra, ci ha messi in difficoltà puntando continuamente sui lanci lunghi a cercare una sponda. Noi? Poco concreti, paghiamo sempre molto caramente le rare disattenzioni che ci concediamo nell’arco del match. Tuttavia, anche stavolta ce la siamo giocata alla pari e senza paura». L’attenzione è già rivolta alla difficile trasferta di Chioggia: «Ora è importante muovere la classifica».

Veronica
Vettorel
adeguata
a questo livello


Lunedì 4 Ottobre 2010,
Professione arbitro. Sesso femminile. Per una volta i due aspetti non cozzano affatto. Ieri, al polisportivo, è stata proprio una donna a dirigere l’incontro valevole per la 5. giornata di serie D. Nessun pregiudizio, nessun ragionamento a sfondo maschilista. Ma la rarità del caso ha fatto sì che fischi e cartellini sventolati da Veronica Vettorel di Latina fossero accolti con un occhio di riguardo. A dispetto del cognome, l’arbitro è laziale doc. Solo che nella regione della capitale - in particolare nella provincia di Latina - la comunità veneta è molto ampia e non sorprende che uno degli avi della direttrice di gara fosse partito proprio da queste zone. Più probabilmente, dal Feltrino.
Come ha arbitrato Veronica Vettorel? Come un uomo. Forse meglio. I movimenti sul campo erano impeccabili, così come la condizione atletica. Non era una gara complicata da dirigere. Tutt’altro. In ogni caso, la Vettorel è sembrata all’altezza. Rimangono giusto un paio di dubbi. Ma per risolverli sarebbe necessario ricorrere alla tecnologia. Donna pure quella. (M.D.I.)
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